Teatro Historico di Velletri/Antichi Frammenti ritrovati in Velletri: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 146:
L'Anno passato vicino al Colle Ottone, dove come s'è detto, era la Villa d'Ottone Imperatore, Proprietà di Frà Girolamo Toruzzi Cavalier di Malta, vicina all'antica Strada Romana, e dalla Città un miglio, e poco più distante, fù ritrovata un Urna sepolcrale, delle più belle, et antiche memorie, che forse si possino vedere à tempi nostri. Perche per le cose ivi ritrovate si scuopre uno de' Sacrificij humani fatti dalla cieca Gentilità à falsi Dei. In tutte le parti del mondo, in ogni tempo, e da qualsivoglia Natione si sono fatti Sacrificij cruenti, et abhominevoli à Numi fallaci, à Demonij; e la Divina scrittura l'autentica, mentre per bocca del Salmista dice, ''Imolaverunt filios suos, et filias suas Dæmoniis''. Chi sia stato l'inventore di tanta crudeltà, io non hò potuto ritrovarlo prima di Fauno, ch'essendo Rè del Latio, istituì tali Sacrificij, e per dire meglio, Sacrilegij, in honore di Saturno suo Avo, così riferisce il Vives, ''Tum etiam ante Herculem, homo Saturno imolabatur, quod sacrum Faunus instituit Avo Suo Saturno''; lo disse ancora Lattantio, ''Ante Pompilium Faunus in Latio, qui et Saturno nefaria Sacra constituit, et Picum Pater inter Deos honoravit''. E perciò il Nauclero scrisse, ''Saturnus in Latio eodem genere Sacrificii cultus est humano sanguine''. E prima di loro lo scrisse Dionisio, dicendo, ''Fertur etiam Veteres Saturnum placare solitos humanis victimis''. Anzi narra, che tanta crudeltà fosse tolta via da Hercole, che non potendo sopportar Vittime cosi horrende, ordinò un'Altare nel Monte Saturnio, hoggi Capitolio, et in vece di Sacrificij humani, facesse preparare trenta Statue, ò Simulacri humani, chiamati Argei, e li facesse gettare nel Tevere, ''Herculem verò, ut aboleret hunc morem Sacrorum, et Aram fundasse in Colle Saturnio, etc. Simulacra hominum triginta numero de sacro Ponte mittunt in Tyberim fluvium, quæ Argeos nominant''. Pescennio Festo narra, che anco li Cartaginesi sacrificavano à Saturno vittime, ''Cartaginenses Saturno humanam hostiam solitos immolare''. Lo disse Dionisio pure, aggiungendo, che anco li Francesi, et alcun'altre Genti Occidentali facevano il medesimo, ''Sicut Cartaginenses, dum stetit eorum Urbs, et apud Gallos idem fit nunc quoquè, aliasq. Gentes Occidenti proximas''. Il Vives nel citato luogo racconta, che anco dà Popoli Latini si facevano à Giove Sacrificij essecrandi di Vittime humane, quali durarono sin'al tempo di Lattantio Firmiano, ''Iuppiter Latialis colebatur sanguine humano tempore Lactantii''. Il Vergilij scrive, che li Germani facevano gl'istessi Sacrificij à Mercurio, ''Germani itidem Mercurio certis diebus, humanis litare hostiis fas habebant''. E li Sanniti Popoli vicini l'istesso facevano ad Apolline, dice Sesto Pompeo; onde dovemo dire quello, che lasciò scritto Tertulliano, ''Sed enim Scitharum Dianam, aut Gallorum Mercurium, aut Afrorum Saturnum, hominum victima placari apud sæculum licuit''. Questi horrendi Sacrificij (oltre quello, che s'è detto d'Hercole) furono prohibiti, come à Teodoro Cirenense piace, da Tiberio Cesare, ò da Claudio Imperatore, dice Svetonio, e prima di loro dal nostro Augusto, ma però solamente de' Cittadini (e forse doppo il Sacrificio fatto de' Perugini) finalmente cessarono culti cosi crudeli al tempo d'Adriano imperatore.
 
Le caggioni per le quali si movevano quelli stolti à sacrificare carne humana, erano li flagelli di Peste, ch'oltre alle Guerre tormentavano le Città, ò le Nationi, cosi afferma Sesto Pompeo, Eusebio, et altri. Et il Sacrificio, ò Vittima esser doveva di Giovenetti principali, e trà figli, de' più cari, et amati, cosi riferisce Orosio, dicendo, ''Sed cum inter cætera mala etiam Peste laborarent, homicidiis pro remediis usi sunt, quippè homines, ut victimas imolabant, ætatemque impuberem, quæ etiam hostium misericordiam provocaret, aris admonebant''. Et Eusebio dice, ''Phœnices bellorum, aut pestilentiæ calamitatibus, amicissimos Saturno solebant imolare''. E se creder vogliamo al Vergilij, il Capo, et il Principe della Città, e della Natione offeriva, e sacrificava con le sue mani il più caro, et amato figlio, tanto scrive per parere di Filone Istorico, ''Priscis morem fuisse tradit, ut in magnis periculis Princeps dilectissimum ex liberis ulciscenti Dæmoni, quasi redemptionis præmium traderet, et sic traditum iugularet''.
Narra Sesto Pompeo, che Metio Prencipe de' Sanniti disse, d'haver veduto Apolline, che comandava, se le sue Genti volevano liberarsi dalla Peste, che dovessero fargli Sacrificij humani; e perche non intesero bene il detto del falso Nume, ch'era, ''Vt Ver Sacrum voverent'', cioè, ''quæqunquè Vere proximo nata essent''; benche facessero il voto, et osservassero la promessa, in capo dell'Anno ritornò la Peste, e fatto di nuovo ricorso al bugiardo Apolline, rispose, che ciò gl'era avvenuto, perche non havevano sacrificate Vittime humane, ''Rursus itaquè consultus Apollo, respondit non esse persolutum ab iis votum, quod homines imolati non essent''.
{{Sezione note}}