Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/320: differenze tra le versioni

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fece una statua di Giove in terra cotta; e dalla somiglianza che scorgesi tra una moneta della famiglia Servilia in Roma, ed una sannitica, alcuni inferiscono che a tal lavoro in Roma artisti sanniti s’adoperassero<ref>{{AutoreCitato|Annibale degli Abati Olivieri|Olivieri}} ''Dissert. sopra alcune Medaglie
fece una flatua di Giove in terra cotta; e dalla fomiglianza
sannit. pag. 136''.</ref>. Un’antichissima moneta di Anxur, città de’ Volsci (or Terracina), ha una bella testa di Pallade<ref>Beger. Thes''. Brandeburg. T. I. p. 357.'' [ Questa moneta è riferita con maggior esattezza dallo {{AutoreCitato|Ezechiel Spanheim|Spanhemio}} ''De præst. & usu num. Tom. I. Dissert. 2. §. 3. pag. 96''. Se poi veramente appartenga ad Ansure, o Terracina, città volsca, non può formarsene adequato giudizio, da che, oltre quella esistente nel Museo di Brandeburgo, non ci è noto che altra se ne conservi in verun Museo. Il tipo è da ambe le parti affatto simile ai tipi delle [[:w:monetazione di Teanum Sidicinum|monete di Tiano]], [[:w:monetazione di Cales|di Caleno]], [[:w:monetazione di Suessa|di Suesano]], e di Aquino, le quali hanno da una parte la testa di Pallade sull’altra un gallo con una stella, e con la respettiva leggenda. Potrebbe sospettarsi che l’AQVP, interpretato nella moneta di Brandeburgo ''Axur'', per la lettera Q, che vi comparisce aperta a questo modo Q, la quale il Begero crede essere una delle lettere dell’alfabeto volsco, equivalente al Ξ dei Greci, altro non voglia dire che AQVINO, e che la leggenda AQVP debba ripetersi dalla mala conservazione del monumento. Certamente in una moneta di Aquino, che è nel Museo Borgiano in Velletri, vi ha la lettera Q colla stessa apertura, e tale si vede anche in altra simile posseduta dal più volte nominato duca Caraffa Noya, ed ora col suo Museo passata nel Museo reale di Napoli, creduta perciò anch’essa moneta di Terracina; ma per la migliore conservazione in altra dello stesso Museo Borgiano, che è tra le monete delle città italiche rarissima, chiaramente si legge AQVINO. Notiamo finalmente un piccol divario, che passa tra la moneta del Museo di Brandeburgo, e quella del testè citato Museo Borgiano, ed è, che in quella il gallo è rivolto alla parte sinistra, dove rimane la leggenda AQVINO, avendo alla destra presso il capo una stella; quando nell’altra il gallo mira alla destra, dove sono le lettere AQVP, ed ha poi la stella presso il capo alla sinistra: divario, che può benissimo essere accaduto nelle monete di Aquino egualmente che l’altro di vedersi moneta di essa senza il gallo presso {{AutoreCitato|Mario Guarnacci|Guarnacci}} ''Tom. {{Sc|iI}}. Tav. VIII. n. I''. Anche nelle monete di Tiano, di Caleno, e di Suesano, il gallo è rivolto alla parte destra, dove rimane la leggenda, ed ha alla sinistra la stella. Il dubbio, che abbiamo sin qui motivato, non è diretto a togliere ad Ansure il pregio di aver coniato moneta; mentre ci è noto che di questo pregio pur goderono altre illustri città, che appartennero alla bellicosa nazione volsca, come Velletri, ed Aquino; ma perché meglio si esamini, da chi ne avrà il comodo, la moneta de1 Museo Brandeburgico.</ref>.
che fcorgefì tra una moneta della famiglia Servilia in Roma,
ed una fannitica, alcuni inferifcono che a tal lavoro in Roma
artifli fanniti s’adoperassero<ref>{{AutoreCitato|Annibale degli Abati Olivieri|Olivieri}} Dissert. sopra alcune Medaglie
sannit. pag. 136.</ref>. Un’antichiflima moneta di
Anxur, città de’Volfci ( or Terracina ), ha una bella tella di
Pallade<ref>Beger. Thes. Brandeburg. T. I. p. ^j-/.
[ Questa moneta è riferita con maggior e(a:rezza
dallo Spaiihemio De prdft. & ufu num.
