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{{pt|costituisce|tuisce}} un delitto. Delitto era anche prima che fosse condannato. La legge non fa che riconoscerlo come tale. |
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Onde anche il dire che la confessione non fu «''mai un sacramento''» in sè è una sciocchezza, perchè i cristiani hanno sempre considerato sacramento un atto sensibile, pel quale si ottenga la grazia; e per loro esser perdonati i peccati e aver la grazia sono cose che vanno insieme. È poi anche una ''menzogna''. Perchè la confessione fu sempre ritenuta siccome una parte essenziale della ''penitenza'', ossia di uno di quelli che si chiamano, e sempre sono stati chiamati, i ''sette sacramenti''. Perchè troviamo che gli scrittori ecclesiastici (p. e. {{AutoreCitato|Alcuino di York|Alcuino}} e S. {{AutoreCitato|Pier Damiani}} citati sopra) la chiamano espressamente un sacramento. Perchè anche negli antichi ''Sacramentari'', ossia nei libri che contengono le orazioni e i riti per l’amministrazione dei sacramenti, c’è anche la parte, che si riferisce alla confessione. E io mi ricordo di averne letto uno di questi sacramentarj, nel tomo 138 della [[:la:Patrologia Latina|Patrologia]] del {{AutoreCitato|Jacques Paul Migne|Migne}}. In questo sono riportate tutte le orazioni da recitarsi dal penitente e dal confessore nel principio nel corso, nel fine della confessione: sono diffusissimamente suggerite al confessore le domande, che deve fare a chi si confessa, riguardanti i peccati tanto esterni quanto interni, il loro numero, la specie, le circostanze; sono indicati i consigli da dare, gli atti soddisfattorii da imporre, infine<ref>Vedi col. 987. del vol. citato.</ref> anche la ''formola dell’assoluzione''. |
Onde anche il dire che la confessione non fu «''mai un sacramento''» in sè è una sciocchezza, perchè i cristiani hanno sempre considerato sacramento un atto sensibile, pel quale si ottenga la grazia; e per loro esser perdonati i peccati e aver la grazia sono cose che vanno insieme. È poi anche una ''menzogna''. Perchè la confessione fu sempre ritenuta siccome una parte essenziale della ''penitenza'', ossia di uno di quelli che si chiamano, e sempre sono stati chiamati, i ''sette sacramenti''. Perchè troviamo che gli scrittori ecclesiastici (p. e. {{AutoreCitato|Alcuino di York|Alcuino}} e S. {{AutoreCitato|Pier Damiani|Pier Damiani}} citati sopra) la chiamano espressamente un sacramento. Perchè anche negli antichi ''Sacramentari'', ossia nei libri che contengono le orazioni e i riti per l’amministrazione dei sacramenti, c’è anche la parte, che si riferisce alla confessione. E io mi ricordo di averne letto uno di questi sacramentarj, nel tomo 138 della [[:la:Patrologia Latina|Patrologia]] del {{AutoreCitato|Jacques Paul Migne|Migne}}. In questo sono riportate tutte le orazioni da recitarsi dal penitente e dal confessore nel principio nel corso, nel fine della confessione: sono diffusissimamente suggerite al confessore le domande, che deve fare a chi si confessa, riguardanti i peccati tanto esterni quanto interni, il loro numero, la specie, le circostanze; sono indicati i consigli da dare, gli atti soddisfattorii da imporre, infine<ref>Vedi col. 987. del vol. citato.</ref> anche la ''formola dell’assoluzione''. |
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Anche la formola dell’assoluzione. E questo sacramentario, di cui parlo, è tratto da un codice anteriore al 1000, e sarà stato certamente copiato da un altro, Dio sa quanto, più antico. E il nostro articolista dice, senza la menoma titubanza, che non ci fu assoluzione fino al 1439! |
Anche la formola dell’assoluzione. E questo sacramentario, di cui parlo, è tratto da un codice anteriore al 1000, e sarà stato certamente copiato da un altro, Dio sa quanto, più antico. E il nostro articolista dice, senza la menoma titubanza, che non ci fu assoluzione fino al 1439! |