Discorso sopra la calamita/Discorso sopra la calamita: differenze tra le versioni

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| Iniziale del titolo = D
| Nome della pagina principale = Discorso sopra la calamita
| Eventuale titolo della sezione o del capitolo = Discorso inedito sopra la calamita
| Anno di pubblicazione =
| Eventuale secondo anno di pubblicazione =
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Imperocchè, essendo parte principale dell'Universo deve avere in se medesimo un principio di mantenersi in tale costituzione; e tali parti dovendo con qualche movimento del tutto conservarsi indirizzate ''verso'' le medesime parti dell'Universo, è necessario che siano opposte l'una all'altra nel detto Globo. Una di esse sarà chiamata da noi Settentrionale, e l'altra, a questa contrapposta, sarà detta Meridionale. |
 
{{centrato|Diffinizione terza. [car. 193 ''verso''.]}}
 
Chiamisi questo Globo Terrestre la Gran Calamita.
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Avvertasi che io non intendo coll'imporre questo nome di Calamita al Globo Terrestre, di dargli ancora la virtù, o proprietà della Calamita; è ben vero che quando noi ritrovassimo che quelle condizioni che competono alla Pietra da noi comunemente detta Calamita, convengono altresì a tutto il Globo Terrestre, si potrebbe con gran ragione conietturare che queste due cose fossero ancora similissime di natura. Ma per ora (se ben non siamo in obbligo di render ragione nessuna dell'imposizion del nome, la quale è in beneplacito e arbitrio nostro) basti dire, che avendo tutto il Globo terrestre, e anco ciascheduna sua parte le condizioni principali similissime a quello che noi dimostreremo del nostro Globo, con [car. 194 ''recto''.] qualche ragione saranno con simili vocaboli da noi denominate.
 
{{centrato|Proposizione terza.}}
 
Se sarà preso un pezzo di calamita, e sospeso in aria, ovvero collocato nell'acqua, o altro fluido in modo che possa liberamente volgersi per ogni ''verso'', non si fermerà mai sinchè con le sue parti, cioè settentrionale e meridionale, non si sia accomodato ''verso'' le parti sue corrispondenti della gran calamita. Imperocchè facendo altrimenti quella parte di calamita non concorrerebbe ordinatamente alla costruzione della grande, contro a quello che si è supposto.
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{{centrato|[fig. VI.]}}
 
Sia il corpo ''ABCD'' tale quale abbiamo detto, e ci sia immerso dentro un globo di calamita ''SM''. Dico che il corpo ''ABCD'' acquisterà la virtù calamitica e la conserverà mentre gli sarà presente la calamita ''&c''. Imperocchè essendo la parte S della calamita settentrionale, è necessario che tutti i corpuscoli sparsi nel corpo ''ABCD'' dalla banda ''B'' si unischino con le loro bande meridionali alla settentrionale della calamita, cominciando da' prossimi e contigui alla calamita, ed in conseguenza restano le settentrionali loro ''verso'' le parti esterne, alle quali parti settentrionali si uniscono le meridionali de' corpuscoli susseguenti e così di mano in mano, e nel medesimo modo si ordinano i corpuscoli di calamita sparsi nel corpo tra ''M'' e ''D'', ed in cotal guisa avendo il corpo ''ABCD'' le sue parti principali di settentrione e di mezzogiorno, sarà calamitato. Ma, rimossa che fosse la calamita, quei corpuscoli per la lor propensione, o per qual altra che si sia cagione, ritorneranno a confondersi e disordinarsi, e però la virtù si perderà, che era quello che si doveva dimostrare. Chiamisi questo corpo calamitico in seconda significazione ovvero del second'ordine.
 
[car. 199 ''recto''.]
 
{{centrato|Avvertimento.}}
 
Notisi che risedendo primieramente la virtù dell'unione nella calamita ''SM'' e venendo i corpuscoli a lei prossimi ordinati, sarà necessario che la virtù vada mancando di mano in mano, quanto più si allontaneranno dal globo della calamita, a segno tale che finalmente svanirà totalmente. E però le operazioni calamitiche si faranno più vivide quanto più i corpuscoli saranno vicini alla calamita.
 
