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della rivoluzione di roma 503

sura un colpo di bastone. Sotto vi era scritto: «Badate al fiasco1

Quanto alla stampa di genere serio basterebbe rammentare quell’articolo veementissimo che sotto il titolo «Ingannare e corrompere,» compilò lo Sterbini, e che inserì nel Contemporaneo 2 Si disse che quell’articolo avesse aguzzato il pugnale che doveva uccidere il Rossi. Altro ne pubblicò il giorno 15, che non la cedeva in veemenza al primo.3

L’Epoca ancora ne pubblicò uno il giorno 11 non meno violento,4 col quale il Rossi veniva qualificato da retrogrado che nulla fece, e nulla accennava voler fare. Un ministro creato per paralizzare il movimento italiano, per contraporre un argine lentamente alla possanza nazionale, per ridurre il governo alle tristissime condizioni nelle quali involse per quindici anni la Francia la corte immorale e corruttrice di Luigi Filippo. E con altro articolo del 125 difendeva il Don Pirlone, e sosteneva che se il ministero ha trionfato nel fatto, non è però in sua mano di uccidere la forza del diritto; i suoi sforzi saranno impotenti, quanto ingiuriosi alla libertà.

Ma intanto, come ci narra il Farini, lo Sterbini e il Canino reduci dal congresso di Torino, eransi trattenuti in Firenze in un segreto conciliabolo, ove si volle da alcuni, che fossero adottate terribili determinazioni. Il Farini così prudentemente si esprime: «Convennero a Firenze, reduci da Torino, il Canino e lo Sterbini (cioè quei due semplici pastorelli da noi menzionati qualche pagina indietro), e furono co’ democratici del governo, de’ circoli e della piazza. Quel che si dicessero, quel che si facessero a Firenze, io non so; e siccome io non af-

  1. Vedi il Don Pirlone, n. 41.
  2. Vedi l’articolo dello Sterbini nel Contemporaneo del 12 novembre. — Vedilo pure nel nostro Sommario, n. 40.
  3. Vedi il Contemporaneo del 15 novembre.
  4. Vedi l’Epoca, n. 196.
  5. 5 Vedi l’Epoca, n. 197.