Saper vivere/Per voi, care fanciulle/I. Per la convenienza
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I. Per la convenienza
Nel codinismo che ogni dì più cresce, nel mio spinto, io non posso non rimpiangere la folla di giovanette e di donne che si spostano, sempre più trascinate da una inquietudine invincibile, che non viene da agenti esterni, ma dalla loro stessa condizione femminile e che, quindi, non troverà mai riparo. Uno dei principali spostamenti e il più seducente, senza dubbio, non è forse, il tentare studii del tutto maschili superiori alla media della intelligenza femminile, l’intraprendere fatiche mentali troppo forti e troppo alte, il mettersi per vie scabre, che sono piene di triboli e che dopo aver sacrificato gli anni giovanili e la salute e la gaiezza delle giovanette, non conducono a nessuna meta sicura e onorevole? Forse che tante giovani, oramai, non frequentano ginniasi e licei e università, mescolati agli uomini? E che serve predicar loro, che questa scienza mal appresa, mal digerita, ha sottili fonti di veleno, nelle vene muliebri? E non è, anche, doloroso dover predicare l’ignoranza, per salvare qualche anima dai turbamenti, che il cosidetto feminismo impone loro? Triste: ma inevitabile. Almeno qualche rimedio vi ponga, nella forma, se non nella sostanza: che queste assetate di scienza, almeno, non debbano anche immolare una parte del loro riserbo, studiando fra i giovanotti, non sempre rispettosi e non sempre onesti. La Germania, dove la gioventù maschile è così austera e la gioventù femminile così semplice e seria, ha già provveduto a questo, fondando dei ginnasi feminili, dei licei feminili, per tutte coloro il cui spirito agitato e malcontento domanda alla scienza un pane dell’anima e del corpo, che, spesso, la scienza non può dare: e se, fra noi, troppo ci vorrebbe, troppo costerebbe, troppo sarebbe difficile, di fondare molti di questi ginnasi e di questi licei, almeno che i ginnasi maschili abbiano, fra le tante sezioni una sezione tutta feminile, quando se ne sente il bisogno: una sezione feminile in cui le studentesse siano sole, non unite a studenti, non esposti a dileggi e a tentazioni. Imparino il latino e il greco, le giovanette, se sperano che giovi alla loro felicità: ma che quando si giunga a un passo scabroso della letteratura italiana, latina, greca, siano sole col professore e non in una folla di studenti, che se la ridono, mentre esse arrossiscono!