Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/254: differenze tra le versioni

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scritto così: {{immagine da inserire}} e l’autore ha riputata la scrittura per etrusca. Nella spiegazione, alla pag. 80. dice: ''Je ne dois pas oublier une grande singularitè de ce vase, c’est de prèsenter devant chaque figure certains caracteres disposes dans l’ordre, qu’on voit dans la planche''. Non avrà mancato di consultare i Fourmont, e i Brageres. Mi sovviene d’aver veduto una patera di terra cotta, e dipinta, pubblicata dal canonico {{AutoreCitato|Alessio Simmaco Mazzocchi|Mazochi}}<sup>nota</sup> coll’iscrizione seguente: {{immagine da inserire}} Si legge {{greco da controllare}} '''καλός Ὁπόσδας''' cioè ''Hoposdas il bello''. Si sa quanta stima fece il genio greco della bellezza d’ambi i sessi; e {{AutoreCitato|Pausania|Pausania}} riporta, che si usava di notare il nome di qualche bel ragazzo sul muro nelle proprie stanze<sup>nota</sup>. L’artefice boccalajo della patera ha dato uno sfogo di tenerezza nelle sue opere. Si metta in confronto con questo il carattere del vaso di {{AutoreCitato|Anne-Claude-Philippe de Tubières, conte di Caylus|Caylus}}, il quale, come suppongo, non sarà ben copiato. Non è etrusco, ma greco; e dovrà leggersi {{greco da controllare}} '''Ηὄπολος καλός''' ''Hopolos il bello''. Vi supplisco un O. Gli antichissimi Greci fecero l’O quasi triangolare, e il Λ inverno V, o V. Il vaso dunque non è etrusco. Quello vaso solo ben inteso scompone tutta la tessitura del sistema di Caylus<sup>nota</sup>. Ho veduto più di 500. vasi simili e a Roma,
scritto così: {{immagine da inserire}} e l’autore ha riputata la scrittura per etrusca. Nella spiegazione, alla pag. 80. dice: ''Je ne dois pas oublier une grande singularitè de ce vase, c’est de prèsenter devant chaque figure certains caracteres disposes dans l’ordre, qu’on voit dans la planche''. Non avrà mancato di consultare i Fourmont, e i Brageres. Mi sovviene d’aver veduto una patera di terra cotta, e dipinta, pubblicata dal canonico {{AutoreCitato|Alessio Simmaco Mazzocchi|Mazochi}}<ref>''In reg. Herc. Mus. æn. Tab. et. Tab. ult.''</ref> coll’iscrizione seguente: {{immagine da inserire}} Si legge {{greco da controllare}} '''καλός Ὁπόσδας''' cioè ''Hoposdas il bello''. Si sa quanta stima fece il genio greco della bellezza d’ambi i sessi; e {{AutoreCitato|Pausania|Pausania}} riporta, che si usava di notare il nome di qualche bel ragazzo sul muro nelle proprie stanze<ref>Vedi ''Tom. I. pag. 243''., e l’indice dei rami al num. 27. del Tomo I.</ref>. L’artefice boccalajo della patera ha dato uno sfogo di tenerezza nelle sue opere. Si metta in confronto con questo il carattere del vaso di {{AutoreCitato|Anne-Claude-Philippe de Tubières, conte di Caylus|Caylus}}, il quale, come suppongo, non sarà ben copiato. Non è etrusco, ma greco; e dovrà leggersi {{greco da controllare}} '''Ηὄπολ(ο)ς καλός''' ''Hopolos il bello''. Vi supplisco un O. Gli antichissimi Greci fecero l’O quasi triangolare, e il Λ inverno V, o V. Il vaso dunque non è etrusco. Quello vaso solo ben inteso scompone tutta la tessitura del sistema di Caylus<ref name=pagina254>Il ch. sig. abate {{AutoreCitato|Giovan Battista Passeri|Gio. Battista Passeri}} ha pubblicato alcuni pochi vasi etruschi con greche iscrizioni nel Tomo {{Sc|iiI}}. ''Picturar. Etruscorum in Vatculis''. Così dunque egli rende ragione del greco idioma unito al lavoro etrusco alla Tavola CCXXI. pag. 18.: ''Græca infcriptio minime obstat, quominus id, & similia vasa Etruscis adtribuantur; nam Campani, Tuscorum genus, græcis advenis adsueti eorum linguam vel admiserunt, vel in gratiam Græcorum eam inserere operibus, qua, concinnarent, coacti sunt; quod quidem serius invaluit, & potissimum cum Bacchanalia diu proscripta infelici postliminio revocata sunt''. Il soggetto del vaso è: ''Adolescens Bacchicis initiatus''. In altro vaso essendovi una voce greca scritta latinamente, così ragiona lo stesso autore alla Tav. CCXXXVII. pag. 29.: ''Negotium præcipuum hujus vasis facit inscriptio in imo adposita, græca quidem, sed litteris latinis expressa'' (ANDRIAS ), ''ex qua fcribendi forma vas istud illi stati adtribuimus, qua populi dominatoris mores universa jam obtinebant, vix relictis patriæ, linguæ, vestigiis, & formulis, præsertim in Sicilia''. Più sotto illustrando un altro vaso con varie greche iscrizioni scorrette, ed oscure, dice Tav. CCLI. pag. 38.: ''Nam in monumentis etruscis nomina Deorum, & Heroum propria penitus omnia deturpata sunt populari tunc temporis dialecto''. Lo stesso sistema adotto il sig. abate {{AutoreCitato|Giovanni Cristofano Amaduzzi|Giovanni Cristofano Amaduzzi}} nel suo ampliato Alfabeto Etrusco riprodotto tra i prolegomeni del detto Tomo {{Sc|iiI}}., ove al §. VII. pag. LXXXIX. così s’esprime: ''Adscita insuper ab Etruscis fuisse tum græca elemento, tum græca vocabula'',</ref>. Ho veduto più di 500. vasi simili e a Roma,



