Il Principe/Capitolo X: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Kronin (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Kronin (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 31:
Le città di Alamagna sono liberissime, hanno poco contado e obediscano allo imperadore quando le vogliono, e non temono né quello né altro potente che le abbino intorno: perché le sono in modo fortificate che ciascuno pensa la espugnazione di esse dovere essere tediosa e difficile. Perché tutte hanno fossi e mura conveniente, hanno artiglierie a sufficienzia: tengono sempre nelle canove publiche da bere e da mangiare e da ardere per uno anno; e oltre a questo, per potere tenere la plebe pasciuta e sanza perdita del publico, hanno sempre in comune per uno anno da potere dare loro da lavorare in quelli esercizi che sieno il nervo e la vita di quella città, e delle industrie de' quali la plebe pasca. Tengono ancora gli esercizii militari in reputazione, e sopra questo hanno molti ordini a mantenerli.
 
Uno principe, adunque, che abbi una città forte e non si facci odiare, non può essere assaltato; e, se pure fussi chi lo assaltassi, se ne partiràpartirebbe con vergogna;: perché le cose del mondo sono varie, che elliegli è quasi impossibile che uno potessi con li eserciti stare uno anno ozioso a campeggiarlo. E chi replicassereplicassi: se il populo arà le sue possessioni fuora, e veggale ardere, non ci arà pazienzapazienzia, ete il lungo assedio e la carità propria li farà sdimenticare el principe; respondo che uno principe potente ete animoso supererà sempre tutte quelle difficultà, dando ora speranza a' sudditi ora speranza che el male non fia lungo, ora timore della crudeltà del nimico, ora assicurandosi con destrezza di quelli che ligli paressino troppo arditi. Oltre a questo, el nimico, ragionevolmente, debba ardere e ruinare el paese in sulla sua giunta, e ne' tempi, quando li animi dellidegli uomini sono ancora caldi e volenterosi alla difesa; e però tanto meno el principe debbe dubitare,: perché, dopo qualche giorno, che ligli animi sono raffreddi, sono di già fatti e' danni, sono ricevuti e' mali, e non vi è più remedio; ete allora tanto più si vengono a unire con il loro principe, parendo che lui abbia con loro obbligoobligo, sendo loro sute arse le case, ruinate le possessioni, per la difesa sua. E la natura delli uomini è, cosícosì obbligarsiobligarsi per li benefizii che si fanno, come per quelli che si ricevano. Onde, se si considerrà bene tutto, non fia difficile a uno principe prudente tenere prima e poi fermi ligli animi de' sua cittadini nella ossidioneobsidione, quando non li manchi da vivere né da difendersi.
{{capitolo
|CapitoloPrecedente=Capitolo IX