Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/178: differenze tra le versioni

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e non si possono togliere. Il che non impedisce che si possano ed anzi si debbano interpretare due '''{{Sc|f}}''' in luogo di due '''{{Sc|e}}''', perchè in altra moneta di indubbia autenticità, che riproduco al N. 17 della {{Pt|[[../202|Tavola]]|[[#Tavola III|Tavola]]}}, una lettera che deve necessariamente essere un '''{{Sc|f}}''' è scritta precisamente a guisa di un '''{{Sc|e}}'''. È un asse della famiglia Tituria, la cui leggenda deve essere: {{Sc|l. titvri l. f}}. Orbene l’'''{{Sc|f}}''' finale ha tutta l’apparenza di un '''{{Sc|e}}'''; anzi, letto come tale, mi aveva lungamente lasciato perplesso sull’attribuzione di quell’asse, che m’era sembrato potesse appartenere alla Turillia; e non credo di andare errato supponendo si tratti precisamente di quell’asse già attribuito alla Turillia e che {{AutoreCitato|Celestino Cavedoni|Cavedoni}} in una lettera a {{AutoreCitato|Theodor Mommsen|Mommsen}} (V. Babelon, Vol. II, pag. 498) restituisce alla Tituria. Ma l’esemplare esaminato da Cavedoni mancava d’una porzione della leggenda, la quale invece è nel mio completa, almeno nella parte che ci interessa. — Ora, fermandomi a studiare quella lettera che come '''{{Sc|e}}''' non aveva significato, mi persuasi che la lettura corretta dell’asse è quale l’ho data e quale la intravvide Cavedoni. E, richiamando la questione dell’aureo d’Antillo, mi parve che una moneta potesse servire a chiarir l’altra, cosicché cambio ben volentieri, come sempre davanti al fatto, l’opinione già da me espressa a proposito di quell’aureo<ref>''Gazzetta Numismatica'' di Como. Anno 1886.</ref> quando, non conoscendo alcun altro esempio di '''{{Sc|f}}''' scritta a guisa di '''{{Sc|e}}''', non potevo rassegnarmi a fare una eccezione pel solo motivo di trovarne l’interpretazione, e ossequente al vero o a quello che tale mi appariva, mi accontentavo di rinunciare a spiegarla.
e non si possono togliere. Il che non impedisce che si possano ed anzi si debbano interpretare due '''{{Sc|f}}''' in luogo di due '''{{Sc|e}}''', perchè in altra moneta di indubbia autenticità, che riproduco al N. 17 della {{Pt|[[../202|Tavola]]|[[#Tavola III|Tavola]]}}, una lettera che deve necessariamente essere un '''{{Sc|f}}''' è scritta precisamente a guisa di un '''{{Sc|e}}'''. È un asse della famiglia Tituria, la cui leggenda deve essere: {{Sc|l. titvri l. f}}. Orbene l’'''{{Sc|f}}''' finale ha tutta l’apparenza di un '''{{Sc|e}}'''; anzi, letto come tale, mi aveva lungamente lasciato perplesso sull’attribuzione di quell’asse, che m’era sembrato potesse appartenere alla Turillia; e non credo di andare errato supponendo si tratti precisamente di quell’asse già attribuito alla Turillia e che {{AutoreCitato|Celestino Cavedoni|Cavedoni}} in una lettera a {{AutoreCitato|Theodor Mommsen|Mommsen}} (V. Babelon, Vol. II, pag. 498) restituisce alla Tituria. Ma l’esemplare esaminato da Cavedoni mancava d’una porzione della leggenda, la quale invece è nel mio completa, almeno nella parte che ci interessa. — Ora, fermandomi a studiare quella lettera che come '''{{Sc|e}}''' non aveva significato, mi persuasi che la lettura corretta dell’asse è quale l’ho data e quale la intravvide Cavedoni. E, richiamando la questione dell’aureo d’Antillo, mi parve che una moneta potesse servire a chiarir l’altra, cosicché cambio ben volentieri, come sempre davanti al fatto, l’opinione già da me espressa a proposito di quell’aureo<ref>''Gazzetta Numismatica'' di Como. Anno 1886.</ref> quando, non conoscendo alcun altro esempio di '''{{Sc|f}}''' scritta a guisa di '''{{Sc|e}}''', non potevo rassegnarmi a fare una eccezione pel solo motivo di trovarne l’interpretazione, e ossequente al vero o a quello che tale mi appariva, mi accontentavo di rinunciare a spiegarla.


E cosi, concludendo, le due lettere si devono leggere positivamente per due '''{{Sc|f}}''', e si deve accettare {{SAL|178|3|Carlomorino}}
E cosi, concludendo, le due lettere si devono leggere positivamente per due '''{{Sc|f}}''', e si deve accettare