Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/120: differenze tra le versioni

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;Str.: Oime male cose, ò Nebule, ma giuste, per ciò che mi bisognava rendere i danari, et la robba ch’haveva tolto à credenza. Hor dunque ò figliuolo mio carissimo vien meco, per rovinare il scelerato Cherefonte et Socrate, che tè et mè hanno ingannato.
;Str.: Oime male cose, ò Nebule, ma giuste, per ciò che mi bisognava rendere i danari, et la robba ch’haveva tolto à credenza. Hor dunque ò figliuolo mio carissimo vien meco, per rovinare il scelerato Cherefonte et Socrate, che tè et mè hanno ingannato.
;Fid.: Mà non farei ingiuria à i maestri.
;Fid.: Mà non farei ingiuria à i maestri.
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;Str.: Non l’hà scacciato, ma io questo teneva per questo Dino, che è turbine. oime meschino, quando anchora te per un dio hò tenuto che sei un vaso.
;Str.: Non l’hà scacciato, ma io questo teneva per questo Dino, che è turbine. oime meschino, quando anchora te per un dio hò tenuto che sei un vaso.
;Fid.: Qui à te medesimo diventa pazzo, et ciancia.
;Fid.: Qui à te medesimo diventa pazzo, et ciancia.
;Str.:
;Str.: Oime, di che pazzia son mi impazzito, che hò scacciato anche i dei per causa di Socrate. ma ò caro Mercurio non t’accorocciar meco per modo niuno ne mi consumare, ma habi compassione di mè ch’hò fallito ne la garrulità, & siamo consultore, ò se spingo essi à la scrittura scrivendo, ò sia ciò che ti pare. giustamente tù ammonisci, non lasciando scrivere la pena, ma velocissimamente brusciare la casa d’i garruli. quà quà ò Xanthia piglia la scala, & esci fuora, & porta la zappa, & poi va su ne la scola, fin che gli getti adosso la casa,
<dl><dd>Oime, di che pazzia son mi impazzito, che hò scacciato anche i dei per causa di Socrate. ma ò caro Mercurio non t’accorocciar meco per modo niuno ne mi consumare, ma habi compassione di mè ch’hò fallito ne la garrulità, & siamo consultore, ò se spingo essi à la scrittura scrivendo, ò sia ciò che ti pare. giustamente tù ammonisci, non lasciando scrivere la pena, ma velocissimamente brusciare la casa d’i garruli. quà quà ò Xanthia piglia la scala, & esci fuora, & porta la zappa, & poi va su ne la scola, fin che gli getti adosso la casa,
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