Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/317: differenze tra le versioni

Phe-bot (discussione | contributi)
Xavier121: split
 
Luigi62 (discussione | contributi)
 
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione|314|{{Sc|parte prima}}|}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
che io poteva ed imitare le grui e le cicogne, soleva, come piú in destro mi veniva, nel tempo de la state andare o in Valtellina a goder quei freschi di Caspano e dei Bagni del Masino, o vero mi riduceva a Castelnuovo ne le case di mio padre, ove di luglio le notti si fresche erano che io, che altrove a quei tempi non poteva lenzuolo sopra di me sofferire, quivi tutta la notte dormiva con una buona coperta a dosso, ed il giorno in una saletta terrena senza sentir caldo quel noioso tempo trapassava, avendo sempre compagnia d’amici nostri e di parenti. Avvenne che messer Gian Guglielmo Grasso, uomo costumatissimo e molto letterato e che de la lingua volgare si diletta, mi diede un giorno desinare in casa sua, presso la chiesa dei Servi, ove si trovarono altri di compagnia. Passato il desinare, s’entrò a dire de la guerra civile che ai tempi degli avoli nostri fu tra i dertonesi e loro per cagione de l’acque del ruscello che fa il molino di Gualdonasce, e da questo ragionamento si travarcò a ragionar de la fondazione de la patria nostra, essendoci chi voleva che l’origine sua da’ goti venisse, ed altri affermano che da’ longobardi fosse stata fondata. Io alora dissi quanto me n’occorreva. Onde si conchiuse che gli ostrogoti insieme con una banda di soldati romani che nel principio del regno di Teodorico sotto di lui militarono prima che egli a Roma levasse l’armi, furono quelli che Castelnuovo fondarono. Dopo questo, cominciandosi ad investigare quali fossero le famiglie discese dai romani e quali quelle che vennero dagli ostrogoti, e dicendone chi una e chi un’altra, messer Bonifazio Grasso, fratello di messer Gian Guglielmo, interrompendo il parlare, narrò una novella accaduta nel principio de la edificazione de la detta nostra patria, la quale fu generalmente da tutti commendata per l’astuzia che usò una fanciulla in uccellar la sua nutrice a ciò che non si scoprisse il suo amore. Io, ritornato a casa, essa novella scrissi e posi appresso l’altre giá da me scritte. E a questi di, rivolgendo le reliquie dei miei libri e scritti che da la preda che fecero i soldati spagnuoli ne la mia libraria mi sono rimasi, mi venne tra l’altre cose a le mani questa novella, la quale, volendo io secondo che le truovo
314
PARTE PRIMA
che io poteva ed imitare le grui e le cicogne, soleva, come più
in destro mi veniva, nel tempo de la state andare o in Valtel¬
lina a goder quei freschi di Caspano e dei Bagni del Masino,
o vero mi riduceva a Castelnuovo ne le case di mio padre, ove
di luglio le notti si fresche erano che io, che altrove a quei
tempi non poteva lenzuolo sopra di me sofferire, quivi tutta la
notte dormiva con una buona coperta a dosso, ed il giorno in
una saletta terrena senza sentir caldo quel noioso tempo trapas¬
sava, avendo sempre compagnia d’amici nostri e di parenti.
Avvenne che messer Gian Guglielmo Grasso, uomo costuma¬
tissimo e molto letterato e che de la lingua volgare si diletta,
mi diede un giorno desinare in casa sua, presso la chiesa dei
Servi, ove si trovarono altri di compagnia. Passato il desi¬
nare, s’entrò a dire de la guerra civile che ai tempi degli
avoli nostri fu tra i dertonesi e loro per cagione de Tacque
del ruscello che fa il molino di Gualdonasce, e da questo ragio¬
namento si travarcò a ragionar de la fondazione de la patria
nostra, essendoci chi voleva che l’origine sua da’goti venisse,
ed altri affermano che da' longobardi fosse stata fondata. Io
alora dissi quanto me n’occorreva. Onde si conchiuse che gli
ostrogoti insieme con una banda di soldati romani che nel
principio del regno di Teodorico sotto di lui militarono prima
che egli a Roma levasse l’armi, furono quelli che Castelnuovo
fondarono. Dopo questo, cominciandosi ad investigare quali fos¬
sero le famiglie discese dai romani e quali quelle che ven¬
nero dagli ostrogoti, e dicendone chi una e chi un’altra, messer
Bonifazio Grasso, fratello di messer Gian Guglielmo, interrom¬
pendo il parlare, narrò una novella accaduta nel principio de la
edificazione de la detta nostra patria, la quale fu generalmente
da tutti commendata per l’astuzia che usò una fanciulla in uc¬
cellar la sua nutrice a ciò che non si scoprisse il suo amore.
Io, ritornato a casa, essa novella scrissi e posi appresso l’altre
già da me scritte. E a questi di, rivolgendo le reliquie dei miei
libri e scritti che da la preda che fecero i soldati spagnuoli ne
la mia libraria mi sono rimasi, mi venne tra l’altre cose a le
mani questa novella, la quale, volendo io secondo che le truovo