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bisogno a partirsi da Mantova. Al sarto diede la donna alora un bollettino, ove scriveva al suo Cornelio che quel giorno stesso tra le vent’una e le ventidue ore ella l’attenderebbe su la porta del suo palazzo, e che egli mascherato ci andasse e facesse un certo segno. Venuta l’ora, Cornelio, con quelli abiti di vari colori e lunghi che in Milano dai gentiluomini s’usano, con certi pennacchi in capo si mascherò e montato suso un bellissimo e leggiadro giannetto verso la stanza de la sua Camilla tutto solo s’inviò, e quella sulla porta più che mai vaga, bella ed aggraziata, che con alcuni gentiluomini ragionava, ritrovò. Quivi Cornelio giunto, inchinandosi a la donna fece il segno e senza parlar se ne stava. Quei gentiluomini veggendo un mascherato che senza far motto appresso loro s’era fermato, e giudicando che a la donna senza testimoni volesse parlare, come discreti che erano, dato di piedi a le lor mule si partirono, ed a Cornelio, senza saper a cui, lasciarono il campo libero. Egli, come furono partiti, salutò riverentemente la donna, la quale fatta di mille colori stette buona pezza senza poter parlare. Cornelio era quasi fuor di sé e a pena credeva esser vero che egli fosse ov’era, e la sovrana bellezza de la sua cara donna contemplava. A la fine, rotto il dolce e sospiroso silenzio, cominciarono a ragionare e narrarsi le lor passioni amorose, ed ai ragionamenti loro ebbero la fortuna assai favorevole, perciò che ancora che mascherati ed altri gentiluomini passassero per quella contrada nessuno pertanto, veggendo la donna a stretto ragionamento con un mascherato, vi s'accostò, di modo che fin a l'imbrunir de la notte ebbero agio di dire quanto loro aggradiva. La donna fieramente il riprese che a si periglioso rischio egli si fosse posto e che, pur avendo deliberato venire non fosse venuto a tempo, imperò che ella d’ora in ora il suo consorte attendeva. Cornelio le mostrò la lettera, onde, leggendola ella, s’accorse che s'era ingannata di più d'otto di del termine de la partita di suo marito, e restò forte sbigottita. Nondimeno ella venne con l'amante in questo accordio, che ella a le quattro ore di notte l’attenderia e da la donzella, che era de l'amor suo consapevole, lo farebbe metter in casa, facendo egli un certo segno. Ma se quella sera il marito a caso fosse
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PARTE PRIMA
bisogno a partirsi da Mantova. Al sarto diede la donna alora un
bollettino, ove scriveva al suo Cornelio che quel giorno stesso
tra le vent’una e le ventidue ore ella l’attenderebbe su la porta
del suo palazzo, e che egli mascherato ci andasse e facesse un
certo segno. Venuta l’ora, Cornelio, con quelli abiti di vari co¬
lori e lunghi che in Milano dai gentiluomini s’usano, con certi
pennacchi in capo si mascherò e montato suso un bellissimo e
leggiadro giannetto verso la stanza de la sua Cam Ila tutto solo
s’inviò, e quella sulla porta più che mai vaga, bella ed aggra¬
ziata, che con alcuni gentiluomini ragionava, ritrovò. Quivi Cor¬
nelio giunto, inchinandosi a la donna fece il segno e senza parlar
se ne stava. Quei gentiluomini veggendo un mascherato che
senza far motto appresso loro s’era fermato, e giudicando che
a la donna senza testimoni volesse parlare, come discreti che erano,
dato di piedi a le lor mule si partirono, ed a Cornelio, senza sa¬
per a cui, lasciarono il campo libero. Egli, come furono partiti,
salutò riverentemente la donna, la quale fatta di mille colori stette
buona pezza s^nza poter parlare. Cornelio era quasi fuor di sé e
a pena credeva esser vero che egli fosse ov’era, e la sovrana
bellezza de la sua cara donna contemplava. A la fine, rotto il
dolce e sospiroso silenzio, cominciarono a ragionare e narrarsi le
lor passioni amorose, ed ai ragionamenti loro ebbero la fortuna
assai favorevole, perciò che ancora che mascherati ed altri gen¬
tiluomini passassero per quella contrada nessuno pertanto, veg¬
gendo la donna a stretto ragionamento con un mascherato, vi
s'accostò, di modo che fin a l'imbrunir de la notte ebbero agio
di dire quanto loro aggradiva. La donna fieramente il riprese
che a si periglioso rischio egli si fosse posto e che, pur avendo
deliberato venire non fosse venuto a tempo, imperò che ella d’ora
in ora il suo consorte attendeva. Cornelio le mostrò la lettera,
onde, leggendola ella, s’accorse che s'era ingannata di più d'otto
di del termine de la partita di suo marito, e restò fo:te sbi¬
gottita. Nondimeno ella venne con l'amante in questo accordio,
che ella a le quattro ore di notte l’attenderia e da la donzella, che
era de l'amor suo consapevole, lo farebbe metter in casa, facendo
egli un certo segno. Ma se quella sera il marito a caso fosse