Brani di vita/Libro primo/Tempo di vendemmia: differenze tra le versioni

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Le vendemmiatrici dove erano? Morte forse anche loro? Pensai alle tristi parole del Rabelais "addio panieri, la vendemmia è finita!" Addio.
 
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Una decina d’anni sono mi misi in capo di attraversare tutta l’alta Italia da Genova a Trieste in bicicletta e ci riuscii, senza infamia. Da Voltri per la galleria del Turchino, scesi ad Ovada, dove tutte le strade si chiamano o ''Saracco senatore Giuseppe'' o ''Saracco cavalier Giuseppe'' ed era tempo di vendemmia. In quei pressi, sino verso la Capriata d’Orba, trovai che quello doveva essere un paese di gran galantuomini. Noi chiudiamo le vigne con folte siepi di pruni e in Toscana le chiudono a dirittura con muricciuoli; qui invece, pochi fascetti di ginestre secche, stesi sul margine della strada, erano l’unico segno di confine, e, ad un palmo di là dal fosso, cominciava la vigna pari pari e ricca di grappoli maturi. Pensai che, tra le viti, qualche contadino facesse buona guardia, ma non ci vidi anima viva. Possibile che lassù non vi sia qualche ladruncolo cui piaccia l’uva degli altri come a me le mele acide che mi erano vietate? E me ne rallegrai coi concittadini di ''Saracco comm. Giuseppe'', il quale, vivendo, fu un ottimo galantuomo ed ha forse lasciato ai suoi vicini l’esempio e il ricordo della sua specchiata onestà.
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Sarà per ciò che quando risento la sesta Rapsodia del Liszt, chiudo gli occhi e mi vedo presso a Basaluzzo, all’ombra di un muro e con una gran voglia di piangere.
 
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E poichè sto raccontando i fatti miei anche a chi non li vuol sapere (difetto solito e forse importuno di chi invecchia senza aver nulla da nascondere) lasciatemi contare anche questa.