Pagina:Il Baretti - Anno I, n. 1, Torino, 1924.djvu/2: differenze tra le versioni

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Tenteremo di precisare questo discorso, di rivivere oggi le ammirazioni, le pretese, le nostre attenzioni degli anni più giovani, sicuri di trovar solo allora, risalendo lontano, una figura di noi decisa; ma anche ingiusti, perchè il desiderio di poterlo riafferrare, e di condannarla a fare da schema, e impedirà una piena riconoscenza.
Tenteremo di precisare questo discorso, di rivivere oggi le ammirazioni, le pretese, le nostre attenzioni degli anni più giovani, sicuri di trovar solo allora, risalendo lontano, una figura di noi decisa; ma anche ingiusti, perchè il desiderio di poterlo riafferrare, e di condannarla a fare da schema, e impedirà una piena riconoscenza.


Si ha in mente un tempo di facili entusiasmi, con apertura di cieli e vita esuberante nei petti. Nelle case c’era la pace; c’erano i giorni comodi e ordinati, un’ostinatezza di lavoro senza eroismo, una fiduciosa aspettativa, un modesto ma indiscusso accaparramento del futuro. Crescevano i figli, e sembrava fossero garanzia d’un immancabile progresso, che non sfuggirebbe, non vorrebbe rinnegare l’esempio dei padri. C’era un modello fisso per la loro attività; essi erano osservati e vigilati non senza intenerimento, poiché promettevano bene e per loro si sarebbero avverati i sogni consueti; ma purché non sgarrassero. Si era d’altronde tranquilli che non si sarebbero perduti: gerarchia, ordini, leggi, forze e costumi sociali delimitavano brevissimo il campo della loro libertà.
Si ha in mente un tempo di facili entusiasmi, con apertura di cieli e vita esuberante nei petti.


I giovani non accettavano a parole le costrizioni preventive, e sarebbero stati felici di qualunque catapulta che venisse a abbattere quei muri tanto saldi. Perciò ci furon gli anni del rivoluziouarismo, puramente canoro, non inteso come disciplina ma come ribellione istintiva; con la nuova città sorta per incanto e i propagandisti creati dèspoti in ricompensa della fede. Un atteggiamento che tutt’insieme non rimediava a nulla, perchè imbastito sulle forme che i vecchi pretendevano di conservare, e non si rovesciavano, ma ci s’incastrava dentro, quando si prendeva a maledirle.
Nelle case c’ cra la pace; c’ erano i giorni comodi e ordinati, un’ ostinatezza dì lavoro senza eroismo, ima fiduciosa aspettativa, un modesto ma indiscusso accaparramento «lei futuro. Crescevano ì figli, e sembrava fossero garanzia d’ uu immancabile progresso, che non sfuggirebbe, nòti vorrebbe rinnegare l’ esempio dei padri. C’ era un modello fisso per la loro attività; essi eraDO osservali e igilati non senza intenerimento, poiché promettevano bene e per loro s> sarebbero avverati i sogni consueti; ma purché uou sgarrassero.


Lo stesso su per giù si può dire per il sogno dannunziano: un mostruoso sogno, di un mondo gonfio, sgargiante, fatto con gl’ingredienti sentimentali e morali del mondo d’ogni giorno. Non erano capaci di tale estensione, verso l’orgiastico e il demente, senza scoppiare. Assai presto accadeva la saturazione delle imagini; nessun uomo sano poteva reggere ai trucchi allucinatorii senza esserne complice. Si cadeva quindi nella licitazione pratica della fantasia, nel mestiere; ottimo espediente, ricetta, finché la gente abbocca, fruttifera; e rimedio utilissimo alle illusioni giovanili.
Si era d’ altronde tranquilli che non si sarebberp perduti: gerarchia, ordini, leggi, forze e costumi sociali delimitavano brevissimo il canipo della lorodibertà.


