Pagina:Satire (Persio).djvu/109: differenze tra le versioni

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Se da Orazio s’impara a beffarsi del vizio, da Persio ad amar la virtù, da Giovenale impareremo a sdegnarci contra il delitto: e di lui adesso dirò, poichè nell’argomento, a cui posi mano, mi parrebbe fallo il tacerne.
Se da Orazio s’impara a beffarsi del vizio, da Persio ad amar la virtù, da Giovenale impareremo a sdegnarci contra il delitto: e di lui adesso dirò, poichè nell’argomento, a cui posi mano, mi parrebbe fallo il tacerne.


La colpa sotto la penna dello storico, del poeta, dell’oratore è una fonte abbondante d’idee altissime e generose. Quante belle forme d’indignazione non ha somministrato all’eloquenza di {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Tullio}} la rapacità di Verre, il delitto di Catilina, e a quella di {{AutoreCitato|Publio Cornelio Tacito|Tacito}} la crudele politica di Tiberio? Di quante belle opere non andiamo noi debitori alla bile? Ella è stata la Musa di Giovenale e di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}. La natura non avevane posto ne’ loro petti che le scintille. L’acciajo che le fece scoppiare furono le atroci pazzie di Domiziano, e l’ingiusta persecuzione de’ Fiorentini. Dappertutto i sentimenti degli scrittori prendono qualità dal governo sotto cui vivono, e certe caratteristiche distintive le quali pajono impresse dalla natura, non sono sovente che puro effetto delle circostanze politiche. La temperata dominazione d’Augusto escludeva dagli scritti quella collera e virulenza che vediam regnare nelle opere posteriori, e Giovenale alla corte di quel munifico protettor de’ talenti sarebbe stato forse ancor esso nulla più che un polito e subdolo cortigiano. All’epoca di Augusto sendo succeduta quella di Nerone e poi l’altra di Domiziano, l’eccesso della miseria pubblica e la totale dissoluzion de’ costumi inferocì gl’intelletti, e dal seno medesimo della più orribile servitù nacque la libertà degl’ingegni, e il bisogno di esser fieri, onde non essere conculcati.{{SAL|109|4|Diegozen}}
La colpa sotto la penna dello storico, del poeta, dell’oratore è una fonte abbondante d’idee altissime e generose. Quante belle forme d’indignazione non ha somministrato all’eloquenza di {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Tullio}} la rapacità di Verre, il delitto di Catilina, e a quella di {{AutoreCitato|Publio Cornelio Tacito|Tacito}} la crudele politica di Tiberio? Di quante belle opere non andiamo noi debitori alla bile? Ella è stata la Musa di Giovenale e di {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}. La natura non avevane posto ne’ loro petti che le scintille. L’acciajo che le fece scoppiare furono le atroci pazzie di Domiziano, e l’ingiusta persecuzione de’ Fiorentini. Dappertutto i sentimenti degli scrittori prendono qualità dal governo sotto cui vivono, e certe caratteristiche distintive le quali pajono impresse dalla natura, non sono sovente che puro effetto delle circostanze politiche. La temperata dominazione d’Augusto escludeva dagli scritti quella collera e virulenza che vediam regnare nelle opere posteriori, e Giovenale alla corte di quel munifico protettor de’ talenti sarebbe stato forse ancor esso nulla più che un polito e subdolo cortigiano. All’epoca di Augusto sendo succeduta quella di Nerone e poi l’altra di Domiziano, l’eccesso della miseria pubblica e la totale dissoluzion de’ costumi inferocì gl’intelletti, e dal seno medesimo della più orribile servitù nacque la libertà degl’ingegni, e il bisogno di esser fieri, onde non essere conculcati.