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Versione delle 23:21, 16 ott 2019

L’Invidia

Vieni, in disparte tratti: ecco Caino.
Pria di mostrarci noi,
udiam se ha cor ferino,
s’ei bevve appieno il fiel de’ serpi suoi.

SCENA TERZA


Caino. ( a )


Che fai, Caino? ove t’aggiri?... Io ’l piede,
per ritornar, più volte ho già ritorto,
e vie più sempre una incognita forza
tornami a spinger lungi dal paterno
desiato ricetto. Insolita ira
mi divora, mi strugge; e in chi sfogarla,
non so. — Ma pur sul cuore a un tempo stesso
i flebili lamenti mi rimbombano
dei Genitori miseri, che indarno
or mi cercano, al certo. E il dolce mio
fratei d’amore... Or, di chi parlo? ahi stolto,
che pensi tu? nel loro Abèle han tutto
i Genitori tuoi; sol esso basta
e a’ tuoi parenti, e a Dio: si, il Creatore
del solo Abèle i sagrificj a grado
par ch’ei si tenga. — Ah, di Cain non havvi
chi cerchi, no; né di Cain chi curi.
E sia pur ciò: né di nessuno io curo. —
Ma, donde il sai? Che t’han mai detto, o fatto,
che di ciò ti convinca? In piena pace,
ier sera all’annottar, dopo la lieta
cena, non eri benedetto il primo
tu, Cain, dal tuo padre? e quindi al fianco,
(a) Entra di donde entrò Abèle, come s’egli fosse stato dietro.