Pagina:Manzoni.djvu/68: differenze tra le versioni
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<section begin="s1" />Blondel, si ritrasse a vivere per alcuni anni isolato in Brusuglio; ed anche l’amicizia col Pagani cessò, dopo quell’anno, dall’essere attiva. |
<section begin="s1" />Blondel, si ritrasse a vivere per alcuni anni isolato in Brusuglio; ed anche l’amicizia col Pagani cessò, dopo quell’anno, dall’essere attiva. |
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Così non sappiamo altro dell’amicizia che il Manzoni parve avere con {{AutoreCitato|Antonio Buttura|Antonio Buttura}}, letterato amico di sua madre,<ref>«{{AutoreCitato|Antonio Buttura|Buttura Antonio}} (scrive il {{AutoreIgnoto|Romussi}}) buon critico e poeta, nato a Malcesine sul Lago di Garda nel 1771, partigiano della Repubblica francese a Venezia, epperciò favorito da Napoleone, si trasferì, dopo il Trattato di Campoformio, a Parigi, dove morì nel 1832. Fu professore al Pritaneo di San Ciro ed all’Ateneo, dove successe al Ginguené; la traduzione del {{ |
Così non sappiamo altro dell’amicizia che il Manzoni parve avere con {{AutoreCitato|Antonio Buttura|Antonio Buttura}}, letterato amico di sua madre,<ref>«{{AutoreCitato|Antonio Buttura|Buttura Antonio}} (scrive il {{AutoreIgnoto|Romussi}}) buon critico e poeta, nato a Malcesine sul Lago di Garda nel 1771, partigiano della Repubblica francese a Venezia, epperciò favorito da Napoleone, si trasferì, dopo il Trattato di Campoformio, a Parigi, dove morì nel 1832. Fu professore al Pritaneo di San Ciro ed all’Ateneo, dove successe al Ginguené; la traduzione del {{AutoreIgnoto|Boileau}}, di cui parla il Manzoni (in una sua lettera del 1806), fu pubblicata nel 1816.»</ref> e con {{AutoreCitato|Francesco Lomonaco|Francesco Lomonaco}}.<section end="s1" /><ref follow="p_1">{{Pt|vono|servono}} di un grande esempio. Oh Giulia, Giulia! non è così rara in Italia la virtù come tu pensi!» |
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E finisce con queste parole che mai non rileggiamo senza un fremito di dolore e di speranza: «Giulia, Alessandro, ci rivedremo certamente. Un giorno, superiori all’umano orgoglio, beati e puri ragioneremo sorridendo delle passate nostre debolezze. Addio.» |
E finisce con queste parole che mai non rileggiamo senza un fremito di dolore e di speranza: «Giulia, Alessandro, ci rivedremo certamente. Un giorno, superiori all’umano orgoglio, beati e puri ragioneremo sorridendo delle passate nostre debolezze. Addio.» |