{{centrato|Proposizione undecima.}}
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{{centrato|[fig. VII]}}
 
Sia il corpo calamitico in primo significato ''AB'' sospeso come si propone, e gli sia presentata la calamita ''SM'', e poi venga rivoltata nel modo detto, in se medesima. Dico che ancora il corpo calamitico si rivolgerà in sè stesso, e, fatta che sarà un'intera revoluzione della calamita, sarà ancora fatta un'intera revoluzione del corpo calamitico. Imperocchè, per quello che si è dimostrato di sopra, essendo la parte ''B'' di virtù meridionale, la parte ''S'' della calamita sarà di virtù settentrionale, ed essendo il mezzo circumfuso alla calamita, corpo calamitico in secondo significato, ne seguirà che le due parti ''verso '' S'' saranno di virtù meridionale, e però mentre la calamita starà ferma, rimarrà ancora fermo il corpo calamitico; ma venendo la calamita rivoltata in sè stessa, è necessario che ancora il corpo calamitico si rivolga, dovendosi sempre far l'unione della banda settentrionale con la banda meridionale, sicchè fatta che sarà la metà della revoluzione della calamita, e trasportata la parte ''S'' in ''M'' ed ''M'' in ''S'', la parte [car. 199 ''verso''] ''B'' sarà in ''A'', e l' ''A'' sarà in ''B'', e così compita che sarà l'intera revoluzione della calamita, sarà ancora compita la revoluzione del corpo calamitico, e negli archi intermedii della revoluzione il corpo calamitico avrà varie e diverse positure ed inclinazioni in rispetto alla calamita; le quali inclinazioni in rispetto alla calamita si vanno mutando secondo il moto della calamita con tal legge e regola che sempre da tutti questi corpi, cioè calamita, calamitico del primo ordine e calamitico di secondo ordine, venga costituito come un corpo solo di calamita.
 
La qual cosa deve essere molto ben considerata ed osservata per le nobili e sottili conseguenze che da essa dependono. Adunque ecc. che era quello che si doveva dimostrare.
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{{centrato|Proposizione duodecima. [car. 200 ''recto'']}}
 
Se sarà collocato sopra la gran calamita un corpo calamitico del primo ordine, e lasciatovelo stare per qualche tempo di tre o quattro e più mesi, finalmente acquisterà la virtù della calamita con le medesime condizioni come se avesse toccata la calamita in modo che quella parte del corpo calamitico, che riguarderà la parte del settentrione, della gran calamita, acquisterà virtù meridionale, e l'altra, l'altra settentrionale. E se dopo, il medesimo corpo calamitico sarà rivoltato di sito, e lasciato stare, perderà la prima virtù, ed acquisterà nuova condizione, mutando la virtù settentrionale in meridionale, e la meridionale in settentrionale. Sia collocato sopra la gran calamita ''SBMR'' [fig. VIII] il corpo calamitico in primo significato ''TA'' con la parte ''A'' rivolta ''verso'' la banda settentrionale della gran calamita. Dico che acquisterà la virtù calamitica con le leggi e condizioni di sopra spiegate nella proposizione, imperocchè essendo l'emisfero ''BSR'' parte settentrionale è necessario per le cose dimostrate che i corpuscoli di calamita sparsi in ''TA'' si rivoltino ''verso'' il globo con le loro bande meridionali, ed in conseguenza le settentrionali saranno rivoltate alla parte opposta. Ma se il medesimo corpo sarà rivoltato in contraria posizione con la parte T ''versoT'' verso il globo, allora i corpuscoli di calamita sparsi per ''AT'' muteranno situazione, e però il corpo AT [car. 200 ''verso''] muterà la virtù, e quella parte, che prima aveva la virtù meridionale, si farà di virtù settentrionale, la qual cosa si doveva dimostrare.
 
{{centrato|Avvertimento.}}
 
Notisi che tutte le cose da noi sin qui dimostrate e considerate si verificano quando s'intenda che la calamita sia nella sua vera, genuina e legittima natura, ma se accaderà che qualche parte di essa fusse depravata e cariosa in modo che le particelle di detta parte non conservassero precisamente la loro legittima ed ordinata disposizione, in tal caso seguirebbe qualche alterazione nelli effetti da noi dimostrati.
 
Ora, per poter più facilmente e speditamente trattare di questa materia, non sarà fuor di proposito se noi intenderemo nella nostra gran Calamita la medesima distinzione di parti, e con i medesimi nomi come fanno i Cosmografi, e Geografi. Però chiameremo le due parti principali Poli, e polo settentrionale si dirà quello che sta perpetuamente rivoltato ''verso'' settentrione, e si chiamerà ancora Polo Artico, e Polo Antartico si dirà quello che gli è opposto. Quel circolo massimo, che avrà le sue parti egualmente distanti dai Poli, si chiamerà equinoziale, e così s'intenderanno descritti e nominati tutti gli altri circoli a questo paralleli.
 