Ma queste bisognava che trovassero un altro sfogo; dalla fioritura dei giovani seguaci ed adepti si passò alla stagione dei giovani autoctoni. I quali, poiché non potevano inventare per sé questa dignità, e eran per forza fiduciosi nel verbo d’un maestro, in una parola segnata, impararono appunto questa, che la loro gioventù era fonte di potenza, che l’esercizio della volontà è garanzia dell’opera, che la vita personale è da affermarsi costruendo da sé il proprio modello; che libertà e creazione sono identici frutti dell’autonomia. Così i giovani si sarebbero sottratti in pieno alla tutela dei padri, non edificando altre leggi o inventando altre forme a conchiudere il mondo dove si sentivano segregati, ma negando insieme il mondo e le sue leggi, qualunque forma e ogni apparenza e ogni verità in quanto non fossero conquista intima e costruzione; imponendo sé stessi in luogo della necessità, ricreando la vita secondo lo spirito che abolisce il tempo e tutto consuma e comprende nell'atto con cui pensa. Scuola di pragmatismo e d’idealismo; scuola di lirica libertà e di novità critica, miraggio magnifico, aria prodigiosamente salubre, dove si respira un’assoluta fiducia di sé, poiché si afferma l’identità tra azione e successo, poiché si supera e si relega nella falsa luce del passato l’errore e il male; ipotesi quanto mai consolante, che abolisce, e continuamente vivifica, Dio.
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Chi dei giovani avrebbe saputo resistere? chi avversarla? In un punto, in un atto l’universo era risolto. Fugate le ombre e appianate le crisi, resa la fantasia a espressione, a etica il sentimento, dedotta e sorretta la vita economica e ha vita fisica quali sue funzioni da quella spirituale — questa era finalmente la celebrazione dell’uomo e di qui cominciava il suo regno, con nulla a lui superiore se non l’ignota ombra d’un pensiero futuro.
vecchi pretendevano di conservare, e non si rovesciavano, ma ci «’incastrava dentro, quando si prendeva a maledirle.


Tale, al suo simile, sarebbe potuto essere il senso dell’educazione vociana. Su i contemporanei però essa non operava tanto apertamente; da un’ora all’altra non si poteva desumerne la ragione prima e ricondurla alle premesse ideali che la pratica deve mascherare. I motivi fondamentali restavano poco svolti e poco appariscenti, nell’ombra delle azioni polemiche o delle espressioni più clamorose.
l.o stesso su per giù si |mò dire per il sogno dannunziano: un mostruoso sogno, ìli un mondo gonfio, sgaigiantc, fatto con gl’ ingredienti sentimentali e morali del mondo d’ ogni giorno. Non erano captici di tale estensione, verso l’ orgiastico e il demente, senza scoppiare. Assai presto accadeva la saturazione «Ielle imagiui; nessun uomo s;mo poteva reggere ai trucchi allucinatorii sen/.’ esserne complice. Si cadeva quindi nella licitazione pratica della fantasia, nel mestiere; ottimo cspe<licnte, ricetta, finché la gente obbocen, fruttifera; e rimedio utilissimo alle illusioni giovanili.


Accanto ai filosofi, mossi un po’ dalle medesime ragioni o sofferenze, altri amici stavano a rappresentare l'esigenza lirica, come sforze verso la libertà pura senza responsabilità nè sottintesi che si esaurisce nel grido. Una volontà rozza e primordiale si gettava così nello schema della composta bellezza a scompigliando; e si compiaceva come d’una vittoria dei segui delle rotture, dei resti e dei frammenti. Si andava a parare senza paura, come a un'estrema perfezione, al singhiozzo e alla risata.
Ma queste bisognava che trovassero un altro «fogo; dalla fioritimi dei giovani seguaci ed adep.


