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Versione delle 18:26, 4 set 2020

forse anche à il pubblico qualche opera, e molte ne restano manoscritte. Fra queste contasi una traduzione del Rimedio d'Amore d’Ovidio in versi illirici, e varie egloghe.

L’Isola di Lesina, quantunque sassosa e sterile nella più alta parte, à però de’ tratti di buone terre, atte non solo a portar alberi fruttiferi ma biade eziandio. Quindi n’avviene ch’ella è la meglio abitata dell’altre del Mare Illirico, e che alcuni de’ suoi villaggi meritino il nome di grossi borghi, e superino nel numero degli abitanti molte picciole Città. Fra questi si vuoi dare indubitabilmente il primo luogo a quello che sorse dalle rovine dell’antica Faria, e però chiamasi Città-vecchia. Egli è posto al mare su d’un bello e comodo porto, appiè d’una campagna amenissima, in questo solo luogo il mare visibilmente cede alla prolungazione del terreno: e la ragione manifesta n’è il declivio della campagna superiore, che si stende in costa del monte dolcemente ascendendo, ed è fiancheggiata verso l’estremità più alta da terreni molto elevati. Le acque che ne discendono, torbide dopo le pioggie, depongono sulla spiaggia le terre ond’erano saturate, e la fanno così a poco a poco crescere. Mi parve di riconoscere, anche dalle poche rovine antiche rimaste sopra terra, che Faria fosse quasi due miglia più addentro di quello è attualmente Città-vecchia; e i dettagli avuti dagli abitanti mi confermarono in questa opinione. Due soli pezzi antichi io ò veduto in questo luogo, il più pregevole de’ quali è un bassorilievo sufficientemente ben conservato, in marmo greco, che rappresenta una barca a vela, col timone alla destra della poppa e il piloto che lo governa; l’altro è pur un bassorilievo sepolcrale di cattivo scalpello. Mi fu d’uopo andar a cercare il primo sino alla sommità del campanile,