Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/170: differenze tra le versioni

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in ''D''. Ma se, all’incontro, porremo mente al camino che fa la forza da ''D'' in ''I'', mentre che il peso vien mosso da ''B'' in ''G'', cognosceremo parimente il viaggio ''DI'' esser quintuplo allo spazio ''BG'': in oltre, se piglieremo la distanza ''CL'' eguale alla distanza ''CB'', posta la medesima forza, che fu in ''D'', nel punto ''L'', e nel punto ''B'' la quinta parte solamente del peso che prima vi fu messo, non è alcun dubbio, che, divenuta la forza in ''L'' eguale a questo peso in ''B'', ed essendo eguali le distanze ''LC'', ''CB'', potrà la detta forza, mossa per lo spazio ''LM'', trasferire il peso a sé eguale per l’altro eguale intervallo ''BG''; e che reiterando cinque volte questa medesima azione, trasferirà tutte le parti del detto peso al medesimo termine ''G''. Ma il replicare lo spazio ''ML'' niente per certo è di più o di meno che il misurare una sol volta l’intervallo ''DI'', quintuplo di esso ''LM'': adunque il trasferire il peso da ''B'' in ''G'' non ricerca forza minore, o minor tempo, o più breve viaggio, se quella si ponga in ''D'', di quello che faccia di bisogno quando la medesima fosse applicata in ''L''. Ed insomma il commodo, che si acquista dal benefizio della lunghezza della lieva ''CD'' non è altro che il potere muovere tutto insieme quel corpo grave, il quale dalla medesima forza, dentro al medesimo tempo, con moto eguale, non saria, se non in pezzi, senza il benefizio del vette, potuto condursi.
<section begin=s1/>in ''D''. Ma se, all’incontro, porremo mente al camino che fa la forza da ''D'' in ''I'', mentre che il peso vien mosso da ''B'' in ''G'', cognosceremo parimente il viaggio ''DI'' esser quintuplo allo spazio ''BG'': in oltre, se piglieremo la distanza ''CL'' eguale alla distanza ''CB'', posta la medesima forza, che fu in ''D'', nel punto ''L'', e nel punto ''B'' la quinta parte solamente del peso che prima vi fu messo, non è alcun dubbio, che, divenuta la forza in ''L'' eguale a questo peso in ''B'', ed essendo eguali le distanze ''LC'', ''CB'', potrà la detta forza, mossa per lo spazio ''LM'', trasferire il peso a sé eguale per l’altro eguale intervallo ''BG''; e che reiterando cinque volte questa medesima azione, trasferirà tutte le parti del detto peso al medesimo termine ''G''. Ma il replicare lo spazio ''ML'' niente per certo è di più o di meno che il misurare una sol volta l’intervallo ''DI'', quintuplo di esso ''LM'': adunque il trasferire il peso da ''B'' in ''G'' non ricerca forza minore, o minor tempo, o più breve viaggio, se quella si ponga in ''D'', di quello che faccia di bisogno quando la medesima fosse applicata in ''L''. Ed insomma il commodo, che si acquista dal benefizio della lunghezza della lieva ''CD'' non è altro che il potere muovere tutto insieme quel corpo grave, il quale dalla medesima forza, dentro al medesimo tempo, con moto eguale, non saria, se non in pezzi, senza il benefizio del vette, potuto condursi.<section end=s1/>
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<section begin=s2/>Gli due strumenti, la natura dei quali siamo per dichiarare al presente, dependono immediatamente dalla lieva, anzi non sono altro che un vette perpetuo. Imperò che se intenderemo la lieva ''BAC''

[[Immagine:Mecaniche08.gif|center]]

sostenuta nel punto ''A'', ed il peso ''G'' pendente dal punto ''B'', essendo la forza posta in ''C'', è manifesto che, trasferendo la lieva nel sito ''DAE'', il peso ''G'' si alzerà secondo la distanza ''BD'', ma non molto più si potria seguitare di elevarlo: sì che volendo pure alzarlo ancora, saria necessario, fermandolo con qualch’altro sostegno in questo sito, rimettere la lieva nel<section end=s2/>