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Aleksjej Vassiljevic Koltsov 1809-1842 L’apparizione di fioltsòv è un avvenimento nella storia letteraria della Rustia, figli è il print»
II. B A R E T T I

Aleksjej Vassiljevic Koltsov
naròdnik; egli inizia tjuel vigoroso e schietto movimento poetico, genuinamente, e. originaimente russo, per eccellenza nazionale e popolltre.
1809-1842

L’apparizione di fioltsòv è un avvenimento
di contentilo e, in parte, di forme, che va sotto il nome di narodnìccst.vo (da narcxl: popolo), che dalla terra e dalla vita dei contadini trasse /’humus suo più fecondo e i più vitali succhi, che in fioltsòv, A’ekrtllsov, Nikitin ebbe» rappresentanti più puri, ma a cui s’accostarono con alcuni lati dell’arte loro anche Lermontov (nella mirabile «Canzone del prode, mercante fi afùsnikov») e Ateksjrj ToltStòj e Mej l’Màjkov..Ventuno più ih fioltsòv, per le sue uligini e la sua rifu, era chiamato ad aprir la serie dei jrnfi mi ràditi ki.
nella storia letteraria della Rustia, figli è il print»

naròdnik; egli inizia tjuel vigoroso e schietto
Non por/u grandi /torti aveva avuti la Russia pruno di /in — da Drnàvin a Xnkòv-ikìj, da Loliionòsuic a /’ùskin — ina questi tutti e gli astri minon intorno ad essi rotanti o anche solitari, -come liiìtjuskov l’Burnt t/nskij, ili cut già si discorse, t.rnn stati porti letterati l’raffinati e ■rulli, quando non aulici e cesarei, che tutti
movimento poetico, genuinamente, e. originaimente
<tvevan subito un lungo e profondo processo di forma:ione culturale, di arricchimento spirituale riflesso. Tutti, infatti, avevano iti vario grado t moda assimilato i tesori della cultura nazionale slava o, più ancora, quelli dell’antichità classica e- quelli del contemporaneo Occidente eura/ieo, soggiacendo a molteplici influssi stranieri (francese, italiano, inglese, tedesco); tutti, più o meno, avevan compiuto studi regolari e appreso a fondo svariati lingue moderne e /iiù d’uno, magistralmente, il latino ed il greco..Valili dì tutto ciò nello sviluppo intellettuale •di fioltsòv.
russo, per eccellenza nazionale e popoUtre.

di contentilo e, in parte, di forme, che va sotto
Figlio di Un pressói, o negoziante di bestiame, di Vornnh, egli non trovò in casa, fra la madre ignorante e il padre la cui istruzione non andava oltre l’abbaco e l’alfabeto, iti un ambiente di mercanti di buoi, di contadine c dì mandriani, nè esempi, nè incitamenti, nè aiuti, e nemmeno soverchia indulgenza, al suo nativo desiderio di apprendere. Dodicenne appena, il padre lo levò di scuola per farselo compagno ed assistente riti suoi giri d’incetta e di vendita del bestiame per campagne e borghi e mercati, giri che duravan settimane e. mesi; talvolta anche lo mandava solo con qualche gartone.
il nome di narodnìccst.vo (da narcxl: popolo),

che dalla terra e dalla vita dei contadini trasse
In questa nomade vita, che lo forzava a vagare cacciandosi innanzi gli armenti, spesso dormendo a cielo scoperto, sempre a contatto di boari e pecorai e contadini c d’ùgni più umìle gente, il giovane fioltsòv si familiarizzò precocemente da un lato con la libera natura della selva, della sleppa e del campo, dall’altro eoa la rude laboriosa umanità che la popola, c 1‘amma delle, sue voci, e vi attinge speranze e gioie • timori, ed ogni ragione della sua lieta a triste esistenza. E tutto ciò trovò un’eco nel suo spirito c rieeheggerà più tardi, cori vigore, fresche ita f originalità sorprendenti, dalle sue canzoni.
/’humus suo più fecondo e i più vitali succhi,

che in fioltsòv, A’ekrtUsov, Nikitin ebbe» rappresentanti
fiosi quella natura e quella umanità furon U prime educatrici di fioltsòv, le sue prime maestre di verità, (Li suoni c di poesìa. Presto ri s’aggiunsero, compagni assidui dei suoi pellegrinaggi mercantili, i libri, acquistati col tenui pendio, O a lui prestati da amici, c letti andamenti prima fiabe e leggende popolanevmc, come «Il rcuccio Bovà», «firuslàn Lazo rude* o • Le mille e una notte», poi i versi di Dmitriev, celebrato autore di fiabe. e di favole, buon traduttore di La Fontaine, alleato ed emulo di Karamzin. L’influenza d,i Dmitriev fu decisiva per l’avvenire poetica di fioltsòv, perchè dalla lettura dei suoi versi e dall’appassionato ddetto dir ne trasse gli venne Ir spinta a scrivere la prima poesia.
più puri, ma a cui s’accostarono con

