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.... Silenzio.—Ora dormi, con puro sorriso. Non temi più nulla. Il letto ove stai, muta e rigida, somiglia una bara o una culla. Qualche stilla diaccia risgorga, insistente, dal muro. Aràcnidi lente traversano la vôlta. A un pertugio s’affaccia lo sbirro dal volto camuso, e ghigna, battendo il fucile all’uscio.—Il tuo labbro sottile all’ansia d’un sogno è dischiuso.
E i muri si sfasciano, senza romore. La cella si fa deserto ai confini di Patria: enorme una folla vi sta. Ti chiamano, i tuoi compagni. In esilio, in demenza, in ceppi, in agguato, col cappio al collo, ti arridono: A noi!... ....