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la baldanza de’ conquistatori, mostravano una gran paura di essere sbalzati a terra, quando le ruote o si alzavano sugli enormi sassi, di cui sono sparse le tortuose, strette ed erte vie del paesello, o si sprofondavano nelle buche di pantano, da cui schizzava intorno la melma. I due monelli guardavano in giro, confusi di tanto chiasso, desiderosi d’una cosa soltanto, di saltar giù dal carro trionfale per unirsi a’ loro compagni e dimenarsi liberamente e gridare anch’essi: Viva, viva!
la baldanza de’ conquistatori, mostravano una gran paura di essere sbalzati a terra, quando le ruote o si alzavano sugli enormi sassi, di cui sono sparse le tortuose, strette ed erte vie del paesello, o si sprofondavano nelle buche di pantano, da cui schizzava intorno la melma. I due monelli guardavano in giro, confusi di tanto chiasso, desiderosi d’una cosa soltanto, di saltar giù dal carro trionfale per unirsi a’ loro compagni e dimenarsi liberamente e gridare anch’essi: Viva, viva!


La cagione della loro gran gloria era spiegata da Menico ad un vecchio, venditore ambulante di quegli enormi ombrelloni rossi e azzurri, i quali mettono nella malinconia del paesaggio, quando piove, una pennellata allegra. Il caso dunque era stato questo: i due ragazzi, nel principio della passata primavera, andavano a raccogliere sul monte della Malga, quello che manda la più lunga ombra nella Val della Castra, le radici di una certa erba medicinale. È uno dei piccoli guadagni dei montanari, i quali per un grosso peso di arnica, di genziana, di aconito, di lichene, o che so io, racimolati sulle roccie, alla cima dei dirupi, col rischio di rompersi il cranio nella voragine, pigliano qualche soldo. La neve al basso si andava squagliando, ma i due fanciulli, raspandola via via, senza pensare ad altro, salivano sempre più in un luogo che da otto mesi non vedeva anima nata. All’improvviso,
La cagione della loro gran gloria era spiegata da Menico ad un vecchio, venditore ambulante di quegli enormi ombrelloni rossi e azzurri, i quali mettono nella malinconia del paesaggio, quando piove, una pennellata allegra. Il caso dunque era stato questo: i due ragazzi, nel principio della passata primavera, andavano a raccogliere sul monte della Malga, quello che manda la più lunga ombra nella Val della Castra, le radici di una certa erba medicinale. È uno dei piccoli guadagni dei montanari, i quali per un grosso peso di arnica, di genziana, di aconito, di lichene, o che so io, racimolati sulle roccie, alla cima dei dirupi, col rischio di rompersi il cranio nella voragine, pigliano qualche soldo. La neve al basso si andava squagliando, ma i due fanciulli, raspandola via via, senza pensare ad altro, salivano sempre più in un luogo che da otto mesi non vedeva anima nata. {{Pt|All’improv-|}}