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fratellino; quest’altro anco tu mangia.
- Èva
No, no; che non è giusto: tu lavori
piu assai di lui; dei più gran parte averne.
- Caino
Più che in mangiarlo io stesso, assai più godo
in darlo a lui.
- Abèle
Tu sei pur buono. O madre,
piglio, o non piglio ? ei mel vuol dare: e tanto
mi piace, e tanto...
- Adamo
Via; Tabbia Abelino:
e a te, figliuolo, in contraccambio voglio
dar questa pera: eli’è di quelle appunto
da me innestate: to’; vedi bellezza!
La ti riempie ambe le mani quasi:
mangiala tu, per amor mio.
- Caino
Che grato,
che prezioso succo! ma, vo’darne
anco ad Abèle uno spicchietto.
- Èva
Oh ! mira
ghiottoncello: mai cosa ei non rifiuta.
- Abèle
Io? gli obbedisco in tutto, come a padre.
- Èva
Sei pur vezzoso.
- Adamo
Benedetti entrambi !
Siete i nostri occhi voi; sarete i fidi
bastoni un di della nostra vecchiaja.
- Abèle
Ma, che cosa è questa vostra vecchiaja,
di cui si spesso favellare io v’odo?
%
- Adamo
Ah, figlio! ell’è tutto il contrario, in tutto,
di quello ch’or sei tu. Giorno per giorno
alla tua forza, alla bellezza tua,
alla statura, all’intelletto, al senno,
alcuna cosa sempre ti si accresce:
cosi, giorno per giorno, alcuna cosa
di queste tutte scemasi ed annullasi
nei genitori tuoi.
- Abèle
Ma, donde avviene?
Voi, che pur siete si benigni, e tanto