<ref>In reg. Herc. Mus. &t. Tab. et. Tab. ult.</ref>

<ref>Vedi Tom. I. pag. 243., e l’indice dei rami al num. 17. del Tomo 1.</ref>

<ref neme=pagina254>Il ch. sig. abate Gio. Battista Passeri ha pubblicato alcuni pochi vasi etruschi con greche ifcrizioni nel Tomo ni. Piciurar. Etruscorum in Vafculìs. Così dunque egli rende ragione del greco idioma unito al lavoro etrusco alla Tavola CCXXI. pag. 18.: Gr&ca infcriptio minime obstat, quominus id, & similia vafa Etrufcis adtribuantur; nam Campani, Tuscorum genus, gr&cis advenis adsueti eorum linguam vel udmiferunt, vii in gratiam Gncorum eam inferere operibus, qua, toncinnarent, coacii funt; quod quidem serius
invaiate, & potiffìmum cum Bacchanalla diu proferipta infelici posiliminio revocata sunt. Il soggetto del vaso è: Adolescens Bacchicis initiatus. In altro vaso essendovi una
voce greca ferir.» latinamente, così ragiona lo
ftcflb autore alla Tav. CCXXXVII. pag.i?.:
Negotium pt&cìpuum hujus vafìs facit inscriptio in imo aapoftta, gr&ca quidem, fed litteris
latinis exprejfa ( ANDRIAS ), ex qua fcribendi forma vas iftud illi stati adtribuimus, qua popu/i dominateis mons universi
jam obtinebant, vix reliélis patria, lingua, vefìigiis,
6? formulis, prafertim in Sicilia.
Più sotto ifluftrando un altro vaso con varie
greche ifcrizioni feorrette, ed ofeurc, dice
Tav. CCLI. pag.?8.: Nam in monumentis etrufcis nomina Deorum, & Heroum pròpria penitus omnia deturpata funt vopulari
tune temvoris dialecJo. Lo stesso sistema adotto
il sig. abate Giovanni Cristofano Amaduzzi nel suo ampliato Alfabeto Etrufeo riprodotto
tra i prolegomeni del detto Tomo i{{Sc|iI}}., ove al §. VII. pag. LXXX1X. così
s’cfprime: Adfcita infuper ab Etrufcis fuijfe
tum grsca elemento. t tum gr&ca vocabula,</ref>