alcuni lati dell’arte loro anche Lermontov (nella
Lo incoraggiarono su questa via un buon libraio di Voronèz, che mise a sua disposizione >a propria biblioteca, e un gióvane porta della stessa città, Andrej Sr l’dir pin,deij, autore defila popolare canzone «Rapidi e.nnir Fonde san tutti i giorni della nostra vita» (1) che gli fu affettuoso amico e severo censore poetico, contribuendo non /men a migliorare, la ma metrica.
mirabile «Canzone del prode, mercante fi afùsnikov») e Ateksjrj ToltStòj e Mej r Màjkov..Ventuno più ih fioltsòv, per le sue uligini e

la sua rifu, era chiamato ad aprir la serie dei
Con fiere Orjànslij fioltsòv, che non riusciva ■a com/ire iute re /’«! Iride» ti eppure nell’ottima versione del Chnjèdìc, lesse ìnvctje, rnfuijrastilandosi, le tragedie di Shakespeare, sebbene iti traduzioni scadenti.
jrnfi mi ràditi ki.

Non por/u grandi /torti aveva avuti la Russia
Risale a quest-’e.jioca lo sventurato amore di fioltsòv ventenne per una fanciulla serva della gleba, limi piscia, che ci ve va nella casa patema:
pruno di /in — da Drnàvin a Xnkòv-ikìj, da Loliionòsuic

a /’ùskin — ina questi tutti e gli astri
avversi all’idea di un’unione così impari,» genitori del poeta, approfittando di una sua assenza, vendettero la ragazza a un rivierasco del Don, presso il quale ella andava sposa ad un altro e fioco dipoi madva di stenti, senza che fioltsòv avesse potuto rivederla. Il giovane, che al ritorno dal viaggio, non ritrovando l’amata, aveva ceduto a una crisi di disperazione, e s’era gravemente ammalato, sì da far temere per la suo vita, fini per uscir temprato da quel bagno di dolore, cercondo sfogo in nuove canzoni d’amore l’di rimpianto.
minon intorno ad essi rotanti o anche solitari,

-come liiìtjuskov r Burnt t/nskij, ili cut già si
(l) Andièjev nc lrn;sc il titolo del suo dramma:.1 giovimi della nostra vita», ove ne *on citati» ni. me strofe», Tue cava a una nobile figura di cotto nv cenate N. V. fitankjcvic, figlio di imi ricco propriehirm di Vornuèi l’studente, a quel tempo, dell’università d.i Mosca, il vanto di toglier Koltsov i/idl’osiiirifà, facendogli a /iio/irii spese stain/Hire a Mosca, nel 1835, il pi’mo volumetto dì poesìe. Fu una rivelazione: Bjrlìnkij fere o! niu.ro /unta Ir più cordiali accoglienze, seri vendo fi-a l’altro: «La semplicità dell’espressione e delle scene, la grazia di queste r di quella sono in lui inimitabili. Almeno, noi non avevamo finora a/ennn idra di questo genere di poesia popolare, e solo fioltsòv ce. t’ha fatto conoscere. Ma nò che costituisci■ il fiore e il serto della sua poesia sono i versi in cui effonde la sua sommessa e sconsolata pena d’amore».
discorse, t.rnn stati porti letterati r raffinati e

■rulli, quando non aulici e cesarei, che tutti
La faiiiii ih fioltsòv crebbe rapidamente. Lo stesso fiionkjèvìe lo mutò indirettamente a penetrale nel cenacoli letterari di Pietroburgo, dove egli conobbe i grandi scrittori dell’epoca:
<tvevan subito un lungo e profondo processo di

forma:ione culturale, di arricchimento spirituale
Xukòvskij, l’uskin, il pi in cipe Vjuzètnskij, 0dnj-vskìj t nitri, i quii i tatti gli furon larghi di cortesia e- di appoggio. Pare che Xukòvskij lo presentasse, tanto all’imperatore Nikola Pàdova:
riflesso. Tutti, infatti, avevano iti vario

