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statua sbozzata in creta, a cui un rozzo fattore dell'artefice copre, la testa con un umido panno. Cessata ogni luce, Don
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Abbondio lasciò la poveretta, la quale già per sé non avrebbe più potuto proseguire, e pratico com'era del luogo, trovò
GLI SPOSI PROMESSI - TOMO I
tosto a tentone <ref> una </ref> la porta della stanza vicina: v’entrò vi si chiuse, e continuò a gridare: «tradimento!<ref> tradimento! </ref> Perpetua! accorr’uomo, gente in casa! clandestino: tre anni di sospensione! una schioppettata! fuori di questa casa! fuori di questa casa! Perpetua! dov’è costei!» Nella stanza tutto era confusione: Fermo, inseguendo come poteva il curato, aveva trascinata con sé Lucia alla porta e bussava gridando: «apra apra, non faccia schiamazzo: apra, o la vedremo»; Toni curvo a terra, girava le mani sul pavimento per trovare la sua quitanza; e Gervaso spiritato gridava, e andava cercando la porta della scala per porsi in salvo.Don Abbondio, vedendo che il nimico non voleva sgomberare, si fece ad una finestra, che dava sul sagrato, a gridare ajuto.<ref> ''Variante'' accorr’uomo </ref>
statua sbozzata in creta, a cui un rozzo fattore dell'artefice

copre, la testa con un umido panno. Cessata ogni luce, Don
Batteva la più bella luna del mondo,<ref> e l'ombra della chiesa e </ref> e l’ombra della chiesa e del campanile si disegnava sulle erbe lucenti del sagrato: per quell’ombra veniva tranquillamente <ref> il sagrestano | il </ref> con un gran mazzo di chiavi <ref> in mano </ref> pendente alla mano il sagrista, il quale, dopo suonata l’avemaria, era rimasto a scopare la
Abbondio lasciò la poveretta, la quale già per sé non avrebbe
chiesa e a governare gli arredi dell’altare. « Lorenzo ! » gridò il curato,<ref> accorrere </ref> « accorrete, gente in casa ! ajuto. » Lorenzo si sbigottì. ma con quella rapidità d’ingegno che danno i casi urgenti, pensò tosto al modo di dare al curato più soccorso ch’egli non chiedeva, e di <ref> non porsi a rischio nello stesso </ref> farlo senza suo rischio. Corse indietro alla porta della chiesa, scelse nel mazzola grossissima chiave, aperse, entrò, andò difilato al campanile, prese la corda della più grossa campana, e tirò a martello.
più potuto proseguire, e pratico com'era del luogo, trovò
tosto.a tentone1 la porta della stanza vicina: v’entrò vi si
chiuse, e continuò a gridare: « tradimento !3 Perpetua! ac-
corr’uomo, gente in casa! clandestino: tre anni di sospen¬
sione! una schioppettata! fuori di questa casa! fuori di
questa casa! Perpetua! dov’è costei!» Nella stanza tutto
era confusione: Ferino, inseguendo come poteva il curato,
aveva trascinata con sé Lucia alla porta e bussava gri¬
dando: «apra apra, non faccia schiamazzo: apra, o la ve¬
dremo»; Toni curvo a terra, girava le mani sul pavimento
per trovare la sua quitanza; e Gervaso spiritato gridava, e
andava cercando la porta della scala per porsi in salvo.
Don Abbondio, vedendo che il nimico non voleva sgom¬
berare, si fece ad una finestra, che dava sul sagrato, a gri¬
dare ajuto.3
Batteva la più bella luna del mondo,1 e l’ombra della
chiesa e del campanile si disegnava sulle erbe lucenti del
sagrato: per quell’ombra veniva tranquillamente 5 con uff
gran mazzo di chiavi0 pendente alla mano il sagrista, il
quale, dopo suonata l’avemaria, era rimasto a scopare la
chiesa e a governare gli arredi dell’altare. « Lorenzo ! » gridò
il curato,1 « accorrete, gente in casa ! ajuto. » Lorenzo si sbi¬
gottì. ma con quella rapidità d’ingegno che danno i casi
urgenti, pensò tosto al modo di dare al curato più soccorso
ch’egli non chiedeva, e di * farlo senza suo rischio. Corse
indietro alla porta della chiesa, scelse nel mazzola grossis¬
sima chiave, aperse, entrò, andò difilato al campanile,
prese la corda della più grossa campana, e tirò a martello.
1 una — 5 tradimento! — Variante accorr’uomo — 1 e l'ombra
della chiesa e — •' il sagrestano | il — in mano — ~ accor¬
rere — 8 non porsi a rischio nello stesso
Capitolo Vili.
La fuga.*
— Ton,