E questo è quanto per ora intendo di rappresentare a V.S. Ill.<sup>ma</sup> in questa materia, con speranza di potere in altro tempo spiegare moltissime altre considerazioni, le quali sin ora non ho abbastanza maturate. Intanto Ella veda con quanto poco o nessun guadagno mi sono avanzato e per la mia debolezza, e per la grandissima difficoltà di questa materia.
 
Voglio però avanti di passar più oltre significarle qualmente [car. 201 ''recto''] facendo reflessione a questo mio discorso, ero precipitato in qualche mestizia; poichè, a dire il vero schiettamente, con questi progressi di sopra spiegati non trovavo d'aver fatto altro, che dopo avermi accomodate alcune cosuccie, e supposizioni per vere, ero poi trapassato avanti, ma mostrando sempre le medesime cose, solamente per modo di dire sotto diversa veduta, le quali poi in realtà sono le medesime che quelle prime debolezze, come facilmente si può comprendere. Ma mi sono poi consolato nella mia miseria, poichè ritrovo di aver compagni, e grandissimi uomini gli {{AutoreCitato|Euclide|Euclidi}}, gli {{AutoreCitato|Archimede|Archimedi}}, i {{AutoreCitato|Claudio Tolomeo|Tolommei}}, gli {{AutoreCitato|Apollonio di Perga|Appollonij}} ed altri e per esemplificare in Euclide chiaramente il tutto: che altro ha fatto questo grand'uomo nella proposizione 47 del primo libro col dimostrarmi che il quadrato del lato opposto all'angolo retto nel triangolo rettangolo, è eguale ai quadrati degli altri lati, se non che mi ha ricordato, che quelle cose che si adattano bene insieme sono eguali fra di loro? Ma rappresentandomi egli questa tenuissima cognizione rivoltata con diversa faccia, mi ha fatto nascere avanti quella poi con ragione stimata tanto maravigliosa della egualità di quei quadrati nel triangolo rettangolo. Ma comunque si sia, ho però conosciuto al vivo che il nostro sapere è molto poco e tenuissimo, e che la vera gloria della scienza è solamente di Dio sapientissimo, il quale veramente pertingit a fine usque ad finem, e la sua somma sapienza in altissimis habitat, et cum illo fuit semper, et erit ante aevum, et effudit illam supra omnia opera sua ipsi Gloria in saecula. Pertanto mi dichiaro che non pretendo di sapere cosa nessuna; e nel particolar nostro [car.201 ''verso''.] non ho fatto altro che dimostrare alcune poche proprietà dell'Universo e del Globo Terrestre e delle sue parti, non già di quelle che sono veramente in rerum natura; ma di quell'Uni''verso''Universo e parti sue da me supposto e diffinito nel principio di questo discorso.
 
È ben vero che quando noi incontrassimo con diligentissime ed accuratissime esperienze che tutto quello che si osserva e si dimostra della nostra supposta gran calamita e delle sue parti, e degli altri corpi calamitici, si verificasse ancora nel Globo Terrestre della Natura e nelle sue parti, avremmo gran probabilità di dire che la nostra Gran Calamita fosse la Terra, e le sue parti fossero parti vere e genuine della Terra naturale; imitando Tolomeo nel principio del suo Almagesto, il quale diffinita e supposta una tal costruzione del corpo dell'Universo e delle sue parti, e dopo avendo con artifizio veramente maraviglioso investigate moltissime cose intorno alle grandezze, lontananze e movimenti loro, ed intorno a quelle apparenze che dovrebbero seguire da tali supposizioni, le quali ritrovò che incontravano molto bene con quelle che erano state e da esso Tolomeo e da altri Filosofi osservate ne' Pianeti ed altri corpi della natura, da questo potè egli ragionevolmente concludere che le sue diffinizioni e supposizioni erano state bene assegnate e supposte. E però noi, per terminare in qualche modo il nostro discorso, anderemo facendo reflessione [car. 202 ''recto''] a quello che si osserva nella natura ed incontrandolo similissimo a quanto con le nostre supposizioni e diffinizioni abbiamo stabilito, concluderemo di avere probabilmente filosofato.
 
Prima dunque dico che quello, che noi abbiamo spiegato della nostra calamita, si verifica ancora tutto nel Globo Terrestre della Natura, e prima è manifesto che il Globo Terrestre della Natura ha due parti principali opposte fra di loro, le quali si mantengono perpetuamente rivoltate verso determinate parti dell'Uni''verso''Universo, cioè una ''verso'' la costellazione dell'orsa minore e l'altra verso le opposte parti del Cielo. Il medesimo deve fare ancora la nostra gran calamita, come si è dimostrato.
 