grado t moda assimilato i tesori della cultura
nazionale slava o, più ancora, quelli dell’antichità
classica e- quelli del contemporaneo Occidente
eura/ieo, soggiacendo a molteplici influssi
stranieri (francese, italiano, inglese, tedesco);
tutti, più o meno, avevan compiuto studi regolari
e appreso a fondo svariati lingue moderne
e /iiù d’uno, magistralmente, il latino ed il
greco..Valili dì tutto ciò nello sviluppo intellettuale
•di fioltsòv.
Figlio di Un pressói, o negoziante di bestiame,
di Vornnh, egli non trovò in casa, fra la madre
ignorante e il padre la cui istruzione non andava
oltre l’abbaco e l’alfabeto, iti un ambiente
di mercanti di buoi, di contadine c dì mandriani,
nè esempi, nè incitamenti, nè aiuti, e
nemmeno soverchia indulgenza, al suo nativo
desiderio di apprendere. Dodicenne appena, il
padre lo levò di scuola per farselo compagno
ed assistente riti suoi giri d’incetta e di vendita
del bestiame per campagne e borghi e mercati,
giri che duravan settimane e. mesi; talvolta
anche lo mandava solo con qualche gartone.
In questa nomade vita, che lo forzava a vagare
cacciandosi innanzi gli armenti, spesso
dormendo a cielo scoperto, sempre a contatto
di boari e pecorai e contadini c d’ùgni più umìle
gente, il giovane fioltsòv si familiarizzò
precocemente da un lato con la libera natura
della selva, della sleppa e del campo, dall’altro
eoa la rude laboriosa umanità che la popola, c
1‘amma delle, sue voci, e vi attinge speranze
e gioie • timori, ed ogni ragione della sua lieta
a triste esistenza. E tutto ciò trovò un’eco nel
suo spirito c rieeheggerà più tardi, cori vigore,
fresche ita f originalità sorprendenti, dalle sue
canzoni.
fiosi quella natura e quella umanità furon
U prime educatrici di fioltsòv, le sue prime
maestre di verità, (Li suoni c di poesìa. Presto
ri s’aggiunsero, compagni assidui dei suoi pellegrinaggi
mercantili, i libri, acquistati col tenui
pendio, O a lui prestati da amici, c letti
andamenti prima fiabe e leggende popolanevmc,
come «Il rcuccio Bovà», «firuslàn Lazo
rude* o • Le mille e una notte», poi i versi
di Dmitriev, celebrato autore di fiabe. e di favole,
buon traduttore di La Fontaine, alleato
ed emulo di Karamzin. L’influenza d,i Dmitriev
fu decisiva per l’avvenire poetica di fioltsòv,
perchè dalla lettura dei suoi versi e dall’appassionato
ddetto dir ne trasse gli venne Ir
spinta a scrivere la prima poesia.
Lo incoraggiarono su questa via un buon libraio
di Voronèz, che mise a sua disposizione
>a propria biblioteca, e un gióvane porta della
stessa città, Andrej Sr r dir pin,deij, autore defila
popolare canzone «Rapidi e.nnir Fonde san
tutti i giorni della nostra vita» (1) che gli fu
affettuoso amico e severo censore poetico, contribuendo
non /men a migliorare, la ma metrica.
Con fiere Orjànslij fioltsòv, che non riusciva
■a com/ire iute re /’«! Iride» ti eppure nell’ottima
versione del Chnjèdìc, lesse ìnvctje, rnfuijrastilandosi,
le tragedie di Shakespeare, sebbene
iti traduzioni scadenti.
Risale a quest-’e.jioca lo sventurato amore di
fioltsòv ventenne per una fanciulla serva della
gleba, limi piscia, che ci ve va nella casa patema:
avversi all’idea di un’unione cosi impari,» genitori del poeta, approfittando di una
sua assenza, vendettero la ragazza a un rivierasco
del Don, presso il quale ella andava sposa
ad un altro e fioco dipoi madva di stenti, senza
che fioltsòv avesse potuto rivederla. Il giovane,
che al ritorno dal viaggio, non ritrovando l’amata,
aveva ceduto a una crisi di disperazione,
e s’era gravemente ammalato, sì da far temere
per la suo vita, fini per uscir temprato da quel
bagno di dolore, cercondo sfogo in nuove canzoni
d’amore r di rimpianto.
(l) Andièjev nc lrn;sc il titolo del suo dramma:.1
giovimi della nostra vita», ove ne *on citati» ni. me strofe»,
Tue cava a una nobile figura di cotto nv cenate
N. V. fitankjcvic, figlio di imi ricco propriehirm
di Vornuèi r studente, a quel tempo, dell’università
d.i Mosca, il vanto di toglier Koltsov
i/idl’osiiirifà, facendogli a /iio/irii spese
stain/Hire a Mosca, nel 1835, il pi’mo volumetto
dì poesìe. Fu una rivelazione: Bjrlìnkij
fere o! niu.ro /unta Ir più cordiali accoglienze,
seri vendo fi-a l’altro: «La semplicità
dell’espressione e delle scene, la grazia di queste
r di quella sono in lui inimitabili. Almeno,
noi non avevamo finora a/ennn idra di questo
genere di poesia popolare, e solo fioltsòv ce. t’ha
fatto conoscere. Ma nò che costituisci■ il fiore
e il serto della sua poesia sono i versi in cui
effonde la sua sommessa e sconsolata pena d’amore».
La faiiiii ih fioltsòv crebbe rapidamente. Lo
stesso fiionkjèvìe lo mutò indirettamente a penetrale
nel cenacoli letterari di Pietroburgo,
dove egli conobbe i grandi scrittori dell’epoca:
Xukòvskij, l’uskin, il pi in cipe Vjuzètnskij, 0dnj-vskìj
t nitri, i quii i tatti gli furon larghi di
cortesia e- di appoggio. Pare che Xukòvskij lo
presentasse, tanto all’imperatore Nikola Pàdova:
quanto allo tsarèvic, il futuro Alessandro II.
quanto allo tsarèvic, il futuro Alessandro II.

