Pagina:Manzoni.djvu/87: differenze tra le versioni

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conferma pure il verso del Manzoni giovinetto:
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{{Blocco centrato}}<poem>Spregio, non odio mai.</poem>{{Fine blocco}}
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Per quale intima associazione d’idee non si potrebbe ora ben dire, il giovine Manzoni domanda quindi all’Imbonati, se sia vero quello che di lui si va dicendo, ch’egli abbia, cioè, disprezzato i poeti e le Muse. Ma l’Imbonati è pronto a soggiungere che gli furono venerandi e cari {{AutoreCitato|Vittorio Alfieri|Vittorio Alfieri}} e {{AutoreCitato|Giuseppe Parini|Giuseppe Parini}}, ma ch’egli disprezza, invece, i poeti triviali, arroganti, viziosi, di perduta fama, i quali fanno un vergognoso mercato di lodi e di strapazzi, e dai quali si attende una vecchiaia oscura e ignominiosa; e qui forse il Manzoni mirava ancora al cavaliere storiografo {{AutoreCitato|Vincenzo Monti|Vincenzo Monti}} od all’improvvisatore {{AutoreCitato|Francesco Gianni}} che viveva a Parigi, e metteva in verso i bollettini delle vittorie napoleoniche. La vecchiaia dell’Autore della {{TestoCitato|In morte di Ugo Bassville|''Bassvilliana''}} e della {{TestoCitato|In morte di Lorenzo Mascheroni|''Mascheroniana''}} fu, pur troppo, quale il Manzoni la pronosticava ai venali poeti, dai quali egli abborriva; al Gianni fu invece, dopo la caduta di Napoleone, conservata la sua lauta pensione. Udite, pertanto, le generose parole dell’Imbonati, il Manzoni prorompe egli stesso e conchiude stupendamente il Canto:
Per quale intima associazione d’idee non si potrebbe ora ben dire, il giovine Manzoni domanda quindi all’Imbonati, se sia vero quello che di lui si va dicendo, ch’egli abbia, cioè, disprezzato i poeti e le Muse. Ma l’Imbonati è pronto a soggiungere che gli furono venerandi e cari {{AutoreCitato|Vittorio Alfieri|Vittorio Alfieri}} e {{AutoreCitato|Giuseppe Parini|Giuseppe Parini}}, ma ch’egli disprezza, invece, i poeti triviali, arroganti, viziosi, di perduta fama, i quali fanno un vergognoso mercato di lodi e di strapazzi, e dai quali si attende una vecchiaia oscura e ignominiosa; e qui forse il Manzoni mirava ancora al cavaliere storiografo {{AutoreCitato|Vincenzo Monti|Vincenzo Monti}} od all’improvvisatore {{AutoreIgnoto|Francesco Gianni}} che viveva a Parigi, e metteva in verso i bollettini delle vittorie napoleoniche. La vecchiaia dell’Autore della {{TestoCitato|In morte di Ugo Bassville|''Bassvilliana''}} e della {{TestoCitato|In morte di Lorenzo Mascheroni|''Mascheroniana''}} fu, pur troppo, quale il Manzoni la pronosticava ai venali poeti, dai quali egli abborriva; al Gianni fu invece, dopo la caduta di Napoleone, conservata la sua lauta pensione. Udite, pertanto, le generose parole dell’Imbonati, il Manzoni prorompe egli stesso e conchiude stupendamente il Canto:
{{Blocco centrato}}<poem>Gioia il suo dir mi prese, e ''non ignota''<ref>Egli ricordava senza dubbio, in quel punto, il proprio già citato {{TestoCitato|I sermoni/Contro i poetastri|Sermone}} contro i cattivi poeti.</ref>
{{Blocco centrato}}<poem>Gioia il suo dir mi prese, e ''non ignota''<ref>Egli ricordava senza dubbio, in quel punto, il proprio già citato {{TestoCitato|I sermoni/Contro i poetastri|Sermone}} contro i cattivi poeti.</ref>
Bile destommi; e replicai: deh! vogli
Bile destommi; e replicai: deh! vogli