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Il Donati nel suo Saggio d’istoria naturale dell’Adriatico scrive d’aver pescato ne’ contorni di Lissa una spezie di serpentino, ma non rende conto se potess’essere qualche pezzo errante, o se fosse veramente di cava locale. In quella parte d’Isola ch’io ò veduto, non trovasi indizio veruno di eruzioni vulcaniche, da cui si possa trar probabilità che nelle vicinanze di essa trovinsi serpentini, o altri marmi prodotti dal fuoco. Vari rottami di lava trovammo sparsi sul porto di Lissa, e, venuti di fresco dal Vesuvio, ci lusingavamo di poter iscoprire su di quest’Isola qualche vulcano spento. Gli abitanti ci dissero che, in un luogo chiamato Porto Manica, il mare non cacciava su altro che pietre nere; noi v’andammo, attraversando l’Isola a cavallo, e trovammo falsissimo quanto c’era stato raccontato. Conchiusimo che le pietre vulcaniche da noi vedute a Lissa non erano indigene; si volle poi farci credere che uno scoglietto poco lontano dal Porto Manica fosse tutto impastato di pietra nera, simile ai pezzi erranti che avevamo veduto: ma non si trovò barca che vi ci tragittasse, e quindi restammo colla sola probabilità che il racconto fosse una seconda bugia. Di marmi nobili, o di pietre fine non vidimo alcun indizio nella traversata che fecimo: ma vi dovrebbono essere delle breccie compatte nell’interno de’ monti, come all’esterno se ne trovano di madrose ed ignobili. Il terreno vi è roccioso e tenace come le crete saturate d’ocra di ferro; ne’ luoghi elevati è arenoso e ghiaiuoloso.

Il prodotto più celebre di quest’Isola ne’ tempi antichi fu il vino. Ateneo ne fa onorata menzione sulla fede d’Agatarchide, che diede il primato sopra tutti i vini a quello di Lissa. «In Lissa Isola dell’Adriatico, dice Agatarchide che nasce un vino,