Secondariamente, noi abbiamo in natura quel corpo e quella pietra, che comunemente vien chiamata calamita, la quale parimente ha in sè le medesime parti, le quali, essendo libera, si rivolta verso determinate parti della terra, conspirando a una ordinata costituzione del Globo Terrestre. E tutte queste condizioni convengono precisamente alla calamita nostra, conforme a quello che si è dimostrato.
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Terzo, le parti di Calamita naturale non si possono mai unire congiungendo le parti settentrionali con le meridionali, nè le meridionali con le meridionali fra di loro, ma sibbene le meridionali con le settentrionali, la qual proprietà è stata dimostrata ancora dalla nostra calamita; e pertanto le nostre diffinizioni e supposizioni convengono con quello che si osserva nella natura. E qui è da [car. 202 ''verso''] notare una cosa che a prima vista pare stravagantissima, ma considerata bene è la medesima che già è stata dichiarata. Se sarà presa una parte di calamita, e pestandola sarà ridotta in arena, quale appunto è la maggior parte di quella arena nera che si usa qui in Roma, ed in molte parti d'Italia per spargere sulle lettere scritte di fresco, e rasciugar l'inchiostro, posta che sia questa polvere sopra la carta, sottoponendo noi un pezzo di calamita, il quale tocchi la carta, o almeno le sia assai vicino, subito quei granellini di arena si ordinano disponendosi a guisa di filamenti, e voltando un Polo della calamita verso la carta si erigono quei filamenti a perpendicolo sopra la carta; ma inclinando noi la calamita, in modo che con le sue parti di mezzo fra la settentrionale e meridionale tocchi la carta, allora quei filamenti aggregati di arena si vanno inclinando, talchè si riducono a star distesi sopra la carta, il che segue quando la parte della calamita che tocca la carta è egualmente distante dall'uno e dall'altro Polo, e continuando a rivoltare la sottoposta calamita, quei filamenti cominciano ad elevarsi più e più; erigendosi finalmente perpendicolari di nuovo sopra la carta, ma però capivoltati in modo che quella parte che prima stava impiantata sulla carta si rivolta all'insù, e l'altra s'impianta sulla carta. Il quale effetto deve ancora seguire puntualmente nella nostra supposta calamita, e nelle sue particelle. Imperocchè questo non dipende da [car. 203 ''recto''] altro, solo perchè toccando la calamita sottoposta alla carta col suo settentrione la carta, è necessario che con la carta sia unita la banda meridionale del primo granellino d'arena, del quale rimarrà rivolto all'insù il settentrione, al quale settentrione si unirà la parte meridionale del secondo granellino, rimanendo pure all'insù la settentrionale, e così di mano in mano, talchè essendo quel filamento un composto di ordinate particelle di calamita, ed avendo in conseguenza le sue parti settentrionale e meridionale, è necessario che col rivolgimento che si fa sotto la carta della calamita, esso ancora si rivolti, cosa che pure vien a confermare le nostre supposizioni.
 
Quarto, con grandissima probabilità crederei che la sostanza del ferro e dell'acciaro, e forse di qualche altro corpo, fosse di quella sorte di corpi che noi abbiamo chiamato corpi calamitici in primo significato, ovvero di primo ordine; e quando ciò fosse vero, dico resolutamente che seguirebbe che essendo per la sostanza del ferro disseminati e sparsi minutissimi corpicelli di calamita, questi col toccamento della calamita, si verrebbero ad ordinare e disporre conforme a quanto si è dichiarato nella quinta proposizione, e però il ferro rimarrebbe calamitato in modo che avrebbe forza ancora di calamitare altri ferri; anzi passando più avanti direi che se per la sostanza del ferro fossero disseminati corpuscoli di calamita, non solo come si è spiegato nella suddetta quinta, ma ve ne fossero moltissimi altri con le condizioni di [car. 203 ''verso''.] quelli che sono diffusi e sparsi per i corpi calamitici in seconda significazione proposti nella decima, avremmo forse pronta la cagione per la quale la calamita armata di ferro eserciti molto maggior forza che disarmata: a segno che io ho visto un pezzo di calamita del peso di sei once solamente, armata di ferro con esquisita diligenza dal sig. {{AutoreCitato|Galileo Galilei|Galileo}}, e donata al Serenissimo Gran Duca Ferdinando, la quale tien sospese quindici Libbre di ferro lavorato in forma di un sepolcro, e la ragione di questo si potrebbe dir che fosse, perchè ordinando la calamita tutti i corpuscoli del ferro, con il quale ell'è armata, cioè di quelli che sono sparsi per il ferro conforme ai corpi calamitici del primo ordine, e conforme a quelli ancora del secondo ordine, tutti cospirassero a quella unione, la quale inoltre tanto più si deve far vigorosa quanto che il polimento esquisito del ferro viene a far contatto maggiore e più esatto, come dimostra il Sig. Galileo, trattando di questo particolare della Calamita.
 
