Pagina:Il Baretti - Anno II, n. 13, Torino, 1925.djvu/3: differenze tra le versioni

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''Io discendo una scalèa marmorea
''Io discendo una scalèa marmorea
''ove, nel mezzo, posa im corpo scusa testa;
''ove, nel mezzo, posa un corpo senza testa;
''ivi s’accaglia il sangue del mio fratello diletto,
''ivi s’accaglia il sangue del mio fratello diletto,
''mentr’io strascico dietro il frùscio leggero
''mentr’io strascico dietro il frùscio leggero
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{{A destra|'''Max Dauthendal.'''}}
{{A destra|'''Max Dauthendel.'''}}




Rade volte l’essenza d’una poesia corrispose si poco alla imagine del suo creatore, come nel caso di Max Dauthendei.
Rade volte l’essenza d’una poesia corrispose si poco alla imagine del suo creatore, come nel caso di Max Dauthendel.


Raffiguratevi un corpo pingue, addobbato sommariamente di stoffe d’ambiguo gusto, ingemmato d’un cravattone che s’instaura mal a centro su d’un ampio colletto a risvolti; il tutto coronato da un viso largo e badiale. Se il baleno subitaneo che avviva di tratto in tratto le profondità degli occhi non parlasse d’un palpito segreto di cose inespresse, ci sarebbe da credersi, in buona fede, di fronte ad un uomo da negozi, la cui sagoma vedremmo, mentalmente, dipanarsi appena dall’intrico tumultuoso d’una sagra rustica.
Raffiguratevi un corpo pingue, addobbato sommariamente di stoffe d’ambiguo gusto, ingemmato d’un cravattone che s’instaura mal a centro su d’un ampio colletto a risvolti; il tutto coronato da un viso largo e badiale. Se il baleno subitaneo che avviva di tratto in tratto le profondità degli occhi non parlasse d’un palpito segreto di cose inespresse, ci sarebbe da credersi, in buona fede, di fronte ad un uomo da negozi, la cui sagoma vedremmo, mentalmente, dipanarsi appena dall’intrico tumultuoso d’una sagra rustica.
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Le correnti romantiche sboccate, sul declino del secolo scorso, attraverso molteplici trasfigurazioni, nell’alveo simbolista, alimentarmi ivi una stupenda primavera ripense.
Le correnti romantiche sboccate, sul declino del secolo scorso, attraverso molteplici trasfigurazioni, nell’alveo simbolista, alimentarmi ivi una stupenda primavera ripense.


Artefici d’ogni sorte unico scopo alla loro arte posero il raffinamento fabrile d’ogni instrumento di essa. L’isvivatojo degli òrafi sembrò divenuto si esile, da gareggiare con un pistillo, sporto a penetrare quasi nei pori dell’argento o dell’oro. La parola sembrò divenuta più flessibile d’uno stelo, più leggera d’una nube, più impalpabile d’un profumo. Si giunse al punto sommo, al vertice d’un edilizio che, per troppa eleganza, bellezza e snellezza, sarebbe stato, avversando le leggi della solidità, inevitabilmente destinato a crollare.
Artefici d’ogni sorte unico scopo alla loro arte posero il raffinamento fabrile d’ogni instrumento di essa. L’isvivatojo degli òrafi sembrò divenuto si esile, da gareggiare con un pistillo, sperto a penetrare quasi nei pori dell’argento o dell’oro. La parola sembrò divenuta più flessibile d’uno stelo, più leggera d’una nube, più impalpabile d’un profumo. Si giunse al punto sommo, al vertice d’un edilizio che, per troppa eleganza, bellezza e snellezza, sarebbe stato, avversando le leggi della solidità, inevitabilmente destinato a crollare.


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Apriamo ora «Ultravioletto». E’ segnato, nel catalogo del Poeta, come l’opus n. I. Fu composto in un villaggio svedese nel 1893, in solitudine.
Apriamo ora «Ultravioletto». E’ segnato, nel catalogo del Poeta, come l’opus n. I. Fu composto in un villaggio svedese nel 1893, in solitudine.


''«E, tacendo gli uomini, i fiori e le cose tutte cominciarono per me a discioglìer le lor voci. Le tinte cominciarono a cantare, il silenzio dei negri boschi divenne come una sonora voluttà estatica; poiché nulla turbava queste rivelazioni ineffabili». Cosi Dauthendei è dapprima l’aèdo degli effluvi e dei colori, delle sensazioni ebbre, del ''«vicariato dei sensi»''''.
''«E, tacendo gli uomini, i fiori e le cose tutte cominciarono per me a discioglìer le lor voci. Le tinte cominciarono a cantare, il silenzio dei negri boschi divenne come una sonora voluttà estatica; poiché nulla turbava queste rivelazioni ineffabili». Cosi Dauthendel è dapprima l’aèdo degli effluvi e dei colori, delle sensazioni ebbre, del ''«vicariato dei sensi»''''.


