Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/442: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|356}}-->''ciò che sento esser bene,''{{SAL|442|4|Gimilzor}}<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|357}} ''è bene'', in poi. Dove l’autore insomma viene a concludere che non esiste legge naturale, o secondo i Deisti che combatte, o anche, come pare, secondo la propria persuasione, giacch’egli ne vuol dedurre che non esiste regola di condotta, esclusa la religione, solo canone dei doveri morali. E nel principio propriamente del capo 6 dice: ''L’uomo ha riconosciuto dovunque ed in qualunque tempo la distinzione essenziale del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto; e malgrado i vari errori nella estimazione degli atti liberi considerati come virtuosi o viziosi non v’ebbe mai alcun popolo che confondesse le nozioni opposte del delitto e della virtú.'' Siamo d’accordo. Cosí nel bello, tutti hanno la nozione della convenienza e nessuno ne ha il tipo. Ma stando cosí la cosa, le diverse opinioni non si possono chiamare errori, come voi fate; perché non esiste il tipo del buono morale; e perché non erra quell’etiope che crede la figura della sua nazione la piú perfetta e la sola bella nel genere umano.
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|356}}-->''ciò che sento esser bene,''<section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|357}} ''è bene'', in poi. Dove l’autore insomma viene a concludere che non esiste legge naturale, o secondo i Deisti che combatte, o anche, come pare, secondo la propria persuasione, giacch’egli ne vuol dedurre che non esiste regola di condotta, esclusa la religione, solo canone dei doveri morali. E nel principio propriamente del capo 6 dice: ''L’uomo ha riconosciuto dovunque ed in qualunque tempo la distinzione essenziale del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto; e malgrado i vari errori nella estimazione degli atti liberi considerati come virtuosi o viziosi non v’ebbe mai alcun popolo che confondesse le nozioni opposte del delitto e della virtú.'' Siamo d’accordo. Cosí nel bello, tutti hanno la nozione della convenienza e nessuno ne ha il tipo. Ma stando cosí la cosa, le diverse opinioni non si possono chiamare errori, come voi fate; perché non esiste il tipo del buono morale; e perché non erra quell’etiope che crede la figura della sua nazione la piú perfetta e la sola bella nel genere umano.




{{ZbPensiero|357/1}}Alla p. {{ZbLink|161}}. I fasti della rivoluzione abbondano di altre prove di quello ch’io dico, e dimostrano qual fosse l’assunto dei riformatori. Si eressero altari alla Dea ragione: Condorcet nel piano di educazione presentato all’Assemblea legislativa ai 21 e 22 aprile 1792 proponeva l’abolizione e proscrizione anche della religion naturale, come irragionevole e contraria alla filosofia, e cosí di tutte le altre religioni. (''Essai sur l’indifférence en matière de religion'' ch. 5 presso alla fine, nota). Non parlo del{{SAL|442|4|Gimilzor}}<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|358}} nuovo calendario, della festa all’Essere Supremo di Robespierre ec. Insomma lo scopo non solo dei fanatici, ma dei sommi filosofi francesi o precursori o attori o in qualunque modo complici della rivoluzione, era precisamente di fare un popolo esattamente filosofo e ragionevole. Dove io non mi maraviglio e non li compiango principalmente per aver creduto alla chimera del potersi realizzare{{SAL|442|4|Gimilzor}}<section end=3 />
{{ZbPensiero|357/1}}Alla p. {{ZbLink|161}}. I fasti della rivoluzione abbondano di altre prove di quello ch’io dico, e dimostrano qual fosse l’assunto dei riformatori. Si eressero altari alla Dea ragione: Condorcet nel piano di educazione presentato all’Assemblea legislativa ai 21 e 22 aprile 1792 proponeva l’abolizione e proscrizione anche della religion naturale, come irragionevole e contraria alla filosofia, e cosí di tutte le altre religioni. (''Essai sur l’indifférence en matière de religion'' ch. 5 presso alla fine, nota). Non parlo del<section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|358}} nuovo calendario, della festa all’Essere Supremo di Robespierre ec. Insomma lo scopo non solo dei fanatici, ma dei sommi filosofi francesi o precursori o attori o in qualunque modo complici della rivoluzione, era precisamente di fare un popolo esattamente filosofo e ragionevole. Dove io non mi maraviglio e non li compiango principalmente per aver creduto alla chimera del potersi realizzare<section end=3 />