Non era impresa tanto facile accomodare questi clementi di pura volontà in una forma di pensiero. Gli abbozzi di teorie che potevano servire, volta per volta, non avevano importanza maggiore dell’immediata giustificazione, della scusa momentanea. Per ognuna delle licenze pareva opportuno stabilire una regola, che spesso si tramutava in una battuta polemica, negativa e insultante. A poco a poco si combinavano delle litanie d’improperi, che garantivano e corazzavano i nuovi tentativi d’espressione, come se ogni poeta principiante dovesse esser agitato dii uno spirito di vendetta e d’offesa; e non parve a molti lecito altro modo di parlare che quello dei massacri e delle stroncature. Perfino quando si trattava di rivelare i geni ignoti, di portare alle stelle i colleghi e complici stranieri, di scoprire, di testimoniare e d’applaudire, non è raro che l’elogio fosse pieno d’una deviata acrimonia e che, nonostante la solenne pompa dei riti, si scoprisse la vera natura e lo scopo della celebrazione: quello dove s’incensavano i loro santi era palesemente un contrattare. I momenti di serenità erano assai poco frequenti, come si vede dalla breve apertura dei loro canti e dal solo appello d’amore che conobbero: oh, lasciateci divertire!
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Sicché la scuola dell’ idealismo — che fu appunto detto militante — non riuscì mai a un ordine pacato. Sarebbe stato necessario abbandonare i fervorosi, non fidarsi dei credenti più semplici che son privi d’accortezza e di misura. Ma il distacco di ''Laceria'' non tolse che alcuni detriti, già compresi fu ''pectore'' nell’organismo vociano, e dai quali non gli sarebbe stato aggiunto nulla. Dall’idealismo avevano imparato tutti. Ospite estraneo era stato Croce, più vicino e partecipante Gentile, e la loro polemica. Quella scuola però»i può chiamare idealista solo per ragioni eufemistiche; per quel tanto, o magari quel poco, d’ agitato e d’ eccitante che, come s’ è visto, l’ idealismo conteneva e per cui veniva a sodisfate la romantica ansia ilei giovani; poiché anche a chi dirigeva la Voce, benché se ne proclamasse seguace, mancava il gcuio e la possibilità «l’ assumerlo in pieno, e In sua propaganda fermentava d’ idealismo, come anche di pragmatismo o «li puritanesimo. C’ era in lui una spiccata tcndcn’ za all’ analisi, e un immodesto desiderio di riforme; cosicché i sommi principi venivano messi in ballo per i più bassi servizi. Si senti tanto spesso lo scarto tra il tono dei criteri direttivi, assoluto e concludente, sebbene nnch’ csso pdemieo, e le proposte pratiche, dall’ àmbito breve, dalla risonanza ristretta, così bonarie e liorghesi • che non ci si riuscì mai a convincere che la fede — o il pensiero — di Prezzolili» si fosse fissata.- Ia? sue oscillazioni erano la misura «Icll’ incertezza, della confusione cara:il suo spirito così attivo.
I quali, poiché non potevano inventare per sé «[insta dignità, e ermi per forza fiduciosi nel xerbo d’ un maestro, in una parola segnata, impararono appunto questa, che la loro gioventù era fonte di potenza, che l’ esercizio della volontà è garanzia dell’ opera, che la vita personale è da affermarsi costruendo «la sé il proprio modello; che libertà e creazione sono identici frutti dcll’ autonomia.

Così i giovani sarebbero sottratti in pieno alla tutela dei padri, non edificando altre léggi o inventando altre forme a conchiudere il mollilo «love si sentivano segregati, ma negando insieme il mondo e le sue leggi, qualunque forma e ogni apparenza e ogni verità in quanto non fossero conquista intima e costruzione-; imponendo sé stessi in luogo della necessità, ricreando la vita secondo lo spirito che abolisce il tem|K> e lutto consuma e coniprende neiratto con cui pensa. Scuola di pragmatismo e d’ idealismo; scuola ili lirica libertà e di novità critica, miraggio magnifico, alia prodigiosamente salubre, dove si respira un’ assoluta fiducia di sé, poiché si afferma l’ identità tra azione e successo, poiché si supera e si relega nella fatsa luce del passato l’ errore e il male; ipotesi quanto mai consolante, che abolisce, e continuamente vivifica, Dio.

Chi dei giovani avrebbe saputo resistere? chi avversarla? lo un punto, in un alto l’ universo era risolto. Fugate le ombro e appianale le crisi, resa la fantasìa a espressione, a etica il sentimento, dedotta e sonetti» la viti» economica e hi vita fisica quali sue funzioni ila quella spirituale — questa era finalmente la celebrazione dell’ uomo e qui cominciava il suo regno, cou nulla a lui superiore se non l’ ignota ombra d’ mi pensiero futuro.

Tale, ul suo limile, sarebbe [minto essere il scuso dell ’educazione vociami. Su i contemporanci però essa non operavn tanto apertamente; da un’ ora all’ altra non si poteva desumerne la ragioue prima e ricondurla alle premesse ideali che la pratica «leve mascherare. I motivi fondamentali restavano poco svolti e poco np|wri* semiti, nell’ ombra delle azioni polemiche o «Ielle espressioni più clamorose.