L’incontro con Pùskmj poi, tarò sempre per fioltsòv
L’incontro con Pùskmj poi, tarò sempre per fioltsòv fi più commosso momento della sua vita, ed alla memoria del sommo poeta, nel 1837 abbattuto dalla pistola di Dantes, egli dedicherà nello stesso anno la sua meravigliosa poesia II bosco, ove, senza sforzo alcuno di allegoria, nc adombra la tragica fine nella sorte del bosco, «non domalo dai forti, ma fatto a brani dall’autunno nero» e. /tamponato all’eroe inerme nel sonno, a cuj fu «piccata la testa t non con una gran montagna, ma con una /tagliuzza».
fi più commosso momento della sua vita,

ed alla memoria del sommo poeta, nel 1837 abbattuto
In quell’ambiente di letterati e di ’amici il povero fioltsòv si sentiva felice, come chi veda compiersi il più vagheggiato dei suoi sogni, ma questa stessa felicità non era che. una delle due facce del dramma angoscioso che doveva in pochi anni logorargli la fibra e. condurlo a morte /ter etisia nel 1842. l’altro era rappresentata dalla dura necessità che lo legava, per quanto cercasse svincolarsene, al rustico ambiente e al prosaico mestiere paterno. Si può pensare con che animo, dopo la fiaba vissuta nei soggiorni di Pietroburgo e di Mosca, egli tornasse all’incetta dei montoni e al commercio dei bovi! Eppure, la volontà del padre e i bisogni della famiglia lo tenevano incatenato ad- un mondo che gli era ornai estraneo, a un lavoro per cui provava solo più ripugnanza, con tutto l’ingrato accom/xignamcnto di burocratiche brighe e di Liti, in cui consumava sterilmente forze ed ingegno.
dalla pistola di Dantes, egli dedicherà

nello stesso anno la sua meravigliosa poesia II
S’aggiunsero da ultimo a tutto ciò la rovina degli affari t i dissensi col padre. La salute di fioltsòv ne fu irreparabilmente scossa. Nel 1841 egli lancia contro la sorte»mala strega», la disperata im/trecazione de I conti con la vita:
bosco, ove, senza sforzo alcuno di allegoria, nc

adombra la tragica fine nella sorte del bosco,
«Vital a che mi lusinghiì Se forza Iddio mi avesse data, io spazzata ti avrei!» Un anno più tardi soggiace a quello che sembra il Fato comune dei poeti russi, muore nel fior dell’età n S3 anni. Il padre resta persuaso che siano sta• ti i libri ad ucciderlo!
«non domalo dai forti, ma fatto a brani dall’autunno

nero» e. /tamponato all’eroe inerme
Con fioltsòv, già s’è avvertito, appare nella poesia russa un nuovo elemento. Con lui per la prima volta il popolo, il più greggio e sano popolo dei campi, esce fuor dall’anonimo delle vecchie e rozze pjcsni e si fa innanzi, <■ canta le sue cotidiane fatiche, miserie e vicende, le sue pene e le sue gioie, in forme che sono ancor quelle della lirica popolare spontanea, ma con ben altra dovizia di motivi e di temi, con ben più sagace penetrazione dell’anima del musìk e sopratutto con una fresca immediatezza di rappresentazione artistica e con un sobrio robusto realismo, che hanno il sapor delizioso di un frutto agreste pieno di succo e di forza.
nel sonno, a cuj fu «piccata la testa t non con