L’espressione non paia maldestra. Sarebbe disagevole trovarne, se si pensi, una più esatta per il fenomeno, notissimo in letteratura, che incide di se il primo Dauthendei. Nell’«Ultravioletto»,<section end="s1" />
L’espressione non paia maldestra. Sarebbe disagevole trovarne, se si pensi, una più esatta per il fenomeno, notissimo in letteratura, che incide di se il primo Dauthendei. Nell’«Ultravioletto»,<section end="s1" />
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''«Rifoli di tempesta
''«Rifoli di tempesta
''ardono, vermìgli come vino;
''ardono, vermigli come vino;
''il margine del mare è d’un purpureo
''il margine del mare è d’un purpureo
''azzurro.
''azzurro.
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Nella poesia di Dauthendei è, di frequente, l’allarme contro una potenza oscura ed ostile, a respinger la quale l’anima balza d’un tratto:
Nella poesia di Dauthendel è, di frequente, l’allarme contro una potenza oscura ed ostile, a respinger la quale l’anima balza d’un tratto:


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''«Chi mi chiamò?
''«Chi mi chiamò?
''Io sussulto, terrorizzalo.
''Io sussulto, terrorizzato.
''La lampada,
''La lampada,
''fioca e tranquilla,
''fioca e tranquilla,
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Precocità presuppone un’epoca di concentramento, di secessione completa da tutto ciò che è capace di turbare i tranquilli laghi dello spirito. Ed infatti Hofmannsthal, il cui primo libro, «La morte di Tiziano», risale al 1882, quando cioè egli aveva diciotto anni, visse lo spazio anteriore in erma solitudine intima.
Precocità presuppone un’epoca di concentramento, di secessione completa da tutto ciò che è capace di turbare i tranquilli laghi dello spirito. Ed infatti Hofmannsthal, il cui primo libro, «La morte di Tiziano», risale al 1882, quando cioè egli aveva diciotto anni, visse lo spazio anteriore in erma solitudine intima.


Vi sono alcune indoli poetiche che possiamo, senza difformazioni, affigurar a quei saltatori che si attrappiscono e si raccolgono in sé stessi prima di lanciarsi, per conseguir un balzo più lungo. Altre, por contro, cui questo sforzo preliminare sgagliarda ed intormentisce per sempre il vigore del muscoli.
Vi sono alcune indoli poetiche che possiamo, senza difformazioni, affigurar a quei saltatori che si attrappiscono e si raccolgono in sé stessi prima di lanciarsi, per conseguir un balzo più lungo. Altre, por contro, cui questo sforzo preliminare sgagliarda ed intormentisce per sempre il vigore dei muscoli.


Hofmannsthal è delle ultime.
Hofmannsthal è delle ultime.
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''«Il Poeta può da allora (da quando cioè imprende a batter la propria strada) considerarsi come avulso dal resto degli uomini. In lui, l’azione s’arresta; egli non vive più, ma diviene lo spettatore della vita. Ogni sensazione gli diventa pretesto d’analisi. Involontariamente, egli si sdoppia, e, in assenza d’altro soggetto, si fa il delatore di sé stesso. Se gli manca un cadavere da sezionare, si prostende egli stesso sulla lastra di marmo nero, e, per un prodigio frequente in letteratura, affonda il bìsturi nel suo cuore medesimo»''.
''«Il Poeta può da allora (da quando cioè imprende a batter la propria strada) considerarsi come avulso dal resto degli uomini. In lui, l’azione s’arresta; egli non vive più, ma diviene lo spettatore della vita. Ogni sensazione gli diventa pretesto d’analisi. Involontariamente, egli si sdoppia, e, in assenza d’altro soggetto, si fa il delatore di sé stesso. Se gli manca un cadavere da sezionare, si prostende egli stesso sulla lastra di marmo nero, e, per un prodigio frequente in letteratura, affonda il bìsturi nel suo cuore medesimo»''.


L’arte di Hofmannsthal s’è fermata a questa fase. Per lui il mondo esiste — e come! Ma totalmente a scapito dell’altro, di cui l'esteriore non è che il simbolo impreciso. Hofmannsthal è un caratteristico esempio di quei temperamenti refrattari alla vita, che, per quanto s'argomentino di rimontarne il corso verso le sorgenti native, son tuttavia respinti dalla correntia la cui violenza non riescono a sopravvincere. Ed è notevole a prezzo di quali tremende lacerazioni il Poeta cerchi squarciare il velo greve che gli si è avvolto alle palpebre.
L’arte di Hofmannsthal s’è fermata a questa fase. Per lui il mondo esiste — e come! Ma totalmente a scapito dell’altro, di cui l'esteriore non è che il simbolo impreciso. Hofmannsthal è un caratteristico esempio di quei temperamenti refrattari alla vita, che, per quanto s'argomentino di rimontarne il corso verso le sorgenti native, son tuttavia respinti dalla correntia la cui violenza non riescono a sopravvincere. Ed è notevole a prezzo di quali tremende lacerazioni il Poeta cerchi squarciare il velo greve che gli si è avvolto alle palpebre.


