Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/18: differenze tra le versioni

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{{Pt|suiti|Gesuiti}} dalla parte d’Oriente, se ne scoprì una parte, con
{{Pt|suiti|Gesuiti}} dalla parte d’Oriente, se ne scoprì una parte, con l’occasione di dilatare la casa.
l’occasione di dilatare la casa.


Era la città fondata sull’alto del colle; ed occupava da S. Anello fino alla chiesa di S. Severino di lunghezza; e di latitudine dalla Chiesa di S. Pietro a Majella, fino al luogo ora monistero della Maddalena .<ref name="pag20">
Era la città fondata sull’alto del colle; ed occupava da S. Anello fino alla chiesa di S. Severino di lunghezza; e di latitudine dalla Chiesa di S. Pietro a Majella, fino al luogo ora monistero della Maddalena<ref name="pag20">
{{spazi|3}}Nell’anno 467 di Roma gli abitanti dell’antica nostra Città, confidando nelle proprie forze, e anche nella sempre poco fedele compagnia de’ Sanniti verso i Romani, e forse eziandio nella pestilenza che dicevasi nata a Roma, molte cose fecero inimichevolmente contro que’ della Campania. Laonde questi dolevansi co’ Romani de’ danni che recava loro quella gente, sicchè essi spedivan legati a’ Napolitani, secondo lo scrittor patavino, a Palepolitani, secondo l’{{AutoreCitato|Dionigi di Alicarnasso|Alicarnasse}}, ai quali era commesso di ottenere: che nessuna ingiuria ai Campani recassero, ed il giusto lor dessero e ne ricevessero, e non le armi ma i patti ad ottenerlo adoperassero: ancora, dover eglino vivere in pace con que’ che abitavano le spiagge del Tirreno, nè far cose indegne del greco nome, nè soccorrere a chi ne facesse: sopratutto lor raccomandavasi di vedere se, adoperando la mediazione de’ potenti potessero discostare i Greci dall’amicizia de’ Sanniti, a quella de’ Romani volgendola. E tanto per parte di Roma: ma nel tempo stesso richiedevasi con grande sollecitudine per altri legati spediti da Nola amicissima a Napoli, e da quelli venuti da Taranto, personaggi illustri obbligati a’ Napolitani per vincolo di antica ospitalità: che se i Romani si valessero di siffatto pretesto affin dì lor muovere la guerra, non ne avessero a temere; restassero fermi nel loro proponimento; combattessero da Greci; aspettassero aiuto da’ Sanniti e dai Tarantini, anche grosse e numerose navi da questi ultimi, se mai le proprie non bastassero. Così parlatosi molto da’ legati e da coloro che, teneri degli eleganti costumi, ne seguivano le parti, niente per quel giorno fu risoluto; se non che alquanti Sanniti ragguardevolissimi, giunti à Napoli e tenuto maneggi co’ più autorevoli della città, persuasero il senato de’ Greci, di commettere al popolo le deliberazioni del partito. Dinanzi al quale essendosi presentati, esponevano quanti benefizi avessero conferito a’ Napolitani, quanto i {{Pt|Ro-|}}</ref>.
{{spazi|3}}Nell’anno 467 di Roma gli abitanti dell’antica nostra Città,
confidando nelle proprie forze, e anche nella sempre poco fedele
compagnia de’ Sanniti verso i Romani, e forse eziandio nella pestilenza che dicevasi nata a Roma, molte cose fecero inimichevolmente contro que’ della Campania. Laonde questi dolevansi co’Romani de’ danni che recava loro quella gente, sicchè essi spedivan legati a’ Napolitani, secondo lo scrittor patavino, a Palepolitani, secondo l’Alicarnasse, ai quali era commesso di ottenere: che nessuna ingiuria ai Campani recassero, ed il giusto lor dessero e ne ricevessero, e non le armi ma i patti ad ottenerlo adoperassero:
ancora, dover eglino vivere in pace con que’ che abitavano le spiagge
del Tirreno, nè far cose indegne del greco nome, nè soccorrere a chi ne facesse: sopratutto lor raccomandavasi di vedere se, adoperando la mediazione de’ potenti potessero discostare i Greci dall’amicizia de’ Sanniti, a quella de’ Romani volgendola. E tanto per parte di Roma: ma nel tempo stesso richiedevasi con grande sollecitudine per altri legati spediti da Nola amicissima a Napoli, e da quelli venuti da Taranto, personaggi illustri obbligati a’ Napolitani per vincolo di antica ospitalità: che se i Romani si valessero di siffatto pretesto affin dì lor muovere la guerra, non ne avessero a temere; restassero fermi nel loro proponimento; combattessero da Greci; aspettassero aiuto da’Sanniti e dai Tarantini, anche grosse e numerose navi da questi ultimi, se mai le proprie non bastassero. Così parlatosi molto da’legati e da coloro che, teneri degli eleganti costumi, ne seguivano le parti, niente per quel giorno fu risoluto; se non che alquanti Sanniti ragguardevolissimi, giunti à Napoli e tenuto maneggi co’ più autorevoli della città, persuasero il senato de’Greci, di commettere al popolo le deliberazioni del partito. Dinanzi al quale essendosi presentati, esponevano quanti benefizi avessero conferito a’ Napolitani, quanto i {{Pt|Ro-|}}</ref>
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