una gran montagna, ma con una /tagliuzza».
La gloria di fioltsòv, da tutti i critici riconosciutagli, sta nell’avere, come nessun altro ■prima di lui, non escluso Rùstia, posseduto lo spinto e la forma della creazione popolare, che egli, però, avvivò di un delicato sentimento personale e improntò di una vigorosa originalità, firan jxirtc essenziale, di questa un animo disposto all’ottimismo, ad onta d’ogtii prova crudele a cui il destino lo sottopose, e una concezione quasi religiosa della terra e della fatica del contadino.
In quell’ambiente di letterati e di ’amici il

povero fioltsòv si sentiva felice, come chi veda
Di qui innanzi tutto la varietà di rappresentazioni e la ricchezza di accenti della stia poesia, che canta la vita degli umili nella sua totalità di luci e di ombre, di gioie p di dolori, senza preconcetti, nè demagogismi tendenziosi, nè arcadiche sdolcinature. Qui sta pure una superiorità di fioltsòv sul grandissimo, ma monocordo Nekràssov, che il popolo russo raffigurò unicamente in veste di sofferente, e di martire, svolgendo variazioni infinite sul motivo che «dove è popolo, è gemito».
compiersi il più vagheggiato dei suoi sogni, ma

questa stessa felicità non era che. una delle due
Dal senso religioso, poi, del primo dei naròdniki discendono gli aspetti più spirituali»
facce del dramma angoscioso che doveva in pochi

anni logorargli la fibra e. condurlo a morte
suggestivi della sua lirica l’apoteosi del lavoro del contadino, non buio caos di fatiche, di patimenti e- di lagni, ma impresa sacra, inlimaiiiratr legata alla fede in Dio, che, scemalo il popolo, * fa nascere- il grano» (o «genera il pane»-.
/ter etisia nel 1842. l’altro era rappresentata

dalla dura necessità che lo legava, per quanto
una sala parola designa in russo l’utiu e / altra cosa)-, tu vicenda delle occupazioni campestri rappresentata quasi come (a successione delle festose e solenni funzioni di un rito (t>.
cercasse svincolarsene, al rustico ambiente e al

prosaico mestiere paterno. Si può pensare con
Il canto dell’aratoio. Il raccolto, tee.); il contadino stesso concepito come un eroe che lotta i soffre ini pavido, che sa «davanti alla sventura resistere, sotto la minaccia fatale non dare, indietro un /ut sso» Cos) Il fai ci a toro, che, per guadagnarsi la tua C’rùnjuska, figlia dello stàrostn, si coni /ira una falce nuova e va nella sfr/i/Hi, doioL tonimi am ima «manciata di oro», Stuprudit I In religiosità ’li strofe come queste:
che animo, dopo la fiaba vissuta nei soggiorni

di Pietroburgo e di Mosca, egli tornasse all’incetta
dei montoni e al commercio dei bovi! Eppure,
la volontà del padre e i bisogni della famiglia
lo tenevano incatenato ad- un mondo che
gli era ornai estraneo, a un lavoro per cui provava
solo più ripugnanza, con tutto l’ingrato
accom/xignamcnto di burocratiche brighe e di
Liti, in cui consumava sterilmente forze ed ingegno.
S’aggiunsero da ultimo a tutto ciò la rovina
degli affari t i dissensi col padre. La salute
di fioltsòv ne fu irreparabilmente scossa. Nel
1841 egli lancia contro la sorte»mala strega»,
la disperata im/trecazione de I conti con la vita:
«Vital a che mi lusinghiì Se forza Iddio mi
avesse data, io spazzata ti avrei!» Un anno più
tardi soggiace a quello che sembra il Fato comune
dei poeti russi, muore nel fior dell’età
n S3 anni. Il padre resta persuaso che siano sta•
ti i libri ad ucciderlo!
Con fioltsòv, già s’è avvertito, appare nella
poesia russa un nuovo elemento. Con lui per la
prima volta il popolo, il più greggio e sano popolo
dei campi, esce fuor dall’anonimo delle
vecchie e rozze pjcsni e si fa innanzi, <■ canta le
sue cotidiane fatiche, miserie e vicende, le sue
pene e le sue gioie, in forme che sono ancor
quelle della lirica popolare spontanea, ma con
ben altra dovizia di motivi e di temi, con ben
più sagace penetrazione dell’anima del musìk
e sopratutto con una fresca immediatezza di
rappresentazione artistica e con un sobrio robusto
realismo, che hanno il sapor delizioso di
un frutto agreste pieno di succo e di forza.
La gloria di fioltsòv, da tutti i critici riconosciutagli,
sta nell’avere, come nessun altro
■prima di lui, non escluso Rùstia, posseduto lo
spinto e la forma della creazione popolare, che
egli, però, avvivò di un delicato sentimento personale
e improntò di una vigorosa originalità,
firan jxirtc essenziale, di questa un animo disposto
all’ottimismo, ad onta d’ogtii prova crudele
a cui il destino lo sottopose, e una concezione
quasi religiosa della terra e della fatica
del contadino.
Di qui innanzi tutto la varietà di rappresentazioni
e la ricchezza di accenti della stia poesia,
che canta la vita degli umili nella sua totalità
di luci e di ombre, di gioie p di dolori, senza
preconcetti, nè demagogismi tendenziosi, nè arcadiche
sdolcinature. Qui sta pure una superiorità
di fioltsòv sul grandissimo, ma monocordo
Nekràssov, che il popolo russo raffigurò unicamente
in veste di sofferente, e di martire, svolgendo
variazioni infinite sul motivo che «dove
è popolo, è gemito».
Dal senso religioso, poi, del primo dei naròdniki
discendono gli aspetti più spirituali»
suggestivi della sua lirica l’apoteosi del lavoro
del contadino, non buio caos di fatiche, di patimenti
e- di lagni, ma impresa sacra, inlimaiiiratr
legata alla fede in Dio, che, scemalo il
popolo, * fa nascere- il grano» (o «genera il pane»-.
una sala parola designa in russo l’utiu e
/ altra cosa)-, tu vicenda delle occupazioni campestri
rappresentata quasi come (a successione
delle festose e solenni funzioni di un rito (t>.
Il canto dell’aratoio. Il raccolto, tee.); il contadino
stesso concepito come un eroe che lotta
i soffre ini pavido, che sa «davanti alla sventura
resistere, sotto la minaccia fatale non dare,
indietro un /ut sso» Cos) Il fai ci a toro, che,
per guadagnarsi la tua C’rùnjuska, figlia dello
stàrostn, si coni /ira una falce nuova e va nella
sfr/i/Hi, doioL tonimi am ima «manciata di
oro»,
Stuprudit I In religiosità ’li strofe come queste:
«t’on -ohi ni isso piigbiirn, io arerò, seminerò:
«t’on -ohi ni isso piigbiirn, io arerò, seminerò:

