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Versione delle 06:30, 16 ott 2019

Virg.o

Qual ch’io ti creda, ognora,
qual de’ sua figlia ottimo padre, io t’amo. —
Deh ! lascia, Appio, che ancor, sola una volta,
pria che per sempre perderla, io la stringa
al già paterno seno. Infranto, nullo,
ecco, il mio orgoglio cade: in te di Roma
la maestà, le leggi adoro, e i Numi. —
Ma, del paterno affetto, in me tanti anni
stato di vita parte, in un sol giorno
poss’io spogliarmi, in un istante?...

Appio

II cielo
cessi, ch’io mai crudel mi mostri a segno,
che un si dovuto affetto a error ti ascriva.
Tornato in te, parli or qual dei: qual deggio,
or ti rispondo. A lui la via, littori,
s’apra.

Virg.o

Deh! vieni al sen paterno, o figlia;
una volta mi è dolce ancor nomarti
di tal nome,... una volta. — Ultimo pegno
d’amor ricevi — libertade, e morte.

Virg.a

Oh... vero... padre!...

Numit.

Oh ciel! figlia...

Appio

Che festi?...
Littori, ah! tosto...

Virg.o

Agli infernali Dei
con questo sangue il capo tuo consacro.

Popolo

Oh spettacolo atroce! Appio è tiranno...

Virg.o

Romani, all’ira or vi movete? è tarda;
piu non si rende agli innocenti vita.

Popolo

Appio è tiranno; muoja.

Appio

Il parricida
muoja, e i ribelli.

Virg.o

Alla vendetta tempo,
pria di morir, prodi, ne resta W.
(i) Virginio e il popolo in atto di assalire i littori e i satelliti d’Appio.