Quinto, è facilissimo render la ragione di tutti gli altri accidenti che si osservano nella calamita della natura, ed osservare che sono similissimi a quelli dimostrati della nostra calamita, come sarebbe quando si fa perdere al ferro la virtù della calamita col toccamento artifizioso della contraria parte a quella che per prima aveva calamitato il ferro; ovvero con muovere destramente il ferro sopra il dorso della calamita in contrario [car. 204 ''recto''.] di quel movimento con il quale l'aveva acquistata assegnando la stessa ragione che è stata assegnata della nostra calamita nelle proposizioni settima, ottava e nona, e in somma tutte quelle proprietà ed accidenti che si osservano e sono stati dimostrati della nostra gran calamita e delle sue parti, e de' corpi calamitici, si verificano ancora nel Globo Terrestre della Natura, e nella Calamita naturale e nei ferri.
 
E per intelligenza di quanto sono per aggiugnere metto in considerazione quello che osserva il mio Maestro Sig. Galileo, che è, che dovendo noi con una determinata forza, sia naturale ovvero violenta, muovere un corpo circolarmente, mentre sarà maggiore la circonferenza del circolo che dovrà fare quel corpo, sarà ancora maggiore il tempo che si consumerà in fare la intera revoluzione: e questa verità si osserva in tutti i corpi penduli da un filo, nei quali quelli che pendono da fili più lunghi spendono più lungo tempo nel fare le loro vibrazioni, e più breve quelli che pendono da fili più corti. Parimente lo stesso si vede in quella macchinetta degli orologi chiamata il tempo, con la quale si tempra il tempo detta sua andata e ritornata, portando quei pesi che se le aggiungono ''verso'' li estremi suoi, più o meno lontani dal centro della loro revoluzione, cioè più lontani [car. 204 ''verso''.] quando vogliamo allungare il tempo della loro conversione, e più vicini al medesimo centro quando lo vogliamo abbreviare. Parimenti si vede lo stesso farsi dalla natura nella gran revoluzione ch'ella fa de' Pianeti, i quali consumano maggior tempo di mano in mano quelli che descrivono circoli maggiori. Dal quale accidente possiamo dire che molto breve tempo consumerebbe un corpo rivolgendosi in sè stesso, quando piccolo fosse quanto un granello di miglio, e finalmente se il corpo fosse minuto nell'altissimo grado di minutezza, al sicuro farebbe la sua revoluzione in un momento, ovvero quasi momentanea, e pertanto essendo i corpuscoli di calamita sparsi nei corpi calamitici di secondo ordine minutissimi, e forse nell'ultimo grado di picciolezza, dovendosi rivolgere in se medesimi, si rivolgerebbero in un momento, ovvero quasi in un momento.
 
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Finalmente per un chiaro riscontro della verità del sopra accennato pensiero, cioè che tutti i corpi circonfusi, adiacenti e congiunti al Globo Terrestre siano corpi calamitici, almeno del secondo ordine, se non del primo, mi pare che serva mirabilmente l'osservazione del medesimo non mai abbastanza lodato Gilberti, il quale osserva che se noi descriveremo intorno a un Globo di Calamita diversi altri Globi concentrici al primo, siano di qualsivoglia materia o rame, o stagno, o legno ecc., le disposizioni de' ferri sopra detti globi circoscritti, vengono regolate ed ordinate non al globo della calamita, ma al Globo circoscritto, come se tutto fosse un globo di calamita. Segno manifesto che i corpuscoli sparsi nella sostanza di quel Globo con la presenza della Calamita si sono ordinati e disposti alla costruzione di un corpo solo calamitico.
 