Accanto ai filosofi, mossi un [to’ dallo medesime ragioni o sofferenze, altri amici stavano a rappresentare Tcsigciizn lirica, come «forze verso U liliertà pura senza responsabilità nè sottintesi che si esaurisce nel gì l’ ilo. Una volontà rozza e primordiale gettava «osi nello schema dclla composta bellezza a scompigliai lo; e si compiaceva come d’ una vittoria dei segui delle rotture, «le» resti e «lei frammenti. Si andava a parare senza [mura, come a unfostroma perfezione, al singhiozzo e alla risota.

Non era impresa tanto facile accomodare questi clementi di pura volontà in una forma di [Kuisieu*. Oli abbozzi di. teorie che jmtevano servire, volta per volta, non avevano»n»[torln»»yzt maggiore dell’ immediata giustificazione, della scusa momentanea. Ifor ognuna «Ielle licenze poteva oppoituno stabilite una regola, che spesso si tramutava in una battuta polemica, negativa e insultante. A poco a poco si combinavano delle litanie d’ improperi, che garantivano e corazzavano i nuovi tentativi «l’ espressione, come se ogni poeta principiante dovesse esser agitato dii uno spirito di vendetta e d’ offesa; e non parve a molti lecito altro modo di parlare che quello dei massacri e delle stroncature. Perfino quando si trattava rivelare- i geni ignoti, di jxnta.v alle stelle i colleglli e complici stranieri, «H scoprire, di testimoniare e d’ applaudire, non è raro.

che l’ elogio fosse pieno d’ unn deviata acrimonia e che, nonostante la solenne pompa dei riti, sì scoprisse In vera natura e lo scopo della celebra* rioni: quello dove s’ incensa vano i loro santi era palesemente un contrattare. I momenti di serenità erano assai poco frequenti, come si vede dalla breve apertura dei loro canti e dal solo appollo d’ amore che conobbero: oh, lasciateci divertire!

Sicché la scuola dcH’ ideaHstno — che fu appunto detto militante -• non riuscì mai a un ordine pacato. Sarebbe stato necessario abbandonare i fervorosi, non fidarsi dei credenti più semplici che son privi d’ accortezza e di misura.

Ma il distacco di Lùccrta non tolse che alcuni detriti, già compresi fn pectore nell’ organismo vociano, e «Ini quali non gl» sarebbe stato aggiunto nulla. Dall’ idealismo avevano imparato tutti. Ospite estraneo era stato Croce, più vicino e partecipante Gentile, e la loro polemica. Quella scuola però»i può chiamare idealista solo per ragioni eufemistiche; per quel tanto, o magari quel poco, d’ agitato e d’ eccitante che, come s’ è visto, l’ idealismo conteneva e per cui veniva a sodisfate la romantica ansia ilei giovani; poiché anche a chi dirigeva la Voce, benché se ne proclamasse seguace, mancava il gcuio e la possibilità «l’ assumerlo in pieno, e In sua propaganda fermentava d’ idealismo, come anche di pragmatismo o «li puritanesimo. C’ era in lui una spiccata tcndcn’ za all’ analisi, e un immodesto desiderio di riforme; cosicché i sommi principi venivano messi in ballo per i più bassi servizi. Si senti tanto spesso lo scarto tra il tono dei criteri direttivi, assoluto e concludente, sebbene nnch’ csso pdemieo, e le proposte pratiche, dall’ àmbito breve, dalla risonanza ristretta, così bonarie e liorghesi • che non ci si riuscì mai a convincere che la fede — o il pensiero — di Prezzolili» si fosse fissata.- Ia? sue oscillazioni erano la misura «Icll’ incertezza, della confusione cara:il suo spirito così attivo.


Questi difetti si vedono ora; ma come Dio volle non erano palisi alla nostra mente «li ragazzi, e anzi, a quel momento, costituivano un pregio. Infatti in un panorama mobile e frast».
Questi difetti si vedono ora; ma come Dio volle non erano palisi alla nostra mente «li ragazzi, e anzi, a quel momento, costituivano un pregio. Infatti in un panorama mobile e frast».