loia un crescile Dio, d /rinr, min ricchezza! •
• tira mollò a guardar’, ad ammirare quel che
loia un crescile Dio, d /rinr, min ricchezza! • • tira mollò a guardar’, ad ammirare quel che inalidii il Signore gri Ir fatiche agli uomini • Ci ust a ni enfi perciò osserva Mrrezkòvskij cs’<re.

inalidii il Signore gri Ir fatiche agli uomini •
«degno di nota chi, pur nelle prroccu/hizàini del /mar rotìdamo, del raccolto, delle madie.
Ci ust a ni enfi perciò osserva Mrrezkòvskij cs’<re.

«degno di nota chi, pur nelle prroccu/hizàini
colme, d punto di vista d,«quest’uomo pratico, che. studiò Li vita di tutti t giorni, non ’ affatto utilitario, economico, come quello di molti intelligenti scrittori che s’affliggono per d /Hi/tolo, ma è, anzi, il più elevato, ideale t per fin mistico...»
del /mar rotìdamo, del raccolto, delle madie.

colme, d punto di vista d,«quest’uomo pratico,
In questo misticismo c certo un motivo di più dell’enorme fartuiin che Ir. pjòani di fioltsòv ebbero in Russia, ove ne furon fatte infiinitr.
che. studiò Li vita di tutti t giorni, non

’ affatto utilitario, economico, come quello di
edizioni e molte di esse, musicate, da valenti compositori ancor vivente l’autore e dopo (fenomeno che si ripeterà per Nrkrnstov c Nàdsou), furon presto nei cuori e sulle labbra di tutti. Assai minor successo toccò alle sue «dùmy»
molti intelligenti scrittori che s’affliggono per

d /Hi/tolo, ma è, anzi, il più elevato, ideale t
(o •pensieri»), poesie con pretese filosofiche, in cui fioltsòv volle alzarsi, senza alcuna adeguata preparazione, all’esame dei più ardui problemi e che sono senza dubbio la parte più debole dell’opera sua.
per fin mistico...»