E questo basti per ora di aver detto. Se con più lungo e maturo studio mi succederà, come spero, investigare altri particolari, o questi stessi dichiararli meglio, di tutti darò parte a V. S. Ill.<sup>ma</sup>. Intanto la prego a scusarmi se in materia tanto alta la mia bassezza è arrivata poco avanti. Sopra il tutto [car. 206 ''verso''] la supplico a non pubblicare a tutti indifferentemente questo mio qualsisia discorso, ed in particolare a quelli che solo si dilettano di contemplare la Natura, e le grandi opere sue sopra i libri, e sopra mazzi di carte, facendone di essi senza discernimento raccolta grande, empiendone con gravissime spese le stanze intere, nè mai si degnano alzare gli occhi alla contemplazione di questo gran libro dell'Uni''verso''Universo, che pure è scritto di mano di Dio: anzi reputano che simile studio sia fatica da uomini vili e meccanici, e non da persone grandi e litterate. Serva solamente a V.S. Ill. per eccitamento di applicare il suo lucidissimo intelletto, a questa tanto nobile contemplazione; ed a me servirà per mia particolare soddisfazione di averla obbedita con l'esercizio della cognizione delle immense opere di Dio, per sollevarmi con l'aiuto suo dalle visibili all'altissima contemplazione delle invisibili ed all'Amore del Divino Maestro e Creatore, Cui Gloria in Saecula.
 
 
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NOTE:
 
