Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/99: differenze tra le versioni
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<dl><dd>>Dirò adunque la disciplina antica, come era stata ordinata, qando io giuste cose dicendo fioriva, & la discretione era riputata. bisognava che niun udisse a voce di un putto che parlasse, bisognava andare per le strade bene ordinato, à la scuola di sonare quelli de la terra, nudi, adunatisi, anchora che molto smisuratamente nevasse: poi essercitava prima imparare il canto quelli che non tenevano strette le gambe, ò Minerva dissipatrice de le cità, grave: ò un qualche alto grido, distendendo l’harmonia, che gli hanno insegnato i magiori. Se alcuno poi d’essi havesse fatto aguati à l’altare, ò havesse istorto qualche tortuosità, si come quelli hora di Frine, queste difficilmente storte fraccano, battendone molte, quasi scanzelando il canto. i putti poi che in scuola sedevano gli bisognava mettere fuora la gamba, à ciò che à quelli ch’erano di fuori, niente mostrassino immansueto. poi di nuovo un’altra volta levandosi farsi netti & antivedere, non lasciare imagine à gli amatori de la pubertà. & niun putto s’ungea l’ombiligo di sopra via à l’hora, che à le parti pudendi, rosciata & lanugine come à i pomi fioriva. ne mescolando la molle voce, egli di sè medesimo essendo ruffiano, avanti à gli occhij à l’amatore andava. ne gli era licito cenando pigliare un capo di rafano, ne l’aneto d’i vecchij carpire, ne appio, ne mangiare quelle cose che si mangiano co’l pane, ne mangiar |
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