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Versione delle 23:19, 16 ott 2019

robusto braccio, da me solo, e vitto
procacciarmi e quiete. Ah! fra noi troppo
fur disuguali i patti: or si ricompri
col mio sudor mia libertade almeno. —
Vieni, o tu, dura marra, a me ne vieni
compagna tu: fiera nessuna io temo,
di te munito; o marra, arme, e ricchezza,
e del retaggio mio paterno sola
parte a me sii. Più starmi io qui non posso:
a viva forza, una invisibil mano
fuor mi strascina. Vadasi. Non posso
veder più, no, costoro tutti immersi
placidamente in usurpato sonno.
Ch’io mai più non li vegga! mai, mai più.

SCENA TERZA


Riappariscono Lucifero, e L’Invidia.


Lucifero

Sieguilo, sieguilo; troppo a lui manca
dell’ira orribile, che il de’ pur rodere:
sieguilo, sieguilo; tutto lo abbranca.

L’Invidia

L’orme sue più non lascio:
ma, per noi la cerasta
opra intanto, e gli guasta,
tutto in un fascio,
ed occhi ed alma e senno e cuore e mente.

Lucifero

Sola, tu dunque, or basta
presso colui; presso quest’altra gente
quanto più posso intanto
starò, di negra nube entro l’ammanto.