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(1) Precise notizie intorno alla nascita del P.{e} Don Benedetto Castelli sono fornite da D. B. Boncompagni nel volume intitolato: "BULLETTINO || DI || BIBLIOGRAFIA E DI STORIA || DELLE SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE, ecc. TOMO XI. || ROMA, ecc. 1878", pag. 587-588.
(2) Esatte notizie intorno alla nascita, alla morte ed agli scritti di Don Ferdinando Cesarini sono fornite da D. B. Boncompagni nel detto volume intitolato "BULLETTINO || DI || BIBLIOGRAFIA, ecc. TOMO XI.", ecc., pag. 588-589.
(3) Questo tomo è così intitolato sul dorso: DISCEPOLI DI GALILEO || TOMO I || CASTELLI BENEDETTO || NOTIZIE E SCRITTI. - Un generale ragguaglio intorno ai Manoscritti Galileiani abbiamo già dato negli: INEDITA GALILAEIANA || FRAMMENTI TRATTI DALLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI FIRENZE || PUBBLICATI ED ILLUSTRATI || DAL PROF. ANTONIO FAVARO, ecc. || (Estr. dal Vol. XXI. delle Memorie dell'Istituto) || VENEZIA || PRESSO LA SEGRETERIA DEL R. ISTITUTO || NEL PALAZZO DUCALE || TIPOGRAFIA DI GIUSEPPE ANTONELLI || 1880, pag. 4-5. - MEMORIE || DEL REALE ISTITUTO VENETO || DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI || VOLUME VENTESIMO PRIMO || VENEZIA, || PRESSO LA SEGRETERIA DEL R. ISTITUTO || NEL PALAZZO DUCALE || 1879, pag. 434-435. - ATTI || DEL REALE || ISTITUTO VENETO ||DI|| SCIENZE, LETTERE ED ARTI || DAL NOVEMBRE 1879 ALL'OTTOBRE 1880 || TOMO SESTO, SERIE QUINTA|| Dispensa Nona. || VENEZIA || PRESSO LA SEGRETERIA DELL'ISTITUTO || NEL PALAZZO DUCALE || TIP. DI G. ANTONELLI, 1879-80, pag. 848-850.
(4) LE OPERE || DI || GALILEO GALILEI || PRIMA EDIZIONE COMPLETA || CONDOTTA SUGLI AUTENTICI MANOSCRITTI PALATINI || E DEDICATA || A S. A. I. E. R. LEOPOLDO II. || GRANDUCA DI TOSCANA || TOMO IX. || FIRENZE || SOCIETÀ EDITRICE FIORENTINA || 1852, pag. 103, lin. 6-7.
(5) LE OPERE || DI || GALILEO GALILEI || PRIMA EDIZIONE COMPLETA, ecc. TOMO X. || FIRENZE|| SOCIETÀ EDITRICE FIORENTINA || 1853, pag. 407, lin. 16-17.
(6) ALCVNI || OPVSCOLI || FILOSOFICI || DEL PADRE ABBATE || D. BENEDETTO CASTELLI || DA BRESCIA || Monaco Cassinese, e Matematico della Fel. Memoria di || Nostro Sig. Papa Vrbano VIII. non più stampati. || Al Serenissimo e Reverendissimo Principe || IL SIG. CARDINALE || DE' MEDICI. || In Bologna per Giacomo Monti. 1669. Con licenza de Superiori. || Ad instanza degli Eredi del Dozza, pag. 66, lin. 7-14. - In questa raccolta di opuscoli, le due lettere alle quali si allude nel testo sono così intitolate nella pagina 47 non numerata: DVE LETTERE || DEL PADRE || D. BENEDETTO CASTELLI || AL SIGNOR || GALILEO GALILEI. || Sopra 'l differente riscaldamento, che riceve || da' raggi del Sole la metà della faccia d'|| vn mattone tinta di nero dall'altra || metà del medesimo mattone tinta di bianco. || Oue anco si discorre del caldo, del lume, del bianco, || del nero, e d'altri effetti naturali, la soluzione || de' quali per mezzo de' sopraddetti || problemi ci si fà nota.
(7) ALCVNI || OPVSCOLI || FILOSOFICI || DEL PADRE ABBATE || D. BENEDETTO CASTELLI, ecc. In Bologna, per Giacomo Monti, 1669, ecc., pag. 79, lin. 14.
(8) 5 LE OPERE || DI || GALILEO GALILEI || PRIMA EDIZIONE COMPLETA, ecc. TOMO X. || FIRENZE || SOCIETÀ EDITRICE FIORENTINA || 1853, pag. 407, lin. 22.
(9) NOVELLE || LETTERARIE || PUBBLICATE IN FIRENZE || L'ANNO MDCCL. || TOMO XI. || IN FIRENZE, MDCCL. STIL. COM. || NELLA STAMPERIA DELLA SS. ANNUNZIATA. || CON LICENZA DE' SUPERIORI, col. 593-598. - NOTIZIE || DEGLI AGGRANDIMENTI || DELLE SCIENZE FISICHE || ACCADUTI IN TOSCANA || NEL CORSO DI ANNI LX. DEL SECOLO XVII. || RACCOLTE DAL DOTTOR || GIO. TARGIONI TOZZETTI. || TOMO PRIMO. || IN FIRENZE MDCCLXXX. || CON LICENZA DE' SUPERIORI, pag. 124, lin. 20-41, pag. 125, lin. 1-20. - VITA || E COMMERCIO LETTERARIO || DI GALILEO GALILEI || NOBILE E PATRIZIO FIORENTINO || MATTEMATICO E FILOSOFO SOPRAORDINARIO || DE' GRAN DUCHI DI TOSCANA || COSIMO E FERDINANDO II. || SCRITTA || DA GIO. BATISTA CLEMENTE || DE' NELLI || GIA' GHETTI SINIBALDI DA MONTECUCCOLI || PATRIZIO E SENATORE FIORENTINO || CAVALIERE DELL'INSIGNE MILITARE ORDINE || DI S. STEFANO IN TOSCANA. || VOLUME II. || LOSANNA || 1793, pag. 763, col. II, lin. 1-5. - MEMORIE E LETTERE || INEDITE FINORA O DISPERSE || DI || GALILEO GALILEI || ORDINATE ED ILLUSTRATE CON ANNOTAZIONI || DAL CAV. GIAMBATISTA