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te ne scongiuro, fa che d’Argo in bando
- Egisto
vada.
- Agam.
Oh! che di'tu? nemico
ei dunque m’è? tu il sai? dunque egli ordisce
trame?...
- Elet.
Non so di trame... Eppur... Noi credo.
Ma, di Tieste è figlio. — Al cor mi sento
presagio ignoto, ma funesto e crudo.
Soverchio forse è in me il timor, ma vero
in parte egli è. Padre, mel credi, è forza
che tu noi spregj, ancorch’io dir noi possa,
o noi sappia; ten prego. Io torno intanto
del caro Oreste al fianco: a lui dappresso
sempre vo’ starmi. O padre, ancor tei dico,
quanto più tosto andrà lontano Egisto,
tanto più certa avrem noi pace intera.
SCENA QUARTA
Agamennone.
Oh non placabil mai sdegno d’Atréo !
Come trasfuso in un col sangue scorri
entro a’ nepoti suoi ! Fremono al nome
di Tieste. Ma che? se al solo aspetto
d’ ;Egisto
freme il vincitor di Troja,
qual maraviglia fia, se di donzella
palpita, e trema a tale aspetto il core? —
Ove ei tramasse, ogni sua trama, ei stesso,
a un sol mio cenno, annichilar si puote.
Ma incrudelir sol per sospetto io deggio?
Saria viltade il già intimato esiglio
affrettar di poch’ore. Al fin, s’io tremo,
n’è sua la colpa? e averne debbe ei pena?