Di questo affanno verso le libere potenze della vita in atto è corrosiva testimonianza «Lo stolto e la morte», una specie di dramma lirico ove nello stolto (Claudio) è adombrato l’autore stesso.
Di questo affanno verso le libere potenze della vita in atto è corrosiva testimonianza «Lo stolto e la morte», una specie di dramma lirico ove nello stolto (Claudio) è adombrato l’autore stesso.
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''«La convalle crepuscolare era ricolma
''«La convalle crepuscolare era ricolma
''d’un profumo grìgio-argenteo,
''d’un profumo grigio-argenteo,
''come quando la luna traluce tra nubi.
''come quando la luna traluce tra nubi.
''Ma non era tuttavia notte.
''Ma non era tuttavia notte.
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''fluttuavano, dubi, i miei pensieri,
''fluttuavano, dubi, i miei pensieri,
''mentre io più sempre sommergevami
''mentre io più sempre sommergevami
''nel mnrmurante mare stralucido,
''nel murmurante mare stralucido,
''lungi dalla vita.
''lungi dalla vita.
''Eran ivi meravigliosi fiori,
''Eran ivi meravigliosi fiori,
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''Tutto era pieno d’un profondo gùrgite
''Tutto era pieno d’un profondo gùrgite
''dì musica profondamente melanconica,
''dì musica profondamente melanconica,
''E questa — sentiva io - benché non potessi com-
''E questa — sentivo io - benché non potessi com-
''(prendere appieno -
''(prendere appieno -
''è la Morte
''è la Morte
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''pianse come piange uno
''pianse come piange uno
''che sovra un gronde naviglio
''che sovra un grande naviglio
''dalle gigantesche vele gialle
''dalle gigantesche vele gialle
''trapassa, verso sera, sulle acque
''trapassa, verso sera, sulle acque
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''surse un battito come di leni passi ignudi.
''surse un battito come di leni passi ignudi.
''Io mi alzai pianamente:
''Io mi alzai pianamente:
''allora aliò nella notte un suono dolce,
''allora allò nella notte un suono dolce,
''come se s’udisse sommessamente modular il flauto
''come se s’udisse sommessamente modular il flauto
''che il fanno pensivo si stringe nalla mano,
''che il fauno pensivo si stringe nalla mano,
''erto presso l’oscuro laureto,
''erto presso l’oscuro laureto,
''presso l’aiolo delle violette notturne.
''presso l’aiola delle violette notturne.
''Io lo vidi, immobile, luccicare marmoreo;
''Io lo vidi, immobile, luccicare marmoreo;
''e a luì d’attorno, nell’umido azzurro argenteo,
''e a luì d’attorno, nell’umido azzurro argenteo,
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''Noi preghiamo sia fatta a Signore, la tua volontà:
''Noi preghiamo sia fatta a Signore, la tua volontà:
''ma, ecco, il Signore non ò volontà:
''ma, ecco, il Signore non è volontà:
''ben esso ò una quiete perenne...».
''ben esso è una quiete perenne...».
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''lo straniero, la madre, la Morte.
''lo straniero, la madre, la Morte.


''Tu sei l’imagìne perpetuamente trasmutàntesi,
''Tu sei l’imagine perpetuamente trasmutàntesi,
''che, ognora solingo, emerge dal Destino,
''che, ognora solinga, emerge dal Destino,
''che rimane pur sempre non celebrata, non deplo( rata,
''che rimane pur sempre non celebrata, non deplorata,
''non descrivibile, come un forteto selvaggio.
''non descrivibile, come un forteto selvaggio.


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''ed al lido in parvenza di naviglio.
''ed al lido in parvenza di naviglio.


''Tu vieni e vai. I serrami chiudono
''Tu vieni e vai. I serrami si chiudono
''dietro di te senza un soffio.
''dietro di te senza un soffio.
''Tu sei il più leggero di tutti,
''Tu sei il più leggero di tutti,
''di tutti quelli che disfiorano le case leggere.
''di tutti quelli che disfiorano le case leggere.
''L’anime posson farsi si assuete al tuo solco,
''L’anime posson farsi assuete al tuo solco,
''da non distoglier lo sguardo dal libro
''da non distoglier lo sguardo dal libro
''allor che le sue figure s’illeggiadriscono,
''allor che le sue figure s’illeggiadriscono,
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{{A destra|{{type|f=120%|'''Critica - Filosofia'''}}}}
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{{VoceIndice|larghezzap=45|titolo={{Sc|P. Gobetti}}: ''La filosofia politica di V. Alfieri''|pagina=« 6}}
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{{VoceIndice|larghezzap=45|titolo={{Sc|G. Marone}}: ''Difesa di Dulcinea''|pagina=« 10}}
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