Pagina:Fior di Sardegna (Racconti).djvu/186: differenze tra le versioni
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della camera di Lara, mentre fuori il sole dardeggiava sulle campagne inaridite e le mosche ronzavano per l’aria soffocante, coprendo colla loro musica monotona il lieve susurro delle parole di Marco. — Che cosa diceva?... |
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— Non lo sappiamo, perché, come dicemmo, Lara e lui parlavano, senza essere intesi da nessuno... ma |
— Non lo sappiamo, perché, come dicemmo, Lara e lui parlavano, senza essere intesi da nessuno... ma è certo che le frasi di Ferragna dovevano avere un magico potere, perchè ridonavano il sorriso al volto bianco della malata e il dolce riflesso dei bei giorni di speranza e di amore ai suoi grandi occhi offuscati dalla febbre e dall’insonnia. — Quel giorno Lara cominciò a credere che la sua malattia fosse in realtà un nonnulla, e che, come il medico aveva predetto, si potesse levare da letto fra qualche giorno, al più tardi fra una settimana. |
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— E ora, — conchiuse Marco, — mi perdonerai? |
— E ora, — conchiuse Marco, — mi perdonerai? |
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— Sì, — rispose Lara con entusiasmo, — anzi! — E gettandogli le braccia al collo, lo baciò come lo baciava dieci anni prima. |
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Sul finire dl luglio, una sera, Marco Ferragna, che a furia d’anni aveva adottato molte delle abitudini dei proprietari di X***, salì a cavallo e partì per visitare uno dei suoi numerosi possedimenti. — Mariagrazia, — disse alla sua domestica, — probabilmente stanotte dormirò in campagna, quindi non attendermi. — Mariagrazia gli fornì di viveri per la cena la piccola bisaccia bianca a fiorami rossi legata alla sella, e non fece osservazione alcuna, però osservò che quella era la prima volta che il suo elegante padrone si adattava a passare la notte fuori della sua ricca camera da letto. |
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Marco dunque |
Marco dunque partì; passando davanti alla casa di don Salvatore, vide Lara seduta accanto ad una finestra. Lara che nella sua convalescenza aveva ripreso la perfetta dolce fisonomia della «morta». |
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Un brivido |
Un brivido passò per le spalle di Marco, che la guardò fisso sinché potè vedorla. Quando la sua pallida faccia scomparve, Marco spronò a sangue il cavallo morsicandosi le labbra con furore, e s’immerse in pensieri ben tetri e profondi se non gli lasciavano neppure intendere i saluti che la gente gli prodigava lungo la sua via. {{Pt|Ga|}} |