Tom. I. Diffen. z. f. ^. pag. p6. Se poi veramente
appartenga ad Anfure, o Terracina,
città yolfca, non può formarfene adequato
giudizio, da che, oltre quella elìcente nel
Mulco di Brandeburgo, non ci è noro che
altra fé ne confervi in verun Mufeo. Il tipo
e da ambe le parti affatto fimilc ai tipi delle
[[:w:monetazione di Teanum Sidicinum|monete di Tiano]], [[:w:monetazione di Cales|di Caleno]], [[:w:monetazione di Suessa|di Suesano]], e
di Aquino, le quali hanno da una parte la
testa di Pallade sull’altra un gallo con una
stella, e con la refpettiva leggenda. Potrebbe
lofpettarfì che l’AQVP, mtcrpretaro nella
monera di Brandeburgo ^ATz^r, per la lettera
Q, che vi comparifce aperta a quefto modo
Q, la quale il Begero crede elfere mia delle
lettere dell’alfabeto volfco, equivalente al Ξ
dei Greci, altro non voglia dire che AQVINO, e che la leggenda AQVP debba ripeterfi
dalla mala confervazione del monumento.
Ccrtamcnp? in una moncra di Aqumo, che
è nel Museo Borgiano in Velletri, vi ha la
lettera Q colla flci’ "a apertura, e tale fi vede
anche in altra fimile poflcduta dal piti volte
rominato duca Caraffa Noya, ed ora col
fuo Mufeo paffa^a nel Mufeo reale di Napoli, creduta perciò a"cli’efa moneta di Terlacira; ma per la migliore confervazione
in alrra dello ftelTo Mufeo Borgiano, che è
tra le monete delle città italiche lariflìma,
chiaramente fi legge AQVINO. Notiamo finalmente
un piccol divario, che palla tra la
moneta del Mufeo di Brandeburgo, e quella
del tede citato Mufeo Borgiano, ed è, che in
quella il gallo è rivolto''alla parte finiftra,
dove rimane la leggenda AQVINO, avendo
alla delira prelfo il capo una flella; quando
nell’altra il gallo mira alla delira, dove fono
le lettere AQVP, ed ha poi la (Iella prcflo il
capo alla finiflra: divario, che può beniilirao
ellere accaduto nelle monete di Aquino egualmente
che l’altro_ di vcderfi moneta di
effa fenza il gallo prefl’o Guarnacci Tom. il.
Tav. Vili. n. I. Anche nelle monete di Tiano, di Caleno, e di Suefàno, il gallo è rivolto
alla parte delira, dove rimane la leggenda,
ed ha allafiniflra la (Iella. Il dubbio, che
abbiamo fin oui motivato, non è diretto a
togliere ad Anfure il pregio di aver coniato
moneta; mentre ci è noro che di quefio pregio
pur goderono altre illuftri citta, che appartennero
alla bellicofa nazione volfca, come
Velletri, ed Aquino; ma perché meglio
fi efamini, da chi ne avrà il comodo, la moneta
d -1 Mulèo Brandeburgico.</ref>.


{{Nl|.... Campani...}}
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§. 5. I Campani eran gente, a cui e’ l dolce clima e l’ubertuoso suolo ispiravano la voluttà. Il lor paese, come pur quello de’ Sanniti, era stato ne’ più antichi tempi computato nell’Etruria, ma gli abitanti non aveano soggiaciuto mai né all’etrusco dominio né ad altri. Vennero quindi i Greci a stabilirsi nel paese loro, e v’apportarono le arti; della qual cosa sono argomento e le greche monete di Napoli<ref>Ih’.d. pag. 2 yO.</ref>, e quelle di Cuma che sono ancor più antiche<ref name=pagina320>Una ne riporta Pellerin Rec. des mei.
$. j. 1 Campani eran gente, a cui e’I dolce clima e l’ubertuofp
fuolo ifpiravano la voluttà. Il lor paefe, come pur
quello de’ Sanniti, era flato ne’ più antichi tempi computato
nell’Etruria, ma gli abitanti non aveano foggiaciuto mai né
all’etrufco dominio né ad altri. Vennero quindi i Greci a
ftabilirfì nel paefe loro, e v’apportarono le arti; della qual
cofa fono argomento e le greche monete di Napoli<ref>Ih’.d. pag. 2 yO.</ref>, e quelle
di Cuma che fono ancor più antiche<ref name=pagina320>Una ne riporta Pellerin Ree. des mei.
des vili. ce. Tom. I. pi. FUI. n. z^. Altra la
des vili. ce. Tom. I. pi. FUI. n. z^. Altra la
da il conre di C.iylus Kec. ce. Tom. V. Ara.
da il conre di C.iylus Kec. ce. Tom. V. Ara.