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Versione delle 23:19, 16 ott 2019

Sgombriamo intanto: non è lunge il giorno:
lasciam ch’entri la luce, ed esca il Sonno.
Pria che in questi mortali occhi ritorno
faccia dei sensi l’ozioso donno,
per Io gran pianto saran consumati.
Sgombriamo, or si; ma armati
sempre aggiriamci a queste soglie intorno.

SCENA SECONDAI


Caino, e gli altri, dormienti.


Che fu? che fu?... Son io ben desto!... Or, donde,
dond’è che il sonno, anzi il venir dell’alba,
già mi abbandona? è notte ancora. Il sonno,
fors’io mercato col sudor diurno
non mel sono abbastanza?... Ecco questi altri
dormir frattanto placidi. E che fanno,
che fan costor poscia svegliati, e sorti
dalle lor foglie morbide? Caino,

Caino

fa; tutto, Caino: e il caro,
e l’occhio pur dei genitori, è Abèle.
Mi si vorria ciò ascondere, ma indarno:
pur troppo io ’l veggo. A che più stai, Caino,
fra questa a te nemica gente? — Oh cielo!
Nemici a me il fratei, la madre, il padre?...
Son’io ben desto? Or, che diss’io?... Ma, quale
gel, non sentito pria, mi assale il petto?
E come, a un tempo, in mezzo al gelo avvampo
di subit’ira? Or, che diss’io?... Ben dissi:
questo nido d’ingrati, io si, per sempre,
lasciarlo vo’. Saprò ben io, con questo
(a) Spariti tutti i Demonj, Caino destatosi balza dallo strato.
i