Da Quarto al Volturno/Marcia trionfale verso Napoli: differenze tra le versioni

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Ritrovo la mia brigata. Nulla, nulla! Il senso che dà questo sentirsi assorbito nella vita d’un gran corpo di giovinezza, d’amore e valore, non c’è nulla che lo possa dare! Li ho riveduti tutti! Catanzaro, Tiriolo, Soveria, Rogliano, Cosenza, la brigata Eber camminò per tutto quel tratto della Calabria, tenda il cielo, letto la terra, ma senza tirare una schioppettata. Mi descrive tutto Daniele Piccinini, il più bel capitano della brigata.<br />
A Cosenza si trovarono quasi tutti i Corpi delle nostre Divisioni, a un tempo, come se ci si fossero data la posta. Fu un pensiero di {{AutoreCitato|Nino Bixio|Bixio}}? Schierate sul terreno, dove sedici anni<br />
sono caddero fucilati i Bandiera, le Divisioni fecero una commemorazione eroica. Bixio incendiò l’aria così: «Soldati della rivoluzione italiana, soldati della rivoluzione europea; noi che non ci scopriamo se non dinanzi a Dio, ci inchiniamo alla tomba dei Bandiera che sono i nostri Santi!». - E le Divisioni ascoltavano mute il discorso breve, vibrato e tempestoso come il mare su cui Bixio visse mezza la vita. Dice Piccinini che se ad ognuno fosse stato detto: Vorresti essere uno di quei morti? ognuno avrebbe risposto che sì, che sì. Perché Bixio li fece passar vivi e trionfanti dinanzi a tutti, sì che la loro morte parve più bella delle nostre vittorie. Certo il martirio ha molto più di divino che il trionfo.<br />
E mentre la cerimonia si compiva nel Vallo di Crati, il Dittatore entrava in Napoli quasi solo, salutato dalle milizie lasciate qui da Francesco secondo; acclamato da un popolo che dev’essere parso quello di Gerusalemme il dì delle Palme. Cose da dar le vertigini, da far allungar la mano per pigliar la corona. Ma Garibaldi passò, sorrise, e alla Reggia non diede nemmeno uno sguardo.
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1° ottobre, 3 antimeridiane.
 
Che malinconia dopo il primo sussulto del cuore! Un galoppo, una Guida: Colonnello Bassini! Colonnello Cossovich! E poi le trombe. Come è rauca quella della guardia, e di malaugurio! Ma questa che si mette a suonar la sveglia nel nostro cortile, con trilli di allodola montanina, questa è di Viscovo, e sveglierebbe i morti. Egli sa mettere l’anima sua nel suo strumento, e quando l’ha imboccato, egli non c’è più, se ne va tutto in note. Pare che dica: Morire, morir così! Povero trovatello, raccolto da noi sulla gran via della patria, non so in qual punto della Sicilia, venne con quell’ombra di corpicciuolo a sedici anni; ma cosa, cosa venne cercando? Più che la morte no. Tale dove essere nel pensiero di {{AcAutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}} Miseno l’eolide, di cui niuno fu più potente a spingere colla tromba i prodi.