Pagina:Il Baretti - Anno III, n. 1, Torino, 1926.djvu/2: differenze tra le versioni

Nessun oggetto della modifica
ibsen
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 71: Riga 71:
Nel dramma di ''Catilina'' il protagonista si accontenta ancora di programmi, esulta di romantiche fiducie; Ibsen crede al suo Catilina, soffre di doverlo riconoscere invalido al compito che gli ha assegnato. È il momento della candida fede: Ibsen ha regalato ai suoi personaggi le sue preoccupazioni ed è trepido e curioso degli effetti che ne verranno. Nella rancura inacidita di Furia c’è già la donna ibseniana, perversa e misteriosa ma Aurelia, spirito del bene, le si contrappone troppo ingenuamente. Il poeta ha dato a queste aspirazione gonfie o imprigionate, un tragico scenario di fantasia storica: e la sua retorica è stata davvero provvidenziale nell’attenuare il verismo del suo Catilina troppo nordico e della sua Roma troppo borghese. Però i viaggi storici di Ibsen giovane furono tutti infelici e inconcludenti. Anche nella ''Signora Inger'', egli finì per mettere nomi medioevali a procedimenti di intrigo polizieschi.
Nel dramma di ''Catilina'' il protagonista si accontenta ancora di programmi, esulta di romantiche fiducie; Ibsen crede al suo Catilina, soffre di doverlo riconoscere invalido al compito che gli ha assegnato. È il momento della candida fede: Ibsen ha regalato ai suoi personaggi le sue preoccupazioni ed è trepido e curioso degli effetti che ne verranno. Nella rancura inacidita di Furia c’è già la donna ibseniana, perversa e misteriosa ma Aurelia, spirito del bene, le si contrappone troppo ingenuamente. Il poeta ha dato a queste aspirazione gonfie o imprigionate, un tragico scenario di fantasia storica: e la sua retorica è stata davvero provvidenziale nell’attenuare il verismo del suo Catilina troppo nordico e della sua Roma troppo borghese. Però i viaggi storici di Ibsen giovane furono tutti infelici e inconcludenti. Anche nella ''Signora Inger'', egli finì per mettere nomi medioevali a procedimenti di intrigo polizieschi.


Il giovane ribelle soffocava tra le chiuso pareti domestiche e tra le mura della città filistea: eppure la storia sua e della sua gente 10 allcttava jier epica seduzione II Festino a Solhaug e i Vikingi in Helgoland, infatti, sono le prime opere del suo più puro istinto.
Il giovane ribelle soffocava tra le chiuso pareti domestiche e tra le mura della città filistea: eppure la storia sua e della sua gente 10 allettava per epica seduzione. Il ''Festino a Solhaug'' e i ''Vikingi in Helgoland'', infatti, sono le prime opere del suo più puro istinto. Qui la verità etica riposa nei toni ben appropriati di Sigurd e di Hjordis, è già sua maturata esperienza e tornerà nel Borkmann.


Il rigorismo morale dello scrittore, che in Brand rivelerà ancora tanta chiusa e sofferente aridezza, qui s’accorda col mito quasi cordialmente.
Qui la verità etica rijiosa nei toni ben appropriati di Sigurd e di Hjordis, è già sua maturata esperienza e tornerà nel Borkmann.


Ma prima che diventi legge del quotidiano, anima di un mondo spontaneo e proprio, non più preso a prestito, occorre clic la tragedia di Ibsen, incompreso e protestante, eroe sacrificato, si prolunghi di altri trent’nuni, e il suo stile acquisti più profonde confidenze con le magie delle anime che si confessano.
Il rigorismo inorale dello scrittore, che in Brand rivelerà ancora tanta chiusa e sofferente aridezza, qui s’accorda col mito quasi cordialmente.


