Segno di vita
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XXXV
Poesia, ampie ore, iter indietro
dalle ferite non proprio mortali,
nerità di presagi: un uomo, pietro,
che non farà mistero dei suoi mali:
il bambino che è stato abbandonato,
l’adolescente cui scoppia la piena
delle attese, e si teme, carezzato
dalle sue mani, e singhiozza la vena:
poesia, ore dilatate, arsura
o fantasia di strazianti bevute,
pèrdita di destino, la paura
di svegliarsi a ferite sconosciute.
XXXIX
Vendo lunarie primole e solstizie,
cannìbule di stinco e rigulizie,
ossueri e femoralie, chi ne vuole
prego presenti moduli vigenti,
vendo chiassette e bolle di sampone
stìmmate orifiaccole e sanguazzo,
carcioma per le vergini e paonazzo
per i bevoti, liste di isolotti
mazzi di strade, odori di vestaglia
bicchieri di strafotti, urne di paglia
miele di galeoni, armi da notte
fiammigeri di stoppa, larve blu
cranchi strambicchi, giàvoli assolutti
trispoli squote flochi salpasù,
sotto a chi tocca, vendo tutto a tutti.