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era cresciuta che chi veduta l’avesse non l’averebbe mai per Fenicia conosciuta, massimamente tenendo quella giá esser morta. La sorella che seco stava, ed era di circa quindeci anni e Belfiore aveva nome, pareva proprio un bellissimo fiore, di maniera che poco meno beltá dimostrava de la sorella sua maggiore. Il che veggendo, messer Lionato, che sovente le andava a vedere, deliberò non tardar piú di metter ad effetto il suo pensiero. Onde, essendo un di in compagnia dei dui cavalieri, disse sorridendo al signor Timbreo: — Tempo è oggimai, signor mio, che de l’obbligo che voi la vostra mercé meco avete vi scioglia. Io penso avervi trovata per moglie una giovane gentilissima e bella, de la quale, secondo il parer mio, quando l’averete vista vi contentarete. E se forse con tanto amore non sará da voi presa con quanto eravate per sposar Fenicia, di questo v’assicuro ben io che minor beltá, minor nobiltá e minor gentilezza voi non pigliarete. De l’altre donnesche doti e gentilissimi costumi ella la Dio mercé ne è abondevoi niente fornita ed ornata. Voi la vederete e poi sará in libertá vostra far tutto quello che piú a vostro profitto vi parrá. Domenica matina io ne verrò a l’albergo vostro con quella compagnia che tra parenti ed amici miei scieglierò, e voi insieme col signor Girondo sarete ad ordine, perciò che conviene che andiamo fuor di Messina circa a tre miglia, ad una villa ove udiremo messa, e poi si vederá la giovane di cui v’ho parlato e di brigata desinaremo. — Accettò l’invito e l’ordine dato il signor Timbreo, e la domenica col signor Girondo a buon’ora si mise a l’ordine per cavalcare. Ed ecco messer Lionato arrivare con una squadra di gentiluomini, che giá in villa aveva fatto ogni cosa necessaria onoratamente apparecchiare. Come il signor Timbreo fu avvertito del venir di messer Lionato, egli col signor Girondo e servidori a cavallo sali e dato il buon di e ricevuto tutti di brigata di Messina se ne uscirono. E, come in simili cavalcate avviene, di diverse cose ragionando giunsero a la villa che non se ne accorsero, ove furono onoratamente raccolti. Quivi udirono messa in una chiesa a la casa vicina. Finita la messa tutti si ridussero in sala, che era
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era cresciuta che chi veduta l’avesse non l’averebbe mai per
Fenicia conosciuta, massimamente tenendo quella già esser
morta. La sorella che seco stava, ed era di circa quindeci anni
e Belfiore aveva nomé, pareva proprio un bellissimo fiore, di
maniera che poco meno beltà dimostrava de la sorella sua mag¬
giore. Il che veggendo, messer Lionato, che sovente le andava
a vedere, deliberò non tardar più di metter ad effetto il suo
pensiero. Onde, essendo un di in compagnia dei dui cavalieri,
disse sorridendo al signor Timbreo: — Tempo è oggimai, si¬
gnor mio, che de l’obbligo che voi la vostra mercé meco
avete vi scioglia. Io penso avervi trovata per moglie una gio¬
vane gentilissima e bella, de la quale, secondo il parer mio,
quando l’averete vista vi contentarete. E se forse con tanto
amore non sarà da voi presa con quanto eravate per sposar
Fenicia, di questo v’assicuro ben io che minor beltà, minor
nobiltà e minor gentilezza voi non pigliarete. De l'altre don¬
nesche doti e gentilissimi costumi ella la Dio mercé ne è
abondevoi niente fornita ed ornata. Voi la vederete e poi sarà
in libertà vostra far tutto quello che più a vostro profitto vi
parrà. Domenica matina io ne verrò a l’albergo vostro con
quella compagnia che tra parenti ed amici miei scieglierò, e voi
insieme col signor Girondo sarete ad ordine, perciò che con¬
viene che andiamo fuor di Messina circa a tre miglia, ad una
villa ove udiremo messa, e poi si vederà la giovane di cui v’ ho
parlato e di brigata desinaremo. — Accettò l'invito e l’ordine
dato il signor Timbreo, e la domenica col signor Girondo a
buon’ora si mise a l’ordine per cavalcare. Ed ecco messer Lio¬
nato arrivare con una squadra di gentiluomini, che già in villa
aveva fatto ogni cosa necessaria onoratamente apparecchiare.
Come il signor Timbreo fu avvertito del venir di messer Lio¬
nato, egli col signor Girondo e servidori a cavallo sali e dato
il buon di e ricevuto tutti di brigata di Messina se ne uscirono.
E, come in simili cavalcate avviene, di diverse cose ragio¬
nando giunsero a la villa che non se ne accorsero, ove furono
onoratamente raccolti. Quivi udirono messa in una chiesa a la
casa vicina. Finita la messa tutti si ridussero in sala, che era
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