Sonetti romaneschi (1998)/La messa in copia

La messa in copia

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La Tirnità de Pellegrini Er zantissimo de Monte-Ccavallo

 
     Nun è pprete er zor Conte, sora Checca,
ma vvistito in pianeta a la pretina,
sta a l’artàre in cappella oggni matina
un’ora a ccelebbrà la messa secca. 1
              5
     E bbisoggna sentí ccome s’imbecca
queli ssciroppi de lingua latina:
e bbisoggna vedé ccome s’aîna 2
cor caliscetto, e ccome se lo lecca!
              
     Pe ccirimonie poi e ppe ssegrete
10manco er decane3 der Zagro Colleggio
faría mejjo de lui la sscimmia a un prete.
              
     Ma nun conzagra! Eh nnun è cquesto er peggio,
perché in ner cunzumà,4 sposa,5 vedete,
che ar meno nun commette un zagrileggio.


31 marzo 1836


Note

  1. «Messa secca» dicesi quella messa celebrata da alcuni divoti per imitazione.
  2. Si affaccenda.
  3. Il decano, il Cardinal decano.
  4. Nel consumare.
  5. «Sposa» deve pronunziarsi colla o chiusa.