Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/93: differenze tra le versioni

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isola, ma solo che quivi venivano a prenderla per la comodità del porto. E forse l’acqua era colà condotta da qualche luogo vicino; confessando in certa maniera il poeta colle sue stesse parole, di aver detto che Faro è circondato dal mare, non perchè così fosse nel vero, ma per iperbole e per finzione.
questi Sidonj? certo non quelli della Fenicia; perchè avendo menzionato già prima il nome generico, non è da credere che qui volesse poi introdurre quello della specie<ref>Omero ne’ suoi versi ha nominata già la Fenicia, fra’ quali i Sidonj sono compresi come la specie nel genere.</ref>. E finalmente chi sono questi Erembi, nome nuovo del tutto? Aristonico, grammatico de’ nostri giorni, ne’ suoi scritti intorno al viaggio di Menelao recò in mezzo le interpretazioni di molti sopra ciascuno dei punti da noi riferiti: ma a noi basterà il parlarne anche solo sommariamente.


Ma poichè anche le cose dette da Omero intorno al viaggio di Menelao paion indurci a crederlo ignorante de’ luoghi, gli è forse pregio dell’opera esporre le difficoltà che si trovano ne’ suoi versi e chiarirle, giustificando così più pienamente il poeta. Menelao pertanto dice a Telemaco il quale ammirava gli ornamenti della reggia:
Fra coloro i quali sostengono che Menelao giunse per mare nell’Etiopia, gli uni conducono la sua navigazione da Gadi fino al mar d’India, proporzionando così al tempo il viaggio, dacchè Menelao dice di averlo compiuto in otto anni; gli altri dicono che passò per l’istmo del golfo Arabico; altri per qualche canale<ref>La prima di queste spiegazioni non può ammettersi perchè nell’età di Menelao mancavano e le cognizioni ed i mezzi necessarii a così estesa navigazione. La seconda si fonda sull’opinione che l’istmo di Suez fosse coperto dal mare. La terza suppone che gli Egizii avessero scavati alcuni canali che dal Nilo mettessero nel golfo Arabico. - Il testo poi chiama ''periplo'', lat. ''circumnavigatio'', la navigazione supposta nella prima spiegazione, perchè in quella ipotesi Menelao avrebbe fatto tutto intiero il giro dell’Africa.</ref>. Ma non è necessario di ammettere quella immensa navigazione che Cratete introduce: non già come impossibile, perchè non sono impossibili nemmanco gli errori d’Ulisse; ma perchè nè le ipotesi matematiche, nè la
<poem>
. . . . . . . . . ''Io so che molti affanni''
''Durati, e molto navigato mare,''
''Queste ricchezze l’ottavo anno addussi.''
''Cipri, vagando, e la Fenicia io vidi,''
''E ai Sidonii, agli Egizj e agli Etïopi''
''Giunsi, e agli Erembi, e in Libia'' . . . .</poem>Ora domandano a quali Etiopi arrivò avendo salpato dall’Egitto? mentre nè nel nostro mare abitano Etiopi, nè a lui debb’essere stato possibile di superare le cateratte navigando a ritroso del Nilo<ref>Vuol dire che le navi di Menelao non erano fatte in modo da potersi scommettere e trasportare a forza d’uomini, come sono quelle adoperate comunemente in que’ luoghi e delle quali poi Strabone medesimo parla nel libro {{Sc|xvii}}. Plinio, lib. {{Sc|ix}}, cap. 4, § 10, così le descrive: ''Ibi Æthiopiae conveniunt naves: namque eas plicatiles humeris transferunt quoties ad cataractas ventum est''. (''Casaub.'')</ref>. Poi quali sono