VENTURI, ecc. Opera destinata per servire di supplemento alle principali Collezioni sin qui || stampate degli scritti di quell'insigne Filosofo. || PARTE SECONDA || Dall'Anno 1616 fino alla sua morte del 1642. || MODENA || PER G. VINCENZI E COMP. || MDCCC.XXI. car. 2ª, non numerata ''recto'' lin. 10-24. - STORIA || DEI MANOSCRITTI GALILEIANI || DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI FIRENZE || ED INDICAZIONI DI PARECCHI LIBRI E CODICI || POSTILLATI DA GALILEO. || NOTA || DEL SOCIO DOMENICO BERTI || Letta alla R. Accademia dei Lincei || il 20 Febbraio 1876. || ROMA || COI TIPI DEL SALVIUCCI || 1876, pag. 6, lin. 18-37. - BULLETTINO || DI || BIBLIOGRAFIA E DI STORIA || DELLE || SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE || PUBBLICATO || DA B. BONCOMPAGNI, ecc. TOMO XI. || ROMA || TIPOGRAFIA DELLE SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE, ecc. 1878, pag. 664, lin. 32-41., pag. 665, lin. 21-25. - ATTI || DEL REALE || ISTITUTO VENETO || DI || SCIENZE, LETTERE ED ARTI || DAL NOVEMBRE 1881 ALL'OTTOBRE 1882. | TOMO OTTAVO, SERIE QUINTA || Dispensa Prima. || VENEZIA || PRESSO LA SEGRETERIA DELL'ISTITUTO || NEL PALAZZO DUCALE || TIP. DI G. ANTONELLI, 1881-82, pag. 95, lin. 7-28. - INTORNO AD UNA NUOVA EDIZIONE || DELLE || OPERE DI GALILEO || PER || ANTONIO FAVARO ecc. VENEZIA || TIPOGRAFIA DI G. ANTONELLI || 1881, pag. 15, lin. 7-28. - GALILEO GALILEI || E || LO STUDIO DI PADOVA || PER || ANTONIO FAVARO || VOLUME II. || FIRENZE || SUCCESSORI LE MONNIER || 1883, pag. 442, lin. 30-34, pag. 443, lin. 1-15. - Importanti documenti per la storia dei manoscritti galileiani sono poi contenuti nel Tomo XVIII della Parte VI della Collezione della Biblioteca Nazionale di Firenze, il quale sotto il titolo di "Documenti all'opere" trovasi così descritto in un nostro indice: Cinquant'otto Lettere e articoli di lettere estratti dalla corrispondenza scientifica del P. Grandi, esistente nella Biblioteca dell'Università di Pisa, per servire alla "storia dei Mss. del Galileo, del Torricelli e del Viviani e all'edizione fiorentina delle opere del Galileo medesimo; Nelli, Appunti per la storia dei Mss. di Galileo, del Viviani e del Torricelli."
(10) VITA || E COMMERCIO LETTERARIO || DI GALILEO GALILEI, ecc. || SCRITTA || DA GIO. BATISTA CLEMENTE || DE' NELLI, ecc. VOLUME I || LOSANNA || 1793, pag. 108, col. 1, lin. 3-11.
(11) VITA || E COMMERCIO LETTERARIO || DI GALILEO GALILEI, ecc. VOLUME I || ecc., pag. 108, col. 1, lin. 12-14, col. 2, lin. 1-12.
(12) VITA || E COMMERCIO LETTERARIO || DI GALILEO GALILEI, ecc. || VOLUME I || ecc., pag. 108, lin. 4-14.
(13) VITA || E COMMERCIO LETTERARIO || DI GALILEO GALILEI, ecc. || VOLUME I. || ecc., pag. 108, lin. 15-20.
(14) VITA || E COMMERCIO LETTERARIO || DI GALILEO GALILEI, ecc. || VOLUME I || ecc., pag. 108, col. 2, lin. 14, pag. 109, col. 1, lin. 1-6.
(15) PROBLEMI NATURALI || DI || GALILEO GALILEI || E || DI ALTRI AUTORI DELLA SUA SCUOLA || raccolti, ordinati e annotati || DA RAFFAELLO CAVERNI || IN FIRENZE || G. C. SANSONI, EDITORE || 1874, pag. 179, lin. 13-30, pag. 180, lin. 1-4, lin. 6-17.
(16) PROBLEMI NATURALI || DI || GALILEO GALILEI, ecc. raccolti, ordinati e annotati || DA || RAFFAELLO CAVERNI, ecc., pag. 180, lin. 28-34, pag. 181, lin. 6-17, lin. 22-34.
(17) Avrebbe perciò potuto essere ricordato nella BIBLIOGRAFIA ITALIANA || DI || ELETTRICITÀ' E MAGNETISMO || SAGGIO || COMPILATO || PER INCARICO DEL MINISTERO DI AGRICOLTURA INDUSTRIA E COMMERCIO || DAI PROFESSORI || F. ROSSETTI E G. CANTONI || IN OCCASIONE || DELLA MOSTRA INTERNAZIONALE || DI ELETTRICITÀ || CHE SI APRE A PARIGI NELL'AGOSTO 1881. || PADOVA || PREMIATA TIPOGRAFIA F. SACCHETTO || 1881.
(18) Il principio del ''recto'' e del ''verso'' di ciascuna di tali carte è indicato in margine nelle pagine 549 - 564.
(19) Parmi opportuno di qui avvertire che la Biblioteca Nazionale di Firenze possiede un esemplare dell'opera originale del Gilbert (GVILIELMI GIL||BERTI COLCESTREN-||SIS MEDICI LONDI-||NENSIS,|| DE MAGNETE, MAGNETI-||CISQVE CORPORIBVS, ET DE MAG-||no magnete tellure, Physiologia noua,|| plurimis & argumentis, & expe-||rimentis demonstrata. || LONDINI || EXCVDEBAT PETRVS SHORT ANNO|| MDC) contrassegnato "V. K. 1. 165", il quale appartenne già a Galileo, e porta sul frontispizio la indicazione: "Di Galileo Galilei" scritta di pugno del sommo filosofo. A. F.