Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/77: differenze tra le versioni

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88. Ma in cotesti tempi tanto infelici, ne’ quali la Chiesa di Dio sembra irreparabilmente perire, Cristo suol ricordarsi della sua parola, si risveglia, e suscita qualche uomo straordinario, che con una immensa potenza morale, e certamente non umana, tutto affronta, a tutto resiste, e che a tutto riman superiore; rivendica la Chiesa, la ristora dalle sue perdite; e quasi direi rinvigorisce il regno dell’Eterno sopra la terra. Ognuno ha già compreso quale sia il mandato di Dio nel tempo di cui parliamo: ognuno s’accorge che noi abbiamo descritto [[:w:Papa Gregorio VII|Gregorio {{Sc|vii}}]].
88. Ma in cotesti tempi tanto infelici, ne’ quali la Chiesa di Dio sembra irreparabilmente perire, Cristo suol ricordarsi della sua parola, si risveglia, e suscita qualche uomo straordinario, che con una immensa potenza morale, e certamente non umana, tutto affronta, a tutto resiste, e che a tutto riman superiore; rivendica la Chiesa, la ristora dalle sue perdite; e quasi direi rinvigorisce il regno dell’Eterno sopra la terra. Ognuno ha già compreso quale sia il mandato di Dio nel tempo di cui parliamo: ognuno s’accorge che noi abbiamo descritto [[:w:Papa Gregorio VII|Gregorio {{Sc|vii}}]].


Quest’uomo per sempre memorabile ascese sulla Cattedra di Pietro l’anno 1073. Già al suo predecessore erano state portate le accuse non meno della dissolutezza sfrenata e della tirannide inaudita verso i cristiani suoi sudditi; che dello strazio che faceva della Chiesa [[:w:Enrico IV del Sacro Romano Impero|Enrico {{Sc|iv}}]]; ma [[:w:Papa Alessandro II|S. Alessandro {{Sc|ii}}]], prevenuto dalla morte, non avea potuto por la mano entro la piaga profonda e mortale del corpo di Cristo<ref>Avea nondimeno il santo Pontefice, prima di morire, l’anno 1073 citato Enrico a comparire a Roma per dare soddisfazione alla Chiesa de’ delitti di cui veniva accusato da’ Sassoni. Per il che Gregorio {{Sc|vii}} quando montò sulla sede Apostolica, trovò la causa già aperta dal suo predecessore, il quale avea spiegato sempre tutta l’energia in porre argine a’ mali traboccanti della Chiesa, a comprimere le elezioni simoniache e vendicarne la libertà. [[:w:Ottone di Frisinga|Ottone di Frisinga]] dice di questo grand’uomo, ''Ecclesiam jamdiu ancillatam in pristinam reduxit libertatem'' Lib. {{Sc|vi}}, c. 34.</ref>. Era riserbato dalla Previdenza all’umile monarca Ildebrando il durissimo ufficio di adoperare, dopo i dolci fomenti e lenitivi, altresì il ferro che con taglio ardito e maestro sanasse l’invecchiata cancrena<ref name="page35">Non sono mai senza interesse le parole de’ contemporanei. Però mi do cura di giustificar tutto ciò che dico, co’ loro testimoni, in una materia massime così alterata e confusa dagli storici di partito. Ecco come [[:w:Mariano Scoto|Mariano Scoto]] (''in Cronico'' ad an. 1075) racconta quest’avvenimento: «Egli non temette (parla dell’imperatore Enrico), per quanto fu in lui, d’insozzare e d’offuscare l’unica e diletta Sposa del Signore per mezzo de’ concubinari, cioè degli eretici, rendendo venali, ad esempio di Simone, gli spirituali ufficî della Chiesa, gratuiti doni detto Spirito Santo, con iniqui contratti e contrarî alla cattolica fede. Or de’ personaggi costituiti nella Chiesa a quel tempo, vedendo ed udendo queste ed altre simiglianti scelleratezze del re Enrico, nefande ed inaudite, zelando il zelo di Dio per la causa d’Israele come il Profeta Elia, gemendo</ref>. Questi avea ricusato il pontificato: accettato poi
Quest’uomo per sempre memorabile ascese sulla Cattedra di Pietro l’anno 1073. Già al suo predecessore erano state portate le accuse non meno della dissolutezza sfrenata e della tirannide inaudita verso i cristiani suoi sudditi; che dello strazio che faceva della Chiesa [[:w:Enrico IV del Sacro Romano Impero|Enrico {{Sc|iv}}]]; ma [[:w:Papa Alessandro II|S. Alessandro {{Sc|ii}}]], prevenuto dalla morte, non avea potuto por la mano entro la piaga profonda e mortale del corpo di Cristo<ref>Avea nondimeno il santo Pontefice, prima di morire, l’anno 1073 citato Enrico a comparire a Roma per dare soddisfazione alla Chiesa de’ delitti di cui veniva accusato da’ Sassoni. Per il che Gregorio {{Sc|vii}} quando montò sulla sede Apostolica, trovò la causa già aperta dal suo predecessore, il quale avea spiegato sempre tutta l’energia in porre argine a’ mali traboccanti della Chiesa, a comprimere le elezioni simoniache e vendicarne la libertà. [[:w:Ottone di Frisinga|Ottone di Frisinga]] dice di questo grand’uomo, ''Ecclesiam jamdiu ancillatam in pristinam reduxit libertatem'' Lib. {{Sc|vi}}, c. 34.</ref>. Era riserbato dalla Previdenza all’umile monarca Ildebrando il durissimo ufficio di adoperare, dopo i dolci fomenti e lenitivi, altresì il ferro che con taglio ardito e maestro sanasse l’invecchiata cancrena<ref name="page77">Non sono mai senza interesse le parole de’ contemporanei. Però mi do cura di giustificar tutto ciò che dico, co’ loro testimoni, in una materia massime così alterata e confusa dagli storici di partito. Ecco come [[:w:Mariano Scoto|Mariano Scoto]] (''in Cronico'' ad an. 1075) racconta quest’avvenimento: «Egli non temette (parla dell’imperatore Enrico), per quanto fu in lui, d’insozzare e d’offuscare l’unica e diletta Sposa del Signore per mezzo de’ concubinari, cioè degli eretici, rendendo venali, ad esempio di Simone, gli spirituali ufficî della Chiesa, gratuiti doni detto Spirito Santo, con iniqui contratti e contrarî alla cattolica fede. Or de’ personaggi costituiti nella Chiesa a quel tempo, vedendo ed udendo queste ed altre simiglianti scelleratezze del re Enrico, nefande ed inaudite, zelando il zelo di Dio per la causa d’Israele come il Profeta Elia, gemendo</ref>. Questi avea ricusato il pontificato: accettato poi