Don Chisciotte della Mancia/Capitolo XXVII: differenze tra le versioni

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"Io le risposi turbato e in gran fretta, poiché il tempo urgeva: - Signora, il fatto renda veritiere le tue dichiarazioni; che se hai pronto un pugnale per provar la tua sincerità, io porto al fianco una spada per difenderti o per trafiggere me stesso, quando la sorte mi si mostrasse nemica".
 
"Non credo che possa avere intese tutte queste parole, perché la chiamarono in fretta, essendo attesa per lo sposalizio. Venne la notte della tristezza: si ottenebrò il sole della mia gioia, gli occhi miei rimasero privi di luce e cieco anche il mio intelletto. Io non osavo entrare nella sua casa, nè potevo rivolgermi altrove; ma riflettendo quanto importasse la mia presenza per le conseuenze di quell'avvenimento, mi rincorai ed entrai. Conoscevo tutti gli ingressi e le uscite, e grazie al rumoroso disordine che in quella casa reganva, potei trovare un nacondiglio nella sala, dietro le tende di una finestra, che mi lasciavano agio di vedere quanto avveniva. Chi potrà mai dire come il mio cuore tremasse? Chi le cose buone e cattive che mi pasarono per la mente? Furono tali e tante, che non le posso dire, nè sta bene che sieno dette. Sappiate che lo sposo entrò nella sala col suo vestito solito e senz'alcuna pompa, avendo per padrino un cugino di Lucinda, nè vi erano altri testimoni fuorché i servitori di casa. Poco dopo entrò Lucinda, accompagnata da sua madre e da due donzelle, adorna come si addiceva alla sua bellezza, alla sua condizione, ad una donna, infine, che si poteva dire la perfezione della gentilezza e del gusto. Coll'animo sospeso e quasi fuori di me, non ebbi agio di esaminare particolarmente il suo vestito; solo m'accorsi che il colore era incarnato e bianco. Mi abbagliava lo splendore delle gioie che le adornavano il capo, vinte però dalla bellezza de' suoi lunghi capelli biondi. Essa non splendeva meno de' doppieri che ardevano in quella sala fatale. O memoria, mortale nemica della mia quiete! ora mi vai rappresentando la incomparabile perfezione di quella mia adorata nemica? Non sarà meglio crudele memoria, che tu mi faccia ricordare invece quanto ella fece in quel momento, perché io, irritato da tanto offesa, mi proposi non a vendicarmi, ma a lasciare questa mia misera vita! Non vogliate annoiarvi, o signori, per queste mie digressioni, chè la mia pena non è di quelle che si possono narrare succintamente e in fretta, anzi ogni sua circostanza mi sembra che meriti un lungo ragionamento."