Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/258: differenze tra le versioni

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Carafa aveva scorso intanto alcune delle lettere e me le rese dicendo; — Perdonate; m’ingannò la voce pubblica, ma non ebbi intenzione d’ingannare. -
Carafa aveva scorso intanto alcune delle lettere e me le rese dicendo; — Perdonate; m’ingannò la voce pubblica, ma non ebbi intenzione d’ingannare. -


Una cotale scusa in bocca d’un tal uomo mi commosse a segno, che a stento frenava le lagrime; infatti io vedeva il grande sforzo durato dal signor Ettore per potere ottener tanto dal proprio animo. L’alterigia piegava sbuffando sotto la forza inesorabile della volontà. La Pisana piangeva, e una doppia vergogna le impediva di rivolgersi al pari al signor Ettore e a me. Questi ebbe compassione, non so bene se di me o di lei, e mi chiamò per qualche momento, diss’egli, fuori della stanza. Mi narrò com’era stato il suo primo abboccamento colla Pisana, com’ella sapendomi ufficiale al suo servigio si rivolgesse a lui per più certa contezza, e che ella era già delirante di gelosia, ed egli invaghito di lei al primo sguardo. Insomma mi confessò che, credendomi innamorato morto della mia Greca, non aveva creduto illecito il giovarsi di quella fortuna che gli capitava in mano; tanto più soave e desiderata, quanto pochissime volte l’amore era penetrato nel suo duro petto di soldato. Si era perciò ingegnato di volgere a suo pro’ il furore della Pisana, e vi era infatti{{SAL|258|3|Luigi62}}
Una cotale scusa in bocca d’un tal uomo mi commosse a segno, che a stento frenava le lagrime; infatti io vedeva il grande sforzo durato dal signor Ettore per potere ottener tanto dal proprio animo. L’alterigia piegava sbuffando sotto la forza inesorabile della volontà. La Pisana piangeva, e una doppia vergogna le impediva di rivolgersi al pari al signor Ettore e a me. Questi ebbe compassione, non so bene se di me o di lei, e mi chiamò per qualche momento, diss’egli, fuori della stanza. Mi narrò com’era stato il suo primo abboccamento colla Pisana, com’ella sapendomi ufficiale al suo servigio si rivolgesse a lui per più certa contezza, e che ella era già delirante di gelosia, ed egli invaghito di lei al primo sguardo. Insomma mi confessò che, credendomi innamorato morto della mia Greca, non aveva creduto illecito il giovarsi di quella fortuna che gli capitava in mano; tanto più soave e desiderata, quanto pochissime volte l’amore era penetrato nel suo duro petto di soldato. Si era perciò ingegnato di volgere a suo pro’ il furore della Pisana, e vi era infatti