Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/247: differenze tra le versioni
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<section begin=s1/>dello stesso Trajano, che Plotina sua moglie, Matidia sua nipote e Taziano portavano a Roma; e poscia se ne ritornò ad Antiochia, per dar sesto agli affari dell’Oriente, prima d’imprendere anch’egli il suo viaggio alla volta della Italia. Furono accolte in Roma esse ceneri colle lagrime e con un trionfo lugubre, ed introdotte in quella città sopra un carro trionfale, in cui si mirava l’immagine del defunto Augusto; e poscia collocate in un’urna d’oro sotto la colonna trajana, con privilegio conceduto a pochi in addietro, perchè non era lecito il seppellire entro le |
<section begin="s1" />dello stesso Trajano, che ''Plotina'' sua moglie, ''Matidia'' sua nipote e ''Taziano'' portavano a Roma; e poscia se ne ritornò ad Antiochia, per dar sesto agli affari dell’Oriente, prima d’imprendere anch’egli il suo viaggio alla volta della Italia. Furono accolte in Roma esse ceneri colle lagrime e con un trionfo lugubre, ed introdotte in quella città sopra un carro trionfale, in cui si mirava l’immagine del defunto Augusto; e poscia collocate in un’urna d’oro sotto la colonna trajana, con privilegio conceduto a pochi in addietro, perchè non era lecito il seppellire entro le città<ref>{{AutoreCitato|Eutropio|Eutropius}}, in Breviar.</ref>. Egli certo fu il primo degl’imperadori che fossero entro Roma seppelliti. Scrisse Adriano al senato, acciocchè gli onori divini, secondo l’empio costume del gentilesimo, fossero compartiti a Trajano. Non sol questi, ma altri ancora, come templi e sacerdoti, decretò il senato alla di lui memoria; e per molti anni dipoi si celebrarono in onor suo i giuochi appellati Partici.<section end="s1" /> |
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<!--fine anno--><section end=s1/> |
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{{Centrato|''Consoli''}} |
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ELIO ADRIANO AUGUSTO per la seconda volta, |
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e TIBERIO CLAUDIO FOSCO ALESSANDRO. |
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{{Centrato|{{Sc|Elio Adriano Augusto}} per la seconda volta, e {{Sc|Tiberio Claudio Fosco Alessandro}}.}} |
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⚫ | Credesi che Trajano avesse all’anno precedente |
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⚫ | Credesi che Trajano avesse all’anno precedente designato console ''Adriano'' per l’anno presente. Ma anche senza di questo, il costume era che i novelli Augusti prendessero il consolato ordinario nel primo anno del loro governo. Era nato Adriano nell’anno 76 della nostra Era, nel dì 24 di gennaio, per testimonianza di Sparziano<ref>{{AutoreCitato|Elio Sparziano|Spartianus}}, in Vita Hadriani.</ref>, da cui abbiam la sua vita. Ebbe per moglie ''Giulia Sabina'', figliuola di ''Matidia Augusta'', di cui fu madre ''Marciana Augusta'', sorella di{{Pagina Annali|Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/247|434}} ''Trajano''. Perchè in sua gioventù comparve scialacquatore, si tirò addosso lo sdegno di Trajano, suo parente, e già suo tutore. Tuttavia tal era la sua disinvoltura e vivacità di spirito, che si rimise in grazia di lui, e ricevè anche molti onori da lui; ma non mai giunse in vita del medesimo ad essere accertato di succedergli nell’imperio a cagion del suo naturale, in cui quel saggio imperadore trovava bensì molte belle doti, ma insieme sapea scoprire non pochi vizii, quantunque Adriano si studiasse di dissimularli e coprirli. L’ambizione traspariva dalle di lui azioni e parole, molto più la leggerezza e l’incostanza; e sopra tutto, il suo essere stizzoso e vendicativo, facea temere che sarebbe portato alla crudeltà. Non si può negare, che la penetrazione del suo intendimento, la prontezza delle sue risposte, un’applicazione a tutto quanto può riuscir d’ornamento a persona nobile, l’aiutavano a brillar nella corte e negli uffizi a lui commessi. Prodigiosa era la sua memoria. Tutto quanto leggeva, lo riteneva a niente. Fu veduto talvolta in uno stesso tempo scrivere una lettera, dettarne un’altra, ascoltare e favellar con gli amici. Non si lasciava andar innanzi alcuno nella cognizion delle lingue greca e latina; sapea egregiamente comporre tanto in prosa che in versi, ed anche improvvisava talvolta con garbo<ref>{{AutoreCitato|Cassio Dione Cocceiano|Dio.}}, lib. 69.</ref>. La medicina, l’aritmetica, la geometria le possedeva; dilettavasi di sonar vari strumenti, di dipignere, di lavorar delle statue; e la sua non mai sazia curiosità il portava a voler sapere di tutto, con insino inoltrarsi molto nel vanissimo studio della strologia giudiciaria, o nell’empio della magia. Lasciò anche dopo di sè vari libri di sua composizione in prosa e in versi. Suo maestro, o pure aiutante di studio, fu ''Lucio Giulio Vestinio'', che servì poscia a lui divenuto imperadore di segretario, e vien chiamato soprantendente alle biblioteche di {{Pt|Ro-|}}<section end="s2" /> |