Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/61: differenze tra le versioni

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queste parole la signora Ippolita ed io, poi che egli si fu partito, ragionammo assai onde ciò avvenisse, ma al vero perciò mai non ci sapemmo apporre. Ora la fine che la sfortunata ha fatto e la vita che ella dopo la morte del signor Ermes viveva, hanno tutti quelli sgannati, che pensavano il suo marito esser geloso. Ma il savio signore sapeva molto bene ciò che si faceva, e, come disse, conosceva il trotto de la sua chinea. E nel vero fu il signor Ermes giovine molto prudente e saggio, e la governò mentre che visse di tal maniera, che ella era stimata una de l’oneste e costumate donne di Milano. Ma in questo mi par ch’egli grandemente s’ingannasse, perciò che sendo, come si sa, uno dei primi gentiluomini di questa città, nobilissimo e ricchissimo, deveva prender per moglie donna nobile e ben nata e in casa nobile nobilmente nodrita, e non pigliar una che in conto alcuno di sangue non se gli agguagliava, tratto solamente da la grandezza de la roba tutta fatta d’usura. Chi vuol nodrire razze di cavalli, ricerca cavalle generose prodotte da buone e nobili cavalle. Medesimamente costoro che de la caccia si dilettano, se i cani, siano di qual sorte si voglia o per augelli o per fiere, non sono di buona razza, non li vogliano, e con diligenza investigano qual fu il padre e qual fu la madre; e se per sorte una lor cagna è coperta da tristo cane, tutti i figliuoli che nascono gettano a l’acque. Che dirò io? se l’uomo vuol comprar panno o scarpe, vuol che di buona lana e di buon coio siano. E nel prender moglie altro oggidì non si ricerca che roba. E nondimeno a questo più si deverebbe metter mente e con maggior cura intender, chi fu il padre e chi la madre, che al resto. Io non vo’ nomar uno dei primi feudatari di Lombardia, il quale, per aver il favor del duca Galeazzo, prese per moglie una figliuola d’un suo capitano che era pazza da catena. E si bene gliene avvenne, che tutti i figliuoli che generò, ancor che fossero gran signori e ricchi, erano nondimeno tutti pazzi e fecero molte solennissime pazzie, che forse sono state cagione de la rovina di quella schiatta. Ragionandosi adunque di questa materia, non è molto, e varie cose dicendosi, messer Antonio Sabino, uomo di buone lettere
queste parole la signora Ippolita ed io, poi che egli si fu par¬
tito, ragionammo assai onde ciò avvenisse, ma al vero perciò
mai non ci sapemmo apporre. Ora la fine che la sfortunata ha
fatto e la vita che ella dopo la morte del signor Ermes viveva,
hanno tutti quelli sgannati, che pensavano il suo marito esser
geloso. Ma il savio signore sapeva molto bene ciò che si fa¬
ceva, e, come disse, conosceva il trotto de la sua chinea. E nel
vero fu il signor Ermes giovine molto prudente e saggio, e la
governò mentre che visse di tal maniera, che ella era stimata
una de l'oneste e costumate donne di Milano. Ma in questo mi
par ch’egli grandemente s’ingannasse, perciò che sendo, come
si sa, uno dei primi gentiluomini di questa città, nobilissimo e
ricchissimo, deveva prender per moglie donna nobile e ben
nata e in casa nobile nobilmente nodrita, e non pigliar una
che in conto alcuno di sangue non se gli agguagliava, tratto
solamente da la grandezza de la roba tutta fatta d’usura. Chi
vuol nodrire razze di cavalli, ricerca cavalle generose prodotte
da buone e nobili cavalle. Medesimamente costoro che de la
caccia si dilettano, se i cani, siano di qual sorte si voglia o per
augelli o per fiere, non sono di buona razza, non li vogliano,
e con diligenza investigano qual fu il padre e qual fu la ma¬
dre ; e se per sorte una lor cagna è coperta da tristo cane,
tutti i figliuoli che nascono gettano a Tacque. Che dirò io?
se l’uomo vuol comprar panno o scarpe, vuol che di buona
lana e di buon coio siano. E nel prender moglie altro og¬
gidì non si ricerca che roba. E nondimeno a questo più si deve¬
rebbe metter mente e con maggior cura intender, chi fu il pa¬
dre e chi la madre, che al resto. Io non vo' nomar uno dei
primi feudatari di Lombardia, il quale, per aver il favor del
duca Galeazzo, prese per moglie una figliuola d'un suo capitano
che era pazza da catena. E si bene gliene avvenne, che tutti i
figliuoli che generò, ancor che fossero gran signori e ricchi,
erano nondimeno tutti pazzi e fecero molte solennissime pazzie,
che forse sono state cagione de la rovina di quella schiatta.
Ragionandosi adunque di questa materia, non è molto, e varie
cose dicendosi, messer Antonio Sabino, uomo di buone lettere