Pagina:Commemorazione di Paolo Ferrari.djvu/10: differenze tra le versioni
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cose che io piglio sul serio è il dovere che incombe ai vecchi di cogliere ogni occasione per gettare una onesta e calda parola nelle anime generose e gagliarde dei giovani. Questa fisima mi procacciò canzonature — me ne importa molto a me! — ma da Lei ho in mente che questa mia sarà accolta con gentilezza di sentimento di giovane....» |
cose che io piglio sul serio è il dovere che incombe ai vecchi di cogliere ogni occasione per gettare una onesta e calda parola nelle anime generose e gagliarde dei giovani. Questa fisima mi procacciò canzonature — me ne importa molto a me! — ma da Lei ho in mente che questa mia sarà accolta con gentilezza di sentimento di giovane....» |
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Ah, come il vecchio maestro lo possedeva, il linguaggio che va dei giovani al cuore! perchè la lettera era sua, di Paolo Ferrari, e chi la ebbe era colui che ha qui l’onore di parlarvi. Tre mesi dopo ci davamo del ''tu''. |
Ah, come il vecchio maestro lo possedeva, il linguaggio che va dei giovani al cuore! perchè la lettera era sua, di Paolo Ferrari, e chi la ebbe era colui che ha qui l’onore di parlarvi. Tre mesi dopo ci davamo del ''tu''. |
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Ma voi che qui mi ascoltate, incliti rappresentanti di Modena, raccogliente al bacio della madre le ossa dilette del suo figlio glorioso — e voi giovani di Modena, d’Italia che, di età prosternantesi alle glorie procellose, cumulatrici di ruine, v’inchinate alla gloria pacifica e serena che illumina la tomba di un poeta, voi perdonatemi se io chiesi a quel ricordo personale la ragione per cui suona la povera mia parola tra voi, nel giorno che Modena scioglie il pio debito materno. Poiché a quel ricordo, nella mia mente, si lega uno dei titoli maggiori onde il nome di Paolo Ferrari vivrà nel mondo dell’arte a cui dischiuse tanto spazio di cielo. Se, per impossibile, tutto intero il teatro di Paolo Ferrari perisse, come quello del principe della greca commedia perì, se{{SAL|10| |
Ma voi che qui mi ascoltate, incliti rappresentanti di Modena, raccogliente al bacio della madre le ossa dilette del suo figlio glorioso — e voi giovani di Modena, d’Italia che, di età prosternantesi alle glorie procellose, cumulatrici di ruine, v’inchinate alla gloria pacifica e serena che illumina la tomba di un poeta, voi perdonatemi se io chiesi a quel ricordo personale la ragione per cui suona la povera mia parola tra voi, nel giorno che Modena scioglie il pio debito materno. Poiché a quel ricordo, nella mia mente, si lega uno dei titoli maggiori onde il nome di Paolo Ferrari vivrà nel mondo dell’arte a cui dischiuse tanto spazio di cielo. Se, per impossibile, tutto intero il teatro di Paolo Ferrari perisse, come quello del principe della greca commedia perì, se{{SAL|10|4|Acul reip}} |