Poverissimo di intuizioni originali è il pensiero e la cultura è quella comune dei tempi. Difficilmente egli si interessa alle idee che non siano diventate tragedia di un uomo. Eppure il suo stile chiede quasi peculiarmente la forma dell’aforisma: ogni sua osservazione vorrebbe il rilievo deciso della massima; diresti che il suo sconsolato pessimismo riesca almeno ad armare i suoi fantasmi di una certezza apodittica. Così accade che anche nelle opere giovanili noi troviamo continue costellazioni di sorprendenti affermazioni, e si respiri l’atmosfera della scoperta, proprio quando credevamo di essere soffocati dall’incertezza e dalla banalità. Nelle opere della maturità ibseniana invece c’è una lucidità fantastica, quasi di sonnambulo che può dire parole fatali con indifferente serenità e risolve i tormenti personali impassibilmente come se si trattasse di problemi metafisici.
Ma prima che diventi legge del quotidiano, anima di un mondo spontaneo e proprio, non più preso a prestito, occorre clic la tragedia di Ibrcn, incompreso e protestante, -CToe sacrificato, si prolunghi di altri trcnt’nuni, e il suo stile acquisti più profonde confidenze con le magie delle anime che si confessano.


Come questa chiarificazione sia lenta e faticosa potete vedere attraverso la ''Commedia dell’amore''. Questa vorrebbe essere satira ed è il grido più disperato di Ibsen contro il soffocamento delle abitudini e la grettezza filistea. Uno sforzo di elevazione in cui già la catastrofe nasce ''ibsenianamente'' per il fatto stesso che è presente una idealità. La meschinità angusta in cui si è costretti a vivere è descritta con penetrazione dolorosa; ma vorrebbe darsi ragione anche di ciò odia sicché nello studio d’ambiente c’è qualche simpatia almeno per il fatto che se ne constata l’ineluttabilità. Eppure il primo grido di libertà è già un suicidio. La logica dell’ideale negli eroi ibseniani non si può accordare con la realtà. Decisamente i colloqui di Falk e di Swanild annunciano l’Ibsen dei capolavori, sebbene nella loro comunicazione di suicidi si introduca l’angustia di un rimpianto. La seduzione primaverile di quest’opera rimane il più candido sorriso della natura aperta e inebriante in un mondo che rapidamente fu domato dalla sovrana aridità di un imperativo categorico. E ancora l’autore non riesce a vincere l’intima retorica di esuberanza a cui i suoi eroi si abbandonano nell’atto comunicano col mondo. L’impassibilità di Hedda Gabler non fu una facile conquista. La retorica, la sopravalutazione di se stessi rimane il peccato originale di tutti gli eroi ibseniani. Essi devono poi scontare in silenzio. Peraltro nella ''Commedia dell’amore'' viene accettato il compromesso. La ribellione di Falk è oratoria come la sua rinuncia, la sua azione è più di scatti nervosi che di eroismi. Swanild è un’apparizione precoce, un sogno d’innamorato. Così il drammaturgo si fermava per stanchezza all’idillio.
Poverissimo di intuizioni originali è il pensiero e la cultura è quella comune elei tempi.


Bisogna lasciare che la satira del mondo borghese si raffini e che lo sdegno si faccia sereno; che attraverso ''La lega della gioventù'', ''I sostegni della società'' e il ''Nemico del popolo'', Brand provi tutte le delusioni ed esperimenti l’impossibilità di lottare. Ibsen si separerà dal mondo definitivamente quando constaterà tutto il ridicolo che c’è nell’entusiasmo di Stockman. Allora il suo dramma troverà architetture fantastiche sovranamente primitive e classiche, e cercherà francamente la purezza e la semplicità greca.
Difficilmente egli si interessa alle idee che non siano diventate tragedia di un uomo. Eppure 11 suo stile chiede quasi peculiarmente la forma dell’aforisma: ogni sua osservazione vorrebbe il rilievo deciso della massima’, diresti che il suo sconsolato pessimismo riesca almeno ad armare i suoi fantasmi di una certezza apodittica. Così accade che anche nelle opere giovanili noi troviamo continue costellazioni di sorprendenti affermazioni, e si respiri l’atmosfera della scoperta, proprio quando credevamo di essere soffocati dall’incertezza e dalla banalità. Nelle opere della maturità ibscninnn invece c’è una lucid’tà fantastica, quasi di sonnambulo che può dire parole fatali con indifferente serenità e risolve i tormenti personali impassibilmente come se si trattasse di problemi metafisici.


