Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/50: differenze tra le versioni

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{{Pt|voglie|invoglie}} sono le vesti, e l’arte di farle si può chiamare arte sartòria; la testòria poi per quella parte di essa che si riferisce alla confezione delle vesti non ne differisce che nel nome, come l’arte regia dalla politica (p. 280 A).
Analisi.

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Ora per determinar bene che cosa sia veramente quest’arte testoria, com’è stata distinta dalle arti sue congeneri, così bisogna distinguerla dalle collaboratrici. E come dalle congeneri si distinguesse, lo si torna per maggior chiarimento a dimostrare, cominciando dalle ultime partizioni e procedendo in senso inverso a quel di prima (p. 280 E): quindi si passa a eliminar le collaboratrici. Fra queste anzi tutto prima del tessere viene il cardare, che è il suo opposto, in quanto cardare è dividere, e tessere è unire: poi in servigio delle vesti sono ancora l’arte fullonica e quella del rammendare, come pure sue collaboratrici possono dirsi anche quelle che le fabbricano gli strumenti. Ebbene, dire che l’arte testoria e la più bella e la più importante delle arti che si riferiscono alle vesti (cfr. p. 276 B e 279 A) non basta, bisogna determinar come e perchè (p. 281 D); bisogna anche rispetto alle collaboratrici procedere sistematicamente e distinguere le arti che sono concausa della produzione e quelle che ne sono proprio la causa. Concause sono quelle che preparano gli strumenti senza i quali le arti-cause non potrebbero produr nulla. Cause proprie della confezione della veste restano quindi quelle altre che si denotano in generale coi nomi di fullonica e di lanificio, sotto la qual ultima si comprende anche la testoria. Ebbene tutte queste arti cadono sotto la divisione generale, cui abbiamo già accennato, di arti che congiungono e arti che separano. Lasciamo stare il cardare e le altre arti che separano, e nel lanificio cerchiamo invece l’arte che congiunge: dovremo dividerla in torcere e intrecciare. Ma il torcere è di due specie, a seconda che dalla lana in fiocchi se ne trae un filo forte e saldo per l’ordito, o uno più lento per la trama. Ora dall’intreccio della trama con l’ordito si compone la tela e l’arte che la compone si chiama testoria (p. 283 A).
voglie sono le vesti, e l’arte di farle si può chiamare

arte sartòria; la testòria poi per quella parte di essa
{{nop}}
clic si riferisce alla confezione delle vesti non ne dif¬
ferisce che nel nome, come l’arte regia dalla politica
(p, 280 A).
Ora per determinar bene che cosa sia veramente
quest’arte testoria, com’è stata distinta dalle arti sue
congeneri, cosi bisogna distinguerla dalle collaboratrici.
E come dalle congeneri si distinguesse, lo si torna per
maggior chiarimento a dimostrare, cominciando dalle
ultime partizioni e procedendo in senso inverso a quel
di prima (p. 280 E): quindi si passa a eliminar le col¬
laboratrici. Fra queste anzi tutto prima del tessere
viene il cardare, che è il suo opposto, in quanto car¬
dare è dividere, e tessere è unire: poi in servigio delle
vesti sono ancora l’arte fullonica e quella del rammen¬
dare, come pure sue collaboratrici possono dirsi anche
quelle che le fabbricano gli strumenti. Ebbene, dire che
l’arte testoria e la più bella e la più importante delle
arti che si riferiscono alle vesti (cfr. p. 276 B e 279 A)
non basta, bisogna determinar come e perchè (p. 281 D);
bisogna anche rispetto alle collaboratrici procedere siste¬
maticamente e distinguere le arti che sono concausa della
produzione e quelle che ne sono proprio la causa. Con¬
cause sono quelle che preparano gli strumenti senza i
quali le arti-cause non potrebbero produr nulla. Cause
proprie della confezione della veste restano quindi quelle
altre chc si denotano in generale coi nomi di fullonica e
di lanificio, sotto la qual ultima si comprende anche la
testoria. Ebbene tutte queste arti cadono sotto la divi¬
sione generale, cui abbiamo già accennato, di arti che con¬
giungono e arti che separano. Lasciamo stare il cardare
e le altre arti che separano, e nel lanificio cerchiamo in¬
vece l’arte che congiungc : dovremo dividerla in torcere
c intrecciare. Ma il torcere è di due specie, a seconda
che dalla lana in fiocchi se ne trae un filo fòrte e saldo
per l’ordito, o uno più lento per la trama. Ora dall'in¬
treccio della trama con l’ordito si compone la tela e
l’arte che la compone si chiama testoria (p. 283 A).
40 Capitolo 11.