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rate — oh, premetti questo. Da per sé, poi, queste forze si esplicano, si svolgono latenti, e ti tendono una rete, un’insidia che tu non puoi scorgere, ma che alla fine t’avviluppa, ti stringe, e tu allora ti trovi preso, senza saperti spiegar come e perchè. È cosi! I piaceri d’un momento, i desiderii immediati ti s’impongono, è inutile! La natura stessa dell’uomo, tutti i tuoi sensi te li reclamano così spontaneamente e imperiosamente, che tu non puoi loro resistere; i danni, le sofferenze che possono derivarne non ti s’affacciano al pensiero con tal precisione, né la tua immaginativa può presentir questi danni, queste sofferenze, con tanta forza e tale chiarezza, che la tua inclinazione irresistibile a soddisfar quei desiderii, a prenderti quei piaceri ne è frenata. Se talvolta, buon Dio, neppure la coscienza dei mali immediati è ritegno che basti contro ai desiderii! Noi siamo deboli creature.... Gli ammaestramenti, tu dici, dell’esperienza altrui? Non servono a nulla. Ciascuno può pensare che la esperienza è frutto che nasce secondo la pianta che lo produce e il terreno in cui la pianta è germogliata; e se io mi credo, per esempio, rosajo nato a produr rose, perchè debbo avvelenarmi col frutto attossicato colto all’albero triste della vita altrui? No, no. — Noi siamo deboli creature.... — Non destino, dunque, né fatalità. Tu puoi sempre risalire alla causa de’ tuoi danni o delle tue fortune; spesso, magari, non la scorgi; ma non di meno la causa c’è: o tu o altri, o questa cosa o quella. E proprio così, Valdoggi; e senti: mia madre sostiene ch’io sono aberrato, ch’io non ragiono.... |
rate — oh, premetti questo. Da per sé, poi, queste forze si esplicano, si svolgono latenti, e ti tendono una rete, un’insidia che tu non puoi scorgere, ma che alla fine t’avviluppa, ti stringe, e tu allora ti trovi preso, senza saperti spiegar come e perchè. È cosi! I piaceri d’un momento, i desiderii immediati ti s’impongono, è inutile! La natura stessa dell’uomo, tutti i tuoi sensi te li reclamano così spontaneamente e imperiosamente, che tu non puoi loro resistere; i danni, le sofferenze che possono derivarne non ti s’affacciano al pensiero con tal precisione, né la tua immaginativa può presentir questi danni, queste sofferenze, con tanta forza e tale chiarezza, che la tua inclinazione irresistibile a soddisfar quei desiderii, a prenderti quei piaceri ne è frenata. Se talvolta, buon Dio, neppure la coscienza dei mali immediati è ritegno che basti contro ai desiderii! Noi siamo deboli creature.... Gli ammaestramenti, tu dici, dell’esperienza altrui? Non servono a nulla. Ciascuno può pensare che la esperienza è frutto che nasce secondo la pianta che lo produce e il terreno in cui la pianta è germogliata; e se io mi credo, per esempio, rosajo nato a produr rose, perchè debbo avvelenarmi col frutto attossicato colto all’albero triste della vita altrui? No, no. — Noi siamo deboli creature.... — Non destino, dunque, né fatalità. Tu puoi sempre risalire alla causa de’ tuoi danni o delle tue fortune; spesso, magari, non la scorgi; ma non di meno la causa c’è: o tu o altri, o questa cosa o quella. E proprio così, Valdoggi; e senti: mia madre sostiene ch’io sono aberrato, ch’io non ragiono.... |
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— Ragioni troppo, mi pare.... — affermò il Valdoggi, già mezzo intontito. |
— Ragioni troppo, mi pare.... — affermò il Valdoggi, già mezzo intontito. |