In questo misticismo c certo un motivo di
Le felici, originalissime pjcsni, che valsero a fioltsòv il nome, più o meno appropriato, di Burns russo, eran giù tradotte iti varie lingue europee. Noi diamo oggi sul Barotti alcune delle migliori di esse, in attesa d’ima prossima occasionedi presentare ai lettori italiani le altre, che qui non possono trovar posto. ’ Alfredo Poliedro.
più dell’enorme fartuiin che Ir. pjòani di fioltsòv

ebbero in Russia, ove ne furon fatte infiinitr.
NOTTE Senza guardarmi in vìbo, ella mi cantava corno il geloso marito batteva la moglie sua.
edizioni e molte di esse, musicate, da valenti

compositori ancor vivente l’autore e dopo
E nella finestra la luna in silenzio luco versava:
(fenomeno che si ripeterà per Nrkrnstov c Nàdsou),

furon presto nei cuori e sulle labbra di
di voluttuosi sogni era la notte piena!
tutti. Assai minor successo toccò alle sue «dùmy»

(o •pensieri»), poesie con pretese filosofiche,
Appena il verde giardino sotto il monte nereggiava; cupa figura a noi da quello guardava.
in cui fioltsòv volle alzarsi, senza alcuna

adeguata preparazione, all’esame dei più ardui
Sorridendo, egli dente contro dente batteva; di rovente scintilla il suo occhio brillava.
problemi e che sono senza dubbio la parte più

debole dell’opera sua.
Ecco, egli a noi vieno, come quercia grande...
Le felici, originalissime pjcsni, che valsero a

fioltsòv il nome, più o meno appropriato, di
E quel fantasma era di lei il marito tristo...
Burns russo, eran giù tradotte iti varie lingue

europee. Noi diamo oggi sul Barotti alcune delle
Per lo ossa mie scorse un gelo; io stesso non so come al pavimento mi abbarbicai.
migliori di esse, in attesa d’ima prossima occasionedi

presentare ai lettori italiani le altre,
Ma tosto che egli la mano alla porta mise, io mi azzuffai con lui, ed egli morto cadde.
che qui non possono trovar posto. ’

Alfredo Poliedro.
«Che mai tu, cara, tutta qua! foglia tremi I e con infantile orrore a lui guardi?
NOTTE

Senza guardarmi in vìbo,
Onuai noti più egli ci farà la posta, non più verrà ornai di mezzanotte all’ora!»...
ella mi cantava

corno il geloso marito
— Ah, non è già cho io., la mente s’intorba...
batteva la moglie sua.

E nella finestra la luna
Sempre due mariti a me sono presenti:
in silenzio luco versava:

di voluttuosi sogni
aul pavimento l’uno tutto nel sangue giace, e l’altro — guarda — là nel giardino uta I Il bosco (Alla memoria di A. S. Puskin) Perche, selvaggio bosco, ti sei fatto pensoso 1 di mestizia scura ti sei annebbiato?
era la notte piena!

Appena il verde giardino
Perchè, Atletico Bovà (1), incantate, con discovorta testa nella lotta, ristai a cupo chino, e non combatti con la passeggera nuvolosa procella?
sotto il monte nereggiava;

cupa figura a noi
Il foltofronzuto tuo verde casco l’impctuoBO turbino strappò o sparpagliò nella polvere; il manto cadde ai piedi o si disperse...
da quello guardava.

Sorridendo, egli
Tu stai a capo chino e non combatti.
dente contro dente batteva;

di rovente scintilla
Dove mai finì l’alta eloquonza, la forza orgogliosa, il valoro rogalo?
il suo occhio brillava.

Ecco, egli a noi vieno,
Tu avevi una volta nella notte taciturna un traboccante canto d’usignolo.
come quercia grande...

E quel fantasma era
Tu avevi una volta giorni di fasto, l’amico e il nemico tuo riufrescavansi.
di lei il marito tristo...

Per lo ossa mie
Tu usavi una volty a tarda sera minaccioso con la tempesta conversare; spalancava essa la nuvola nera, t’abbracciava col vento freddo, 0 tu dicevi a lei con fragorosa voce:
scorse un gelo;

io stesso non so come
al pavimento mi abbarbicai.
Ma tosto che egli
la mano alla porta mise,
io mi azzuffai con lui,
ed egli morto cadde.
«Che mai tu, cara,
tutta qua! foglia tremi I
e con infantile orrore
a lui guardi?
Onuai noti più egli
ci farà la posta,
non più verrà ornai
di mezzanotte all’ora!»...
— Ah, non è già cho io.,
la mente s’intorba...
Sempre due mariti a me
sono presenti:
aul pavimento l’uno
tutto nel sangue giace,
e l’altro — guarda —
là nel giardino uta I
Il bosco
(Alla memoria di A. S. Puskin)
Perche, selvaggio bosco,
ti sei fatto pensoso 1
di mestizia scura
ti sei annebbiato?
Perchè, Atletico Bovà (1),
incantate,
con discovorta
testa nella lotta,
ristai a cupo chino,
e non combatti
con la passeggera
nuvolosa procella?
Il foltofronzuto
tuo verde casco
l’impctuoBO turbino strappò
o sparpagliò nella polvere;
il manto cadde ai piedi
o si disperse...
Tu stai a capo chino
e non combatti.
Dove mai finì
l’alta eloquonza,
la forza orgogliosa,
il valoro rogalo?
Tu avevi una volta
nella notte taciturna
un traboccante canto
d’usignolo.
Tu avevi una volta
giorni di fasto,
l’amico e il nemico tuo
riufrescavansi.
Tu usavi una volty
a tarda sera
minaccioso con la tempesta
conversare;
spalancava essa
la nuvola nera,
t’abbracciava
col vento freddo,
0 tu dicevi a lei
con fragorosa voce:
«torna indietro!
«torna indietro!

