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TESORO DELLE FAVE, ECC. 31 |
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intorno al mio campo co' suoi piccini per rapirmi qual¬ |
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— Che parlate voi di rubare, bel Tesoro ! ah le vostre siepi sono troppo folte, i vostri fossi troppo profondi e le vostre chiuse troppo serrate per questo! Tutto ciò che si poteva fare era di brucar le cime di qualche foglia che se ne usciva tra le giunture del graticcio ; e ciò con grande beneficio delle piante che noi rimondiamo, come dice un proverbio volgare: « Dente di montone porta danno; dente di capretta abbondanza ». |
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— Che parlate voi di rubare, bel Tesoro! ah le vostre |
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— Basta, basta! esclamò Tesoro delle Fave, e il male che vi ho desiderato possa capitar subito a me! Ma che avete per fermarmi e che potrei fare che vi fosse grato, signora capretta? |
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siepi sono troppo folte, i vostri fossi troppo profondi e |
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le vostre chiuse troppo serrate per questo! Tutto ciò che |
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— Ahime ! rispose costei, versando dei lagrimoni… Bee, bee, beeeee!… Gli è per dirvi che un tristissimo lupo ha divorato mio marito, il capretto, e che l’orfanella e me siamo nella più squallida miseria, dopo che il poverino non va più a foraggiare per noi, di guisa che la disgraziata capretta è in procinto di morire di fame se voi non l’aiutate, io vi chiamavo adunque, nobile Tesoro delle Fave, a fine di pregarvi di darci in carità uno di questi buoni quartucci di fave che portate appesi al vostro bastone e che basterebbero a confortarci mentre attendiamo i soccorsi dei nostri parenti. |
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si poteva fare era di brucar le cime di qualche foglia che |
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se ne usciva tra le giunture del graticcio ; e ciò con |
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— Ecco, signora Capretta, gridò Tesoro delle Fave, distaccando dalla punta del bastone uno dei quartucci di fave che ancora gli appartenevano ; questa è opera di beneficenza e di pietà che mi onoro di compiere. |
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grande beneficio delle piante che noi rimondiamo, come |
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dice un proverbio volgare: « Dente di montone porta |
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danno; dente di capretta abbondanza ». |
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— Basta, basta! esclamò Tesoro delle Fave, e il male |
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— Oh come ve ne andate presto! riprese Tesoro delle Fave. Potrei chiedervi, vicina mia, se sono ancor lontano dal luogo dove mia madre mi manda? |
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che vi ho desiderato possa capitar subito a me! Ma che |
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avete per fermarmi e che potrei fare che vi fosse grato, |
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signora capretta? |
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— Ahimè ! rispose costei, versando dei lagrimoni... Bee, |
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E Tesoro delle Fave si rimise in cammino alleggerito di due quartucci di fave, cercando collo sguardo le mura della città; quando s’accorse da certo rumore che si faceva sul margine del bosco di essere pedinato. |
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bee, beeeee!... Gli è per dirvi che un tristissimo lupo ha |
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divorato mio marito, il capretto, e che l’orfanella e me |
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S’avanzò tosto da questo lato col suo zappino aperto in mano; e buon per lui perchè, il compagno che lo scortava cautamente altri non era che un vecchio lupo, la cui fisonomia non prometteva nulla di grazioso. |
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siamo nella più squallida miseria, dopo che il poverino |
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non va più a foraggiare per noi, di guisa che la disgra¬ |
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— Siete dunque voi, bestia maligna, disse Tesoro delle Fave, che mi riservate l’onore di figurare alla vostra cena? Fortunatamente il mio zappino ha due denti che ben valgono tutti i vostri senza farvi torto ; e bisognerà che teniate per detto, compar mio, che oggi voi cenerete |
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ziata capretta è in procinto di morire di fame se voi non |
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l'aiutate, io vi chiamavo adunque, nobile Tesoro delle |
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Fave, a fine di pregarvi di darci in carità uno di questi |
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buoni quartucci di fave cbe portate appesi al vostro ba¬ |
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stone e che basterebbero a confortarci mentre attendiamo |
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i soccorsi dei nostri parenti. |
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— Ecco, signora Capretta, gridò Tesoro delle Fave, di¬ |
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staccando dalla punta del bastone uno dei quartucci di |
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fave che ancora gli appartenevano ; questa è opera di |
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beneficenza e di pietà che mi onoro di compiere. |
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bra, poi con un balzo disparve dalla macchia. |
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— Oh come ve ne andate presto! riprese Tesoro delle |
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Fave. Potrei chiedervi, vicina mia. se sono ancor lontano |
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dal luogo dove mia madre mi manda? |
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nei cespugli. |
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E Tesoro delle Fave si rimise in cammino alleggerito |
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di due quartucci di fave, cercando collo sguardo le mura |
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della città; quando s’accorse da certo rumore che si fa¬ |
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ceva sul margine del bosco di essere pedinato. |
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S’avanzò tosto da questo lato còl suo zappino aperto |
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in mano; e buon per lui perchè, il compagno che lo scor¬ |
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tava cautamente altri non era che un vecchio lupo, la |
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cui fisonomia non prometteva nulla di grazioso. |
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— Siete dunque voi, bestia maligna, disse Tesoro delle |
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Fave, che mi riservate l’onore di figurare alla vostra |
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cena? Fortunatamente il mio zappino ha due denti che |
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ben valgono tutti i vostri senza farvi torto ; e bisognerà |
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che toniate per detto, compar mio, che oggi voi cenerete |