Abolisce il mondo estraneo, i personaggi inutili: la vita di ognuno è nella sua storia, nel suo istinto. Gli eroi sono eccezionali soltanto nella loro concentrazione, non nelle azioni. La grandezza degli avvenimenti è commisurata alla logica interiore. In ''Rosmersholm'' rimane solo più l’eco della politica. A Solness, per il suo ideale basta una torre. Nel ''Piccolo Eyolf'' il tragico quotidiano è ancora più chiuso e non chiede nulla al mondo esterno. Qui i fatti che verranno, i fatti esterni, sono anticipati nel presentimento e nella confidenza. Perciò il dramma è tutto nei colloqui di Allmers e di Rita. Ibsen ha trovato nuove forme di tortura ragionata e non si serve più della catastrofe, nè delle ribellioni. La poesia dell’ineluttabilità non ha più bisogno di antecedenti, si svolge tutta sulla scena e nella crisi di poche ore si riassume il destino della umanità.
Come questa chiarificazione sia lenta e faticosa potete vedere attraverso la Commedia dell’amore. Questa vorrebbe essere satira cd è il grido più disperato di Ibscn contro il soffocamento delle abitudini e la grettezza filistea.


Se non ci fosse quest’atmosfera tragica e cosmica non potremmo spiegarci la prolungata ed esasperata discussione di Rebecca e di Rosmer. ''Rosmersholm'', uno dei drammi più ricchi di difetti della maturità ibseniana, ha la sua invincibile seduzione in questo, che noi vediamo tutto il processo per cui una semplice donnetta si angelica e si transumana. Noioso si annuncia l’intrigo e il tormento di Rebecca che vuol diventare moglie di Rosmer; senonchè appena ella può essere contenta, eccola per incanto assurta alla dignità dell’eroe isbeniano, cui ogni appagamento è negato: essa deve morire. Fato grigio di pioggia greve e di cavalli bianchi.
Uno sforzo di elevazione in cui già la catastrofe nasce ibsemarntmeute per il fatto stesso che è presente una idealità. La meschinità angusta in cui si è costretti a vivere è descritta co» penetrazione dolorosa; ma vorrebbe darsi ragione anche di ciò che odia sicché nello studio d’ambiente c’è qualche simpatia almeno per il fatto che so ne constata l’inchittnbiTtà. Eppure il primo grido di libertà è già un suicidio. La logica dell’iilenJc negli croi ibscuinni non si nuò accordale con la realtà. Decisamente; colloqui di Fnlk e di Swanild annunciano l’Ib’on dei cn polnvori, sebbene nella loro comunicazione di suicidi si introduca l’angustia di un rimpianto.


La linea del dramma classico è trovata in ''Hedda Gabler'', il dramma dell’istinto di Ibsen, squallore oggettivo, suicidio idillico. Tutto ciò che era patologico ed eccezionale, qui è diventato poesia. Il poeta rinuncia ai fatti personali, evita rigorosamente le confessioni. E infatti nella realizzazione fantastica si sentono i limiti di questo disperato studio oggettivo che talvolta è persino crudo. In compenso l’artista rivela la sua più acuta ironia, nel dialogo tagliente, analitico, inesorabile che dà un rilievo a tutte le sottigliezze e a tutte le interruzioni.
La seduzione primaverile d: quest’opera rimane il più candido sorriso della natura aperta e inebriante in un mondo che rapidamente fu domato dalla sovrana aridità di un imperativo categorico. E ancora l’autore non riesce a vincere l’intima retorica di esuberanza a cui i suoi eroi si abbandonano nell’atto che comunicano col mondo. L’impassibilità di Hedda Gabkt non fu una facile conquista. I«a retorica, la sopravnlutazionc di se stessi rimane il peccato originale di tutti gli croi ibseniani.


Se confrontate l’ispirata freddezza di Hedda con le calde esortazioni di Furia, con i programmi selvaggi di Hjordis, e anche con la melodica ingenuità ingiustamente famosa di Nora (''Casa di bambole'' non è un ''intern''o poetico), voi sentite quali tormenti abbia dovuto soffrire Ibsen per mettere in bocca ai suoi protagonisti un linguaggio proprio.
Essi devono jx>i scontare in silenzio. Peraltro nella Commedia delVamore viene accettato il compromesso. La ribellione di Folk è oratoria come la sua rinuncia, la sua azione è più di scatti nervosi clic di- eroismi. Swanild è un’apparizione precoce, uri sogno d’innamorato.