sta lontanali
sta lontanali Turbina essa, si sferra, vacilla il tuo petto, prendi a ’barcollare.
Turbina essa,

si sferra,
Riscotendoti, mugghi a distesa, solo sibili intorno, voci o rombo...
vacilla il tuo petto,

prendi a ’barcollare.
La bufera piangola c con voce Ijèscji, di strega, (2) e porta le suo nuvole oltre il mare Ov’è mai ora la tua vigoria verde?
Riscotendoti,

mugghi a distesa,
Anncrrito sei tutto, velato di nebbia, insalvatichito, muto; solo, nel maltempo, urli un lamento per la sventura...
solo sibili intorno,

voci o rombo...
Cosi è, cupo bosco, croo Bovà!
La bufera piangola

c con voce Ijèscji, di strega, (2)
Tu l’intera tua vita logorasti con lo battaglie.
e porta le suo

nuvole oltre il mare
Non ti domarono 1 forti, ti fece a brani l’autunno nero.
Ov’è mai ora la tua

vigoria verde?
Certo, nell’ora del sonno sul disarmato forze ostili s’avventarono, dall’croichc spalle stnccaron la testa:
Anncrrito sei tutto,

velato di nebbia,
non con la spada,, (3) ma con una pagliuzza...
insalvatichito, muto;

solo, nel maltempo,
(1) Antico eroe popolaro, dal quale s’intitola, oltre alla diffusssima fiaba del «Rcuccio Bovà»
urli un lamento

per la sventura...
Cosi è, cupo bosco,
croo Bovà!
Tu l’intera tua vita
logorasti con lo battaglie.
Non ti domarono
1 forti,
ti fece a brani
l’autunno nero.
Certo, nell’ora del sonno
sul disarmato
forze ostili
s’avventarono,
dall’croichc spalle
stnccaron la testa:
non con la spada,, (3)
ma con una pagliuzza...
(1) Antico eroe popolaro, dal quale s’intitola,
oltre alla diffusssima fiaba del «Rcuccio Bovà»
un frammento di poema del Pù&kin sedicenne.
un frammento di poema del Pù&kin sedicenne.

La figura di Bovà, come mostrò il Vcssolòvskij,
non è che la russificazione del noto Bovo o Buono
La figura di Bovà, come mostrò il Vcssolòvskij, non è che la russificazione del noto Bovo o Buono d’Antona dei nostri romanzi popolari di cavalleria.

d’Antona dei nostri romanzi popolari di cavalleria.
(2) Il Ijèscij, o spirito boschereccio, selvaggio o malefico, che sghignazza nelle selve e trae il viandante nel più folto di 03se, ò una dell© duo principali divinità naturali, dalla mitologi» finnica trasmesse agli antichi slavi, ancora eemipagani l’altra è il vodjanòj, o spirito dell© acque.
(2) Il Ijèscij, o spirito boschereccio, selvaggio

o malefico, che sghignazza nelle selve e trae il
(3) Lett.: «non con grand© montagna», ma credo, in questo caso, di dover tradurrò liberamente, seguondo solo lo spirito dell’originale.
viandante nel più folto di 03se, ò una dell© duo

principali divinità naturali, dalla mitologi» finnica
IL RACCOLTO Di rossa fiamma l’aurora avvampò; sul volto della terra la nebbia striscia.
trasmesse agli antichi slavi, ancora eemipagani

l’altra è il vodjanòj, o spirito dell©
S’acceso il giorno del fuoco solare, radunò la nebbia sopra il vertice doi monti, l’addensò in nuvola nera, la nuvola nera s’aggrottò, 8’aggrottò come impensierita, quasi ricordasse la sua patria...
acque.
(3) Lett.: «non con grand© montagna», ma
credo, in questo caso, di dover tradurrò liberamente,
seguondo solo lo spirito dell’originale.
IL RACCOLTO
Di rossa fiamma
l’aurora avvampò;
sul volto della terra
la nebbia striscia.
S’acceso il giorno
del fuoco solare,
radunò la nebbia
sopra il vertice doi monti,
l’addensò
in nuvola nera,
la nuvola nera
s’aggrottò,
8’aggrottò
come impensierita,
quasi ricordasse
la sua patria...
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