Così il drammaturgo si fermava per stanchezza all’idillio.

Bisogna lasciare che la satira del mondo borghese si raffini e che lo sdegno si faccia sereno; clic attraverso La lega della gioventù.

I sostegni della società e il Nemico del popolo, Brand provi tutte le delusioni cd esperimenti l’imporsibilità di lottare. Ibscn si separerà dal mondo definitivamente quando constaterà tutto il ridicolo che c’è ncll’entiisiasmo di Stockman.

Allora il suo dramma troverà architetture fantastiche sovranamente primitive e classiche, e cercherà francamente la purezza e la semplicità greca.

Abolisce:.l mondo estraneo, i personaggi inutili: la vita di ognuno è nella sua storia, nel suo istinto. Gli croi sono eccezionali soltanto nella loro concentrazione, non nelle a•/ioni.

La -grandezza degli avvenimenti è commisurata alla logica intcriore. In Rosmcrsholm rimane solo più l’eco della j>olitica. A Solncss, per il suo ideale basta mia torre. Nel Piccolo liyolf il tragico quotidiano è ancora più chiuso e non chiede nulla al mondo esterno.

Qui i fatti che verranno, i fatti esterni, conq anticipati nel presentimento e nella confidenza.

Perciò il dramma è tutto nei colloqui di Allmers e di Rita. Ibscn ha trovato nuove forme di tortura ragionata e non si serve più della catastrofe, nè delle ribellioni. l*a poesia deirincluttabimà non ha più bisogno di antecedenti, si svolge tutta sulla scena e nella crisi.di ]>oche ore si riassume il destino della umanità.

Se non ci fosse quest’atmosfera tragica e cosmica non potremmo spiegarci la prolungata cd csasi>eratfl discussione di Rebecca e di Rosmcr. Rosmersholm, uno dei drammi più ricchi di difetti della maturità ibseniana, ha la sua invincibile seduzione in questo, che noi vediamo tutto il processo per cui una semplice donnetta si angelica e si transumana.

Noioso si annuncia l’intrigo e il tormento di Rebecca che vuol diventare moglie di Rosmer; senonchè appena ella può essere contenta, eccola per incanto assurta alla dignità dell’eroe isbeniano, cui ogni appagamento è negato: essa deve morire. Fato grigio di pioggia greve e di cavalli bianchi.

la linea del dramma classico è trovata in Hedda Gabler, il dramma dell’istinto di Ibscn, squallore oggettivo, suicidio idillico. Tutto ciò che era patologico cd eccezionale, qui è diventato poesia. Il poeta rinuncia ni fatti personali, evita rigorosamente confessioni. E infatti nella realizzazione fantastica si sentono i limiti di questo disperato studio oggettivo che talvolta è persino crudo. In compenso l’artista rivela la sua più acuta ironia, nel dialogo tagliente, analitico, inesorabile clic dà un rilievo a tutte le sottigliezze e a tutte le interruzioni.

Se confrontate l’ispirata freddezza di Hedda con le calde esorta-//oni di Furia, con i programmi selvaggi di Hjordis, e anche con la melodica ingenuità ingiustamente famosa di Nora (Casa di bambole non è un interno jkjctico), voi sentite quali tormenti abbia dovuto soffrire Ibscn per mettere in lrocca ai suoi protagonisti un linguaggio ptoprio.


E i segreti della grammatica e dello stile ibseniano nascondono veramente la condanna e la liberazione di un uomo mosso per rinnovare il mondo che ha trovato Dio nella solitudine del suo pessimismo e nella rinuncia a tutte le speranze.
E i segreti della grammatica e dello stile ibseniano nascondono veramente la condanna e la liberazione di un uomo mosso per rinnovare il mondo che ha trovato Dio nella solitudine del suo pessimismo e nella rinuncia a tutte le speranze.


{{a destra|{{sc|Baretti.}}}}<section begin="s3" />
Baretti.
<section begin="s3" />


Le Edizioni del BARETTI TORINO E’ uscito:
Le Edizioni